La verdura? Cresce sul balcone di casa
Palettina e rastrello al posto di vanga e zappa. Qualche vaso di medie dimensioni, ottimi quelli in terracotta, l’indispensabile concime, meglio se biologico, e il gioco è fatto. C’è tutto il necessario per trasformare pochi metri quadri di terrazzo in un “campo” a misura di condominio, dove far crescere verdura fresca da portare in tavola. Si parte da una spesa iniziale di poche decine di euro, mentre il risparmio sugli acquisti alimentari, dice chi si è già scoperto “agricoltore di città”, è garantito. E poi c’è la soddisfazione di aver visto crescere con i propri occhi quello che va a finire nel piatto. Piante aromatiche, ma anche pomodori, zucchine, lattuga, addirittura le melanzane: fuori dalle finestre può crescere più di quanto si creda, è sufficiente avere una buona illuminazione e seguire qualche consiglio. Con l’avvicinarsi della bella stagione, il fenomeno dell’orto sul balcone torna a impazzare anche a Firenze. Sia una moda che ricalca l’orto urbano di Michelle Obama alla Casa Bianca, una scelta obbligata per alleggerire il carrello della spesa o una decisione per controllare da vicino ciò che va a finire in tavola, fatto sta che negli ultimi tempi sono aumentati i fiorentini con il pollice verde. Lo sanno bene i negozi specializzati. “Alla fine della scorsa estate, ultimo periodo da sfruttare per le coltivazioni domestiche, tantissimi clienti chiedevano informazioni su come creare un orto sul terrazzo – racconta Simone Tofani, responsabile dell’area tecnica della Cooperativa di Legnaia – e ora con l’arrivo della primavera ci aspettiamo un nuovo boom”. Il momento migliore per iniziare è a fine marzo, in modo da evitare ritorni di freddo, con piante aromatiche (salvia, rosmarino ed erba cipollina), fragole, ravanelli e rucola. Ad aprile è la volta di basilico, peperoncini, zucchine, lattuga, melanzane e pomodori. “I vasi devono avere una grandezza adeguata – avverte Tofani – bisogna tener presente che contengono una quantità limitata di terra, quindi le piante vanno aiutate con sostanze nutritive, usando concimi da sciogliere in acqua, chimici o biologici”. Non bisogna essere necessariamente degli esperti. “La spesa iniziale si aggira intorno ai 25 euro – prosegue – la tecnica è abbastanza semplice e poi, in caso di dubbio, ci si può rivolgere ai negozi specializzati”. Una mano, sebbene a pagamento, può arrivare da Coldiretti: l’associazione degli agricoltori mette a disposizione personal trainer della zappa, tutor che forniscono a domicilio le loro consulenze tecniche. Intanto anche Slow Food Firenze ha in cantiere progetti in materia, mentre l’associazione “Fierucola” propone brevi incontri sulla costruzione di orti familiari durante gli eventi dedicati ad agricoltura e artigianato nello spazio Sam, al vecchio Conventino di via Giano Della Bella (10 marzo, 14 aprile e 12 maggio). La Bibliotecanova dell’Isolotto, infine, ha una sezione dedicata ai libri per coltivare in modo bio, oltre a vantare un suo “bibliorto” curato da un gruppo di volontari sui terrazzamenti dell’edificio.
Orti sociali, è boom: il ritorno alla terra di giovani e over 60
Un buon motivo per uscire di casa, ritrovarsi all’aria aperta e fare quattro chiacchiere per molti anziani. Un’occasione per lasciare l’aula e “sporcarsi le mani” per i ragazzi. Stiamo parlando degli orti sociali, quelle aree di proprietà comunale che fanno parte a tutti gli effetti del verde pubblico e che vengono affidate per (più o meno brevi) periodi di tempo ai residenti over 60 o, più recentemente, anche ad alunni e classi di alcune scuole. A Firenze vengono gestiti dai singoli Quartieri e, nei primi mesi del 2013, le aree sono state riassegnate sia nel quartiere 1, per i lotti disponibili in via Jahier nella zona delle Cure, sia nel quartiere 4, uno dei più ricchi di spazi con 72 orti a San Lorenzo Greve, 34 a San Bartolo a Cintoia e ben 275 all’Argingrosso (divisi in due lotti di 120 e 155 unità), per un totale complessivo di 381 appezzamenti. Vero e proprio fiore all’occhiello della zona, gli orti del Q4 sono dotati di tutta una serie di servizi di supporto per chi ci lavora, come impianti d’irrigazione, armadietti personali, pompe e pozzi artesiani, e proprio qui si è registrata una delle prime “incursioni” di giovani nel mondo degli orti sociali. Nel 2012, infatti, un orto è stato affidato per la completa gestione a quattro studenti dell’Istituto di Agraria. Ma fra i progetti già avviati con successo nel quartiere dell’Isolotto rientra anche il Bibliorto che, come suggerisce il nome, si propone di mixare attività agricola e formazione in biblioteca. Si tratta infatti della coltivazione di cavoli, insalata, melanzane e molte altre verdure, rigorosamente di stagione, sulla terrazza al secondo piano della BiblioteCanova dell’Isolotto. L’orto, come tutti quelli sociali, è rigorosamente biologico e viene coltivato grazie all’impegno di alcuni volontari con la passione, da molti riscoperta proprio grazie a questa opportunità, per la terra. I “bibliortolani”, come amano definirsi, sono già ben organizzati e puntano a “colonizzare” tutta la terrazza e una parte del giardino sottostante, accanto alla biblioteca. Ma gli orti sociali spopolano anche alle Piagge, dove a novembre scorso, grazie al contributo di Publiacqua, gli orti di via Piemenonte sono stati dotati di diciotto bauli di plastica per contenere le attrezzature e di sette ombrelloni. Del resto, quella dell’orto sociale è anche una scelta al passo con i tempi, che – tra l’altro – aiuta molti pensionati ad arrivare alla fine del mese, considerando soprattutto l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Proprio i vegetali, infatti, stanno registrando un incremento non indifferente dei costi. Spostandosi poi a livello internazionale, oltre al risparmio, gli altri quattro buoni motivi per coltivare un orto in città, secondo il progetto “One Planet Food” del Wwf (www. oneplanetfood.info), sono: diminuire il tasso di cemento in città, stare meno al chiuso e più all’aria aperta, risparmiare Co2 e sostenere la biodiversità.