lunedì, 19 Maggio 2025
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La famiglia Della Valle tra i ”Paperoni” del mondo

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ll nostro patron è uno dei più ricchi del mondo. La Fiorentina se si considera la famiglia Della Valle ha come proprietari non dei ricchi ma dei ‘paperoni’. Molti fiorentini tifosi della ‘viola’ si aspetteranno un po’ d’investimenti per far più bella la loro amata. Naturalmente anche il cambio al vertice non sarebbe certo auspicabile. 

SOLUZIONI ESTERE?!. Piste ‘straniere’ sono, infatti, molto pericolose e poco affidabili. Le due le new-entry italianissime si posizionano così nel mondo: nei primi 1000. Quale migliore soluzione di loro?! Diego, patron della Tod’s e maggiore azionista di Saks, è alla 938 ma posizione, mentre Andrea alla 993ma. La classifica è fonte Forbes.

 

1 – Michele Ferrero (32) 18 miliardi di dollari
2 – Leonardo Del Vecchio (71) 11,0 miliardi di dollari
3 – Silvio Berlusconi (118) 7,8 miliardi di dollari
4 – Giorgio Armani (136) 7,0 miliardi di dollari
5 – Carlo Benetton, Gilberto Benetton, Giuliana Benetton, Luciano Benetton (488) 2,4 miliardi di dollari
6 – Mario Moretti Polegato (512) 2,3 miliardi di dollari
7 – Francesco Gaetano Caltagirone, Ennio Doris (833) 1,5 miliardi di dollari
8 – Stefano Pessina (879) 1,4 miliardi di dollari
9 – Diego Della Valle (938) 1,3 miliardi di dollari
10 – Andrea Della Valle (993) 1,2 miliardi di dollari

Pagine di storia in mostra a Borgo

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Pagine di storia, pagine che hanno fatto la storia d’Italia alla biblioteca comunale di Borgo San Lorenzo. C’è perfino la prima pagina originale del quotidiano politico e letterario “La Patria” di Firenze del 3 gennaio 1848 nella piccola mostra allestita nella loggetta al piano terra in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

RARITA’. Un cimelio, una rarità come lo sono pure i 14 volumi d’epoca, custoditi nel Fondo Alpigini, che sono stati esposti insieme, e tra questi spiccano “I martiri per l’indipendenza d’Italia. Storia degli sconvolgimenti italiani” pubblicato nel 1862 e “Vita e memorie di Felice Orsini” stampato nel 1864, “Vita di Giuseppe Garibaldi” del 1892 o ancora “Il discorso di Giosuè Carducci per la morte di Giuseppe Garibaldi” del 1911.

LA MOSTRA. E certamente raro è anche l’opuscolo di Giuseppe Stocchi che tratta di un episodio dell’epopea garibaldina che riguarda da vicino il Mugello, ossia quando nell’agosto del 1849 Garibaldi, in fuga dopo la caduta della Repubblica Romana, passò dalle terre mugellane per raggiungere la Maremma. La mostra è visitabile tutti i giorni in orario d’apertura della biblioteca comunale, dalle 9 alle 19.

Città ciclabile? C’è ancora da pedalare

Meno traffico e rumore, più aria pulita: sono le caratteristiche di una città a misura di bici. Ma pedalare a Firenze non è così semplice. Il polso della situazione è dato dal numero di piste ciclabili, ancora inadeguato per una città che, grazie alla sua morfologia, si presterebbe bene a essere percorsa senza “motore”.

PISTE. Le corsie loro dedicate sono un’infrastruttura fondamentale per incoraggiare l’uso delle bici, poiché aumentano la sicurezza del ciclista. Firenze – si sa – non possiede una vera e propria rete integrata di piste ciclabili, in quanto i vari percorsi in rosso sono spesso sconnessi tra di loro, costringendo i ciclisti a tratti “misti”. Per rendere la bicicletta un mezzo di trasporto urbano “competitivo” – sostiene chi la utilizza – è necessaria una rete ciclabile efficiente, che faccia sistema con i nodi del trasporto pubblico urbano. Ma a Firenze non sembra essere così: la stazione di Rifredi, ad esempio, è totalmente scollegata, mentre da Santa Maria Novella è possibile raggiungere, tramite la rampa in fondo al binario 16, soltanto la pista della Fortezza, mentre per il centro-Duomo non ci sono collegamenti diretti.

