giovedì, 28 Marzo 2024
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Compro oro: come non farsi truffare, i consigli e la normativa

Qual è il limite di pagamento in contanti? Quanto "durano" i registri dei clienti? Come funziona la valutazione? I dubbi più comuni sui compro oro, per evitare brutte sorprese

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Non è tutto oro quel che luccica. Il proverbio calza a pennello, soprattutto se si vuole vendere il metallo usato che abbiamo in casa a un compro oro: sono proprio i negozi più affidabili a spiegare come non farsi truffare da malintenzionati che agiscono fuori dalle regole della normativa fiscale e anti-riciclaggio e che promettono facili pagamenti in contanti. Ci sono infatti delle direttive ben precise a cui deve sottostare il settore. Abbiamo chiesto aiuto a uno dei principali compro oro di Firenze, “Lira”, un’impresa familiare specializzata nel recupero dei preziosi dal 1946 con un negozio in Oltrarno (via San Francesco di Paola 10/A): ecco i consigli e le regole d’oro da seguire.

Cosa fare prima di vendere l’oro usato: pesarlo con una bilancia (senza le pietre preziose)

Catenine, orecchini, anelli e via dicendo: l’oro usato, che intendiamo vendere per ricavare qualche soldo, va pesato a casa, anche su una normale bilancia digitale da cucina. Le strumentazioni professionali sono più precise, tuttavia questa operazione preliminare consente di avere un’idea di massima del peso dei preziosi, per evitare di farsi truffare durante la valutazione da attività poco oneste. Attenzione però: la pesatura va fatta al netto di eventuali pietre preziose.

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Molti compro oro non acquistano le gemme, solo il metallo. “Noi ad esempio consigliamo di smontare le pietre prima di recarsi in negozio, in modo tale che il cliente possa controllare a casa il peso dell’oggetto – spiega Angela Fattori del compro oro Lira di Firenze – le bilance domestiche possono essere tarate male rispetto a quelle usate da noi professionisti, ma il peso varia solo di qualche grammo”.

Come non farsi truffare: i consigli su come riconoscere compro oro autorizzati

Un compro oro autorizzato, secondo la normativa italiana in vigore anche nel 2021, deve essere iscritto all’OAM, l’organismo degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi, in uno specifico registro. L’elenco si può consultare online sul sito degli Agenti e mediatori. Se il negozio non risulta in questa lista, non può comprare oggetti preziosi di seconda mano, come l’oro usato. Inoltre ci sono altri enti che garantiscono delle ulteriori certificazioni, facoltative, ma che sono un buon indizio dell’affidabilità di un’attività. Tra queste il Responsible Jewellery Council, di cui Lira Firenze fa parte da quest’anno. Si tratta di un’organizzazione internazionale che promuove pratiche responsabili nella filiera dell’oro e dei preziosi.

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Come funziona la valutazione dei compro oro: quotazione e carati

“La valutazione deve essere trasparente – avverte Angela Fattori – i metalli preziosi vanno messi su una bilancia, con il display ben visibile al cliente, per far verificare il peso in grammi”. È buona prassi, per evitare cattive sorprese, controllare online la quotazione dell’oro sui mercati internazionali nel giorno in cui si va a vendere i preziosi, tenendo in considerazione che poi il compro oro avrà un margine di ricavo. Nel calcolo hanno “un peso” i carati, perché la quotazione si riferisce all’oro puro (24 carati): i gioielli non arrivano mai a questo grado di purezza, visto che per consentire la loro lavorazione artigianale vengono aggiunte altre leghe. I monili comuni in genere sono a 18 carati, ossia 18 parti di oro su 24 (in gergo 750 millesimi: il 75% è oro puro).

Un errore comune è confrontare direttamente il prezzo che abbiamo sborsato per acquistare i preziosi e quanto si guadagna vendendoli dal compro oro. Una parte della cifra pagata nelle gioiellerie per comprare anelli, spille o pendagli è rappresentata dal costo della manodopera dell’artigiano che lo ha creato. Il compro oro valuta soltanto la quantità di materiale prezioso e non la fattura artistica dell’oggetto.

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Compro oro, come non farsi truffare: limite al pagamento in contanti, cosa dice la normativa

Dopo il lockdown si è assistito a un boom delle vendite di oro usato, diffidate però da chi promette facili guadagni in moneta frusciante. Nel 2021 la normativa anti-riciclaggio per i compro oro non è cambiata: il limite di pagamento in contante è di 500 euro al massimo, oltre questa cifra devono essere usati strumenti tracciabili, come un bonifico bancario o un assegno. Deve inoltre essere emessa una ricevuta, un “foglietto” che è una garanzia per il consumatore.

“Queste sono le regole a cui devono attenersi tutti i compro oro autorizzati – ribadisce Angela Fattori di Lira – bisogna assolutamente evitare chi propone pagamenti immediati in contante per cifre superiori ai 500 euro. Noi stessi preferiamo pagare con bonifico o assegno anche sotto questa somma, per assicurare una maggiore tracciabilità”.

Quanto durano i registri dei compro oro?

Spesso si cercano delle vie più veloci, che possono risultare molto pericolose. Non si può infatti vendere oggetti preziosi a un compro oro senza mostrare la carta di identità e il codice fiscale: secondo la normativa anti-riciclaggio questo tipo di cessioni devono essere tracciate e gli esercenti sono obbligati a predisporre una scheda con i dati del cliente e la descrizione dell’oggetto che viene venduto. Quanto durano questi registri dei compro oro? 10 anni, perché restano a disposizione nel caso di controlli o indagini. In poche parole, se vendo oro, le forze dell’ordine possono sempre risalire al ritroso fino al mio nome. I principali consigli per non farsi truffare sono ben riassunti sul sito del copro oro Lira di Firenze: qui si trovano le regole da seguire.

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