BUCHE E PARCHEGGI. Un tema “storico” della viabilità fiorentina, che riguarda anche (e soprattutto?) i ciclisti, è poi quello delle buche. Chi è costretto a pedalare nel traffico per l’assenza delle piste ciclabili è troppo impegnato a tenere d’occhio le automobili per riuscire a prestare attenzione anche alle buche, che talvolta sono di dimensioni tali da compromettere l’equilibrio. Ma anche quando il ciclista arriva a destinazione non terminano le difficoltà: trovare un posto nelle rastrelliere è, in alcune zone, più arduo che parcheggiare l’auto, a causa di un numero troppo spesso insufficiente di posti bici, o per colpa dei mezzi abbandonati nelle rastrelliere. In questi casi il ciclista non ha altra scelta che trovare un parcheggio di fortuna, lasciando il mezzo legato a un palo, a un’inferriata o appoggiato a un muro. Le bici parcheggiate al di fuori delle rastrelliere, però, a volte trasformano i marciapiedi in un percorso a ostacoli, creando problemi specialmente per gli anziani e i disabili, che spesso sono costretti a chiedere l’intervento dei vigili per la rimozione dei mezzi che intralciano il passaggio. Il paradosso, si lamenta il popolo dei pedali, è proprio questo: un mezzo che rappresenterebbe una risorsa per la comunità si può trasformare persino in un problema.

SEGNALI. Dal Comune di Firenze arriva comunque qualche segnale incoraggiante: la giunta ha recentemente stanziato oltre mezzo milione di euro per le piste ciclabili. In particolare, 450mila euro sono destinati alla manutenzione dei tratti di piste in cattive condizioni, al ripristino della segnaletica e alla messa in sicurezza degli attraversamenti ciclopedonali. Altri 100mila serviranno al completamento della pista che va dal Saschall fino al molino di Sant’Andrea a Rovezzano. Qualcosa sembra muoversi, dunque, e chissà che per il 2013, quando Firenze ospiterà i mondiali di ciclismo, la città non avrà finalmente attivato il servizio di bike-sharing, che renderà il capoluogo toscano più simile alle altre 100 città europee che hanno già adottato (con successo) questo sistema.

 

L’IMPRESA/1
Ventisei giorni (e oltre duemila chilometri) per riabbracciare Siviglia

José Carlos Muñoz Pérez, 31enne fiorentino di origine iberica, lo scorso ottobre ha deciso di tornare a fare visita alla sua città natale, Siviglia. In bicicletta. Per raggiungerla ha pedalato per 26 giorni, percorrendo 2.441 chilometri, assieme all’amico Daniel Gencarelli, che lo ha accompagnato nell’impresa.
Com’è nata l’idea del viaggio?
Ho voluto unire le due città più importanti della mia vita attraverso la passione per la bicicletta. Siviglia è la città dove sono nato, mentre a Firenze sono arrivato per amore, e da subito mi sono innamorato anche della città. Ho deciso di fare questo viaggio in bicicletta perché credo nel trasporto sostenibile e adoro lo spirito di avventura.
Ci sono stati momenti difficili?
Attraversando le Alpi e i Pirenei abbiamo affrontato salite durissime. Altri momenti difficili li abbiamo vissuti in Spagna, nella pianura dell’Ebro: abbiamo pedalato una giornata intera con un fortissimo vento contrario che quasi ci fermava. Il tempo non passava mai, credevamo di impazzire!
Cosa ti ha insegnato questa avventura?
Dopo un viaggio in bicicletta di oltre 2.400 chilometri capisci che per gli spostamenti quotidiani in città non c’è nessun bisogno del motore! Per i brevi tragitti la bici è il mezzo più ecologico e salutare che esista.
Firenze è a misura di ciclista?
È una città che ha grandi potenzialità perché è in pianura, ma ci sono ancora tante cose da fare. Bisogna aumentare le piste ciclabili e collegare tra loro quelle esistenti. Sarebbe poi utilissimo attivare il servizio di bike-sharing, come stanno facendo numerose città europee. E poi, ovviamente, riparare le buche!
Concludendo, perché conviene andare in bici?
Chi usa la bicicletta fa del bene all’ambiente, a se stesso e anche al portafoglio. La bici è il veicolo anti-crisi!

 

L’IMPRESA/2
E c’è chi cerca volontari per una staffetta di pace in Nepal

“A.A.A. ciclonauti per biciclettata in Nepal cercasi”. Il sestese Marco Banchelli lancia una nuova e particolarissima proposta: entrare a far parte di una vera e propria staffetta ciclistica che, nei giorni della prossima Pasqua (il programma completo sarà visionabile prossimamente sul sito www.marcobanchelli.com), vedrà pedalare insieme “italiani” e “nepalesi” attraverso strade e panorami del Nepal più autentico di ieri e di oggi, per portare in quelle terre un grande messaggio di unione tra popoli e genti. “Non sono richieste particolari doti di allenamento e resistenza, ma solo una buona adattabilità e spirito di avventura – precisa Banchelli – gli interessati sono invitati a mettersi in contatto con il nostro team, in quanto i posti a disposizione non sono moltissimi”. Al progetto potranno aderire anche eventuali “non ciclisti”, in veste di accompagnatori ufficiali, visto che l’itinerario si svilupperà su strade asfaltate e avrà mezzi di assistenza e supporto al seguito. “Come in tutte le proposte del nostro modo di viaggiare preparato, consapevole e solidale – racconta Marco – sono previste visite a scuole induiste e buddiste, oltre che cattoliche. Incontreremo i profughi tibetani e i bisognosi dei centri di accoglienza e assistenza, per rendere ancora più completa e particolare questa esperienza”. Marco Banchelli sente in sé la fantastica sensazione di aver unito e di unire le città, le montagne, le genti “con le gocce del mio sudore e con l’invisibile ma incancellabile segno delle ruote della mia bicicletta”. Dagli Stati Uniti al Kenya, dall’Argentina al Cile passando per le Ande, e ancora Australia, Palestina e Israele, non c’è (quasi) luogo al mondo in cui Marco Banchelli non sia stato a portare il suo messaggio di pace. A lui il merito di aver creato anche il progetto “Dentisti per caso in Nepal” insieme alla moglie odontoiatra, Maria Teresa Tosto. Si tratta di un supporto medico volontario che offre da un lato un aiuto immediato e concreto alle popolazioni locali, e dall’altro una serie di competenze a medici e operatori sanitari da usare nel lungo periodo.

COSA NE PENSI? Manda opinioni, esperienze o proposte a redazione@ilreporter.it

Benvenuti a ”Transennopoli”

Strisce bianche e rosse perfettamente integrate con il paesaggio urbano, intere legioni di ferro a difesa di monumenti pericolanti o di ignari pedoni che rischiano di cadere nella buca. Benvenuti a Transennopoli, il vostro viaggio comincia allo Stadio e finisce in piazza della Libertà, lungo tutto il tragitto sarà possibile ammirare alcune delle più longeve installazioni post-moderne, altresì chiamate transenne.

STADIO. Partiamo dal Franchi: qui le suddette installazioni appaiono e scompaiono al ritmo delle partite di calcio. Ma non preoccupatevi se tra un match e l’altro non le vedete: solitamente si sono solo allontanate di qualche metro, ma tendono a rimanere nei paraggi, pronte a tornare utili alla prossima domenica.

PONTE AL PINO. Proseguendo verso Ponte al Pino troviamo un’insolita scultura formata da tre elementi: circondano un avvallamento che in diversi hanno riciclato come cestino, proprio all’ingresso del ponte. Il tour continua in piazza Savonarola, dove alcuni esemplari sono disposti tutto attorno alla Galleria Carnielo. Chiusa al pubblico da circa 10 anni, la casa-museo dell’omonimo scultore sta infatti perdendo pezzi di intonaco. Ma il restauro è già fissato (a primavera), così come la data di scadenza del girotondo di transenne: settembre prossimo.

LIBERTA’. Non è dato sapere, invece, per quanto ancora potremo ammirare le colleghe a strisce bianche e rosse di piazza Libertà: qui si sono date appuntamento una trentina di transenne, per proteggere l’antica porta, pare anch’essa a rischio perdita di intonaco o pezzi di cornicione. Tornano a cadenza regolare, invece, le barriere del Parterre. Sono in tre e impediscono l’ingresso allo spiazzo centrale alle auto nei momenti in cui l’arena non ospita piste di ghiaccio o bar con tavolini. Le condizioni del prato, però, non sembrano comunque trarne molti benefici.

TERRORE. Se vi è bastata questa breve passeggiata ad affezionarvi un po’ a Transennopoli, però, dovrete ricredervi. Perché la battaglia del Comune contro le transenne abbandonate va ancora avanti. “Sono il terrore delle transenne”, ci scherza su (ma non troppo) l’assessore al decoro Massimo Mattei. Quello del degrado e dell’affollamento di segnaletica più o meno provvisoria per le strade, fu uno dei primi banchi di prova dell’amministrazione Renzi. Dopo neanche un paio di mesi a Palazzo Vecchio il primo cittadino e l’assessore si fecero il giro del centro e ne tornarono con un bottino di qualche migliaio di “ferri vecchi” rimossi, tra cartelli e transenne. Poi si passò alla parte programmatica: un microchip per rintracciare le transenne abbandonate e un ‘vestitino’ gigliato per rendere più carine quelle proprio indispensabili. “Questi progetti vanno avanti – assicura Mattei – e di transenne ne abbiamo tolte di mezzo molte”. Quante ce ne siano ancora in giro non si sa, ma l’assessore sfata un’altra leggenda metropolitana: le transenne sono sì in affitto, “ma non si pagano in base ai giorni che stanno per strada, ma con un forfettario annuale”. Che non influisce granché sulle casse comunali. Seppur in tempi di vacche magre come queste ogni euro risparmiato è un euro guadagnato. E se non altro i nostri occhi ne guadagnerebbero parecchio a veder sparire altra ferraglia da strade e piazze.

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Tutti pazzi per il tango: torna il festival

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Torna il Firenze Tango Festival.

E NOVE. La nona edizione della manifestazione si prepara, oltre che a ripetere il successo delle passate edizioni, a dare un forte segnale di qualità, proponendo un nutrito cartellone di eventi che permetta al grande pubblico e al pubblico degli appassionati di assaporare tutte le sfumature di cui è ricco il tango argentino: musica, danza, poesia, cinema. Spettacoli, concerti, presentazioni, mostre ed incontri di approfondimento culturale richiameranno appassionati, addetti ai lavori e grande pubblico da tutte le parti del mondo.
La scorsa edizione ha visto oltre 30 artisti di fama internazionale esibirsi ed insegnare a più di 5.000 spettatori.

INGREDIENTI. Il Firenze Tango Festival è uno degli eventi più attesi dai tangheri e dagli amanti dell’autentica cultura del tango argentino in Italia e all’estero. Ballerini ed insegnanti internazionali, musicisti di primissimo livello, uno spettacolo con l’orchestra Hyperion e 5 coppie ospiti del Festival, milongas con musica dal vivo, esibizione dei maestri,  stages di tango, milonga, vals, chacarera, seminari di teatro-tango sono gli ingredienti di questa edizione.

DOVE E QUANDO. La nona edizione della manifestazione si svolgerà a Firenze dal 28 aprile al 1° maggio in vari luoghi della città. Oltre che nel rinnovato spazio del Teatro del Circolo Affratellamento di Ricorboli, le due giornate principali del Festival si svolgeranno nei 2.500 mq del Teatro Saschall (www.saschall.it).

Lo storico fruttivendolo saluta e se ne va

Da trent’anni la sua sveglia è puntata alle 4 in punto, sei giorni su sette. La sua giornata inizia al mercato ortofrutticolo in viale Guidoni dove pesa e acquista i migliori prodotti della terra fiorentina. La sua è una ricerca minuziosa tra mele, insalate e zucchine che può durare anche due ore. Ma tutto questo – a partire da questo mese – sarà solo un ricordo per Moreno Cavaciocchi, storico fruttivendolo di via delle Panche.

PENSIONE. “Vado in pensione, ho fatto il mio tempo – racconta non senza far trasparire un velo di tristezza nella voce – mi mancherà tirar su quel bandone alle 7 di mattina e ancor di più sentirò la mancanza di questa vita frenetica. Ogni giorno, per trent’anni, non solo mi sono svegliato alle 4, ma durante la pausa non mi sono mai riposato veramente. Alle 14 mi sono sempre recato alla Metro per comprare prodotti di scaffale: scatolame e quant’altro per soddisfare i clienti più esigenti. E poi di corsa in banca o alla Confesercenti per sistemare questo o quello. Ho vissuto intensamente il mio lavoro”.

IERI E OGGI. “Se guardo al passato – continua Cavaciocchi – mi rendo conto di quanto il commercio sia cambiato nel corso degli anni. Al mercato ortofrutticolo, per esempio, ci sono meno fornitori di un tempo. Meno della metà rispetto alla fine degli anni ’70, quando ho cominciato questo lavoro. E dei prodotti ne vogliamo parlare? Sono sempre più belli e meno buoni. Perché in fondo chi la vorrebbe una mela appena rovinata? Ma quella mela è di ottima qualità, dico io. L’occhio vuole la sua parte, ci hanno insegnato questo negli ultimi tempi. L’apparenza inganna. Poi è arrivata la grande distribuzione. Chi compra oggi nei supermercati non guarda al prezzo né alla qualità, e quel che è peggio è che è pure convinto di risparmiare. Devo ringraziare i miei clienti – prosegue – per essersi resi conto della qualità dei miei prodotti. Invece di andare al supermercato preferivano fermarsi da me. Non ho mai avvertito la crisi”. E come dar torto a questi clienti. Il negozio – da sempre – si presenta come un tripudio di colori e profumi, di prodotti freschi e genuini, capaci di far fermare persino i bimbi in uscita da scuola. “Donne, uomini, bambini. Quanti ne sono passati di qua. Il quartiere non è cambiato più di tanto – ricorda Cavaciocchi – la gente va al sodo, nessuno ha più tempo da perdere, è tutta una corsa, per andar dove non si sa”.

IL SALUTO. E lui, Moreno, ha sempre un sorriso per tutti e una battuta di spirito. Questo lo ha reso un commerciante amato e rispettato dagli abitanti del quartiere. “Voglio salutare tutti dalle pagine de Il Reporter (gli si increspa la voce, ndr) perché so che questo giornale raggiunge tutti quelli che abitano nel quartiere. Me ne vado in pensione con tanto rammarico – conclude – ringrazio chi mi ha scelto negli anni e anche chi non mi ha portato soldi. Ho lasciato un pezzo di vita in questo negozio e lo terrò sempre nel cuore, come tutti voi. Grazie a tutti e tanti auguri!”.

Il piccolo mondo ebraico di via Farini

In via Farini c’è la Sinagoga, c’è il ristorante che serve piatti casher (Kosher, secondo la tradizione Yiddish) e, dallo scorso gennaio, ha aperto anche l’asilo nido “Gam Gam”, all’interno del centro che ospita la sede della Comunità Ebraica.

LA COLLETTIVITA’. Nel giro di un isolato, quindi, si svolgono alcune delle attività più rappresentative di questa collettività, ricca di antiche tradizioni evocate dal prezioso ricamo della cancellata del Tempio Maggiore Israelitico, la cui struttura, realizzata in stile moresco, è coronata dalla cupola color verde mare che caratterizza il panorama della città dalla fine del XIX secolo. Il profumo dei cibi diffuso dalla cucina di “Rut’s” è un altro aspetto tipico della zona: esotiche e invitanti, le pietanze casher sono scelte e cucinate secondo il rispetto di regole molto articolate, come previsto dalla Torah, per garantire l’adeguatezza del cibo che deve essere consumato dagli ebrei (casherut significa infatti “adeguatezza”), ma per gli osservanti di altre confessioni che non devono rispettare particolari regole alimentari casher diventa sinonimo di qualità e freschezza. Questi prodotti sono, poi, gli stessi utilizzati per preparare il pranzo dei bambini che frequentano il nuovo asilo nido – naturalmente nel pieno rispetto delle tabelle previste dall’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione.

L’ASILO. Il nuovo servizio offerto dal “Gam Gam” nasce per volontà del Consiglio della Comunità ebraica di Firenze, con lo scopo di ovviare al periodo di crisi demografica e identitaria che l’etnia sta attraversando. Per questo l’inaugurazione è avvenuta nel pieno della Chanukkah, la festa che simboleggia tanto il trionfo della luce sull’oscurità quanto la volontà del popolo ebraico di sopravvivere. Daniela Misul, vicepresidente della Comunità, spiega a Il Reporter: “A Firenze gli ebrei sono circa 900, così abbiamo pensato che investire sui bambini potesse rappresentare una risorsa concreta per la nostra Comunità. L’apertura dell’asilo – aggiunge – è una vittoria che dà la possibilità di mantenere i più piccoli a contatto con le tradizioni del loro popolo”.

ISCRIZIONI. Ma le iscrizioni sono aperte anche ai bambini di tutte le confessioni i cui genitori vogliono far conoscere una realtà diversa. Il nido può ospitare al massimo 14 membri, di età compresa tra i 12 mesi e i tre anni. Lo spazio a loro riservato è una grande stanza, molto allegra e colorata, dotata di vari giochi, lettini per il riposo pomeridiano e un tavolo per colorare che, all’occorrenza, diventa una mensa imbandita dalle maestre. Da fare invidia anche ai grandi è il giardino dedicato ai bimbi, posto nel retro della Sinagoga, in cui sono sistemati scivoli e altalene dove passare qualche ora durante la bella stagione.

Pulizia strade, la “controrivoluzione”

Era il marzo del 2010 quando l’amministrazione fiorentina annunciò la rivoluzione della pulizia delle strade. Era in arrivo Sweepy Jet, la macchina che avrebbe permesso di pulire le strade senza che i veicoli venissero rimossi. Esattamente un anno dopo, a marzo 2011, Quadrifoglio e il Comune addrizzano il tiro: è necessario tornare a spostare le macchine una volta al mese.

SI CAMBIA. “Da questo marzo  – spiega Domenico Scamardella, dirigente dei servizi operativi di Quadrifoglio – tutti i cartelli verranno sostituiti e riporteranno una data mensile di rimozione dei veicoli per la pulizia della strada”. L’ordinanza verrà eseguita in tutte le zone soggette alla sperimentazione di Sweepy Jet: la nuova macchina continuerà il lavaggio settimanale, mantenendo la possibilità dei veicoli parcheggiati, ma una volta al mese le automobili dovranno essere rimosse per consentire il tradizionale lavaggio stradale. Novità in arrivo, dunque, sul fronte del lavaggio delle strade. La sperimentazione di Sweepy Jet ebbe inizio a fine marzo 2010: nel giro di pochi mesi i residenti di Novoli, Rifredi, Firenze Nova, Soffiano, via dello Statuto, viale Milton, via Cadorna e piazza Puccini si trovarono di fronte all’opportunità di spostare la macchina solo quattro volte l’anno, anziché settimanalmente. In altre zone, come alcune di strade di Campo di Marte (nel quartiere 2), gli esperimenti furono persino più “audaci”: venne sospesa qualsiasi ordinanza di rimozione, permettendo che i veicoli rimanessero sempre parcheggiati.

SPERIMENTAZIONE. E fin da subito emersero posizioni contrastanti: per alcuni Sweepy Jet era una comoda rivoluzione per i residenti, per il suo costo di acquisto non valeva un servizio più lento e con un maggior spreco di acqua. Il serbatoio – di 1.200 litri – ha un’autonomia di novanta minuti, cosa che implica continui rifornimenti. La sosta dei veicoli è permessa grazie alla struttura del mezzo che, con un braccio meccanico pilotato da un uomo a terra, può entrare negli spazi più stretti. Dopo alcuni mesi di sperimentazione non mancarono nuove polemiche, questa volta tra gli stessi residenti. Le strade – sosteneva qualcuno – rimanevano sporche, soprattutto laddove i veicoli erano parcheggiati a “lisca di pesce”. Quadrifoglio confermò di aver riscontrato il problema, poiché la posizione trasversale delle ruote costituiva un ostacolo al getto d’acqua del braccio meccanico. Comune e Quadrifoglio espressero la necessità di stabilire una pulizia mensile “tradizionale” delle strade in cui si era manifestato il problema.

NOVITA’. A qualche mese di distanza, ecco le novità in arrivo. “Riteniamo fondate – spiega Scamardella – tutte le segnalazioni dei cittadini. Le strade con la cosiddetta sosta a ‘lisca di pesce’ sono più problematiche, altre meno. Quadrifoglio e Comune hanno comunque stabilito la necessità di ripristinare una pulizia mensile tradizionale, indipendentemente dal tipo di parcheggio consentito”. Nel febbraio di quest’anno si erano riaccese anche le critiche sul fronte politico: i consiglieri del Pdl Emanuele Roselli, Francesco Torselli e Jacopo Cellai avevano denunciato l’aumento delle multe per mancata rimozione dei veicoli, i costi esosi e la scarsa efficacia della macchina, con il risultato che molti detriti rimanevano comunque sul suolo. Questo marzo è quindi il mese di una piccola “controrivoluzione” della pulizia delle strade. Le date segnate sul calendario sono da cambiare ancora una volta, per non correre il rischio di trovare multe indesiderate. Occhio ai cartelli, quindi.

Continua l’odissea della BiblioteCanova

Ha aperto i battenti da poco più di un anno. È costata 5 milioni di euro. Adesso si aprono di nuovo i cantieri. Il motivo? Correggere gli sbagli effettuati durante la costruzione che hanno causato, soprattutto nei mesi più piovosi, infiltrazioni d’acqua all’interno del complesso.

L’ODISSEA. Non si conclude l’odissea della BiblioteCanova e del centro culturale, la struttura di oltre 4.100 metri quadrati molto utilizzata dai cittadini del quartiere e punto di riferimento per giovani e bambini. Dopo mesi di tira e molla, il Comune e il consorzio che ha curato la costruzione sono arrivati a un accordo. La ditta svolgerà una serie di interventi correttivi, il cui costo si aggira intorno ai 40mila euro, per porre rimedio alle “lacune” che si sono evidenziate in questo primo anno di apertura e che hanno causato  infiltrazioni d’acqua piovana in varie zone dello stabile: dagli uffici all’ingresso della biblioteca. Si dovrebbe trattare di interventi flash, la cui conclusione  – stando ai calcoli fatti dai tecnici comunali – è prevista entro la fine di questo mese. In primo luogo si procederà alla risistemazione delle terrazze con una nuova coibentazione. Un’ulteriore guaina protettiva sarà posizionata su tutti i tetti e le formelle instabili saranno bloccate tramite l’uso di una fascia metallica marcapiano. A queste opere si aggiungeranno altre piccole manutenzioni. Durante i cantieri la biblioteca rimarrà comunque aperta, garantendo così i servizi ai cittadini, assicurano dagli uffici comunali. Ovviamente, però, le zone che saranno interessate dagli interventi saranno via via interdette all’accesso.

INFILTRAZIONI. Che qualcosa non andasse era risultato chiaro fin da subito a causa delle frequenti infiltrazioni di acqua. Proprio a seguito delle violente piogge dello scorso novembre, un controsoffitto in cartongesso era crollato, facendo scoppiare le polemiche. L’eco delle discussioni era così arrivata fino nelle aule del consiglio di Quartiere e di quello comunale. Dopo le segnalazioni sono partiti i sopralluoghi tecnici, l’ultimo dei quali si è svolto a gennaio, con la conseguente scoperta di alcuni difetti di lavorazione, come l’insufficiente coibentazione delle coperture. Poi è iniziato il confronto con l’impresa che ha eseguito gli interventi, arrivando alla firma ufficiale di un atto transattivo. L’accordo, siglato alla metà di febbraio, prevede la realizzazione dei nuovi interventi: dalla risistemazione delle terrazze al posizionamento della guaina sui tetti.

RITARDI E DISAGI. Prosegue quindi l’odissea della biblioteca dell’Isolotto, segnata fin dall’inizio dei lavori da ritardi e disagi. Il primo colpo di pala risale all’ormai lontano 2005. Poi sono arrivati i disguidi, anche a causa delle difficoltà economiche in cui si sono ritrovate – proprio in mezzo ai lavori – le due ditte che si erano aggiudicate il progetto. Così, la data di fine cantiere è progressivamente slittata: da maggio 2008 si è passati a settembre 2008, fino ad arrivare a 14 mesi fa, il 30 dicembre 2009, quando la BiblioteCanova è stata inaugurata ufficialmente. Ma dopo anni di attesa si è scoperto che qualcosa non era stato fatto a dovere. Quindi via ai nuovi cantieri che, sperano i cittadini, dovranno mettere la parola fine a questa lunga vicenda. La BiblioteCanova si candida infatti a diventare sempre più il cuore della vita sociale e culturale dell’Isolotto, con i suoi 80mila libri e con i tanti servizi che fornisce ai cittadini. Cantieri permettendo, ovviamente.

Un Fiorino (d’argento) per dire grazie

Del fiorino, emblema del grande potere bancario che Firenze ebbe in passato, oggi è rimasto principalmente il valore simbolico. La moneta è, infatti, il simbolo per eccellenza della città, visto che in sé racchiude l’icona del giglio da un lato e l’effige del patrono San Giovanni Battista dall’altro. Per questo, l’amministrazione comunale da tempo usa consegnare a cittadini benemeriti, ospiti illustri e, più in generale, a chiunque abbia contribuito a dare lustro alla città, il cosiddetto “Fiorino d’oro”, un riconoscimento civico formalmente istituito e regolamentato.

FIORINO D’ARGENTO. Ma se il Fiorino d’oro è l’onorificenza conferita a livello comunale, quale potrebbe essere l’equivalente di quartiere? Se l’è chiesto il Quartiere 3 pensando a come dare un riconoscimento a quelle persone, associazioni o altri enti e gruppi che da anni operano con grande impegno a favore della comunità. Come dare un segno di riconoscenza a chi, con la sua presenza sul territorio, ha contribuito incisivamente al benessere comune? Da qui è nata l’idea di conferire il Fiorino d’argento. “Come Quartiere sentivamo il bisogno di esprimere gratitudine nei confronti di quei soggetti o entità che si impegnano a vario titolo, creando di fatto servizi alla collettività – spiega il presidente Andrea Ceccarelli – nel nostro quartiere gli esempi sono numerosi, per questo abbiamo pensato di istituire il Fiorino d’argento, un’onorificenza circoscritta al nostro territorio che vuole essere una sorta di grazie ufficiale”. È in fase di redazione il regolamento che istituirà formalmente il Fiorino d’argento del Quartiere 3, disciplinandone i criteri e le modalità di conferimento, affinché non possa mai esserne sminuito il valore, seppur simbolico. Nel frattempo, però, sono già stati consegnati due fiorini d’argento, esattamente sul finire dello scorso anno.

DON ANTONINO. I due “meritevoli” sono rispettivamente Don Antonino Spanò e il Circolo Vie Nuove, che commentano entrambi il titolo. “Era ora! – scherza Don Antonino – come al mio solito non l’ho detto a nessuno, lo scopriranno leggendo il giornale, ma certamente mi ha fatto piacere: non tanto per me, ma per la Parrocchia di Badia a Ripoli che, con la Misericordia, la casa di riposo, il restauro di San Pierino e tutto il volontariato dà, e ha dato, tanto al quartiere. Ed è bene così, perché a me piace fare e piacciono le persone che si adoperano a favore del prossimo… le cose più importanti che ho fatto in 50 anni a Badia? – aggiunge – di certo le prime, legate al restauro della chiesa, poi due avventure: il sostegno alle ragazze madri e l’accoglienza dei bambini di Chernobyl. E adesso vorrei realizzare una casa famiglia per gli handicappati”.

CIRCOLO VIE NUOVE. E da Vie Nuove arriva il commento del presidente Giancarlo Brundi: “Siamo contenti, perché è un riconoscimento dell’attività sociale e culturale che il circolo ha svolto in questi anni. Giuridicamente esistiamo da 50 anni, ma di fatto il circolo c’era anche prima e il suo contributo nel post alluvione è stato fondamentale. Oggi Vie Nuove è sempre un punto di ritrovo e di aggregazione, ma è anche un centro di servizi. Qui ha sede il movimento consumatori, c’è il box office, il punto per lo smaltimento di rifiuti come pile e oli usati; qui si tengono una serie di corsi, da quello di geopolitica ai corsi di lingue e di cucina, a prezzi minimi. Storicamente – conclude Brundi – questa è una roccaforte della sinistra, ma c’è anche dell’altro: intrattenimento, promozione artistica… un obiettivo per il futuro? Riportare i giovani dentro il circolo”.