venerdì, 19 Aprile 2024
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Continua la ricerca della Monna Lisa: via all’esame del Dna

Continuano le ricerche sulle caratteristiche genetiche dei figli di Lisa Gherardini, sepolti nella Basilica fiorentina della Santissima Annunziata.

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Il capolavoro di Leonardo da Vinci, la “Gioconda”, è sempre stato accompagnato da un alone di mistero, che ha suscitato nei suoi “spettatori” moltissime curiosità (legate anche ai celebri romanzi che ad essa si sono ispirati). Le ricerche volte a scoprire chi fosse la donna dall’emblematico sorriso continuano ancora oggi e sono, forse, arrivate a un punto di svolta quando, lo scorso agosto, sono stati ritrovati 8 scheletri nella Cappella dei Martiri in Santissima Annunziata, uno dei quali potrebbe appartenere proprio a quella che potremmo definire la prima “top model” della storia. Dopo numerose analisi, oggi sono stati resi noti i risultati del procedimento di datazione con il Carbonio14, compiuto su 3 di quegli 8 defunti (su quelli, cioè, che erano risultati compatibili per età e sesso con Lisa Gherardini, in arte Monna Lisa).

ANALISI. Due dei corpi esaminati risultano, in seguito agli esami basati sull’impiego del C14, non compatibili con la data di morte di Lisa Gherardini, avvenuta il 15 luglio 1542. Sul terzo scheletro, quello su cui maggiormente si erano concentrati i ricercatori, non è però stato possibile eseguire la datazione, dato il suo pessimo stato di conservazione. Proprio per questo si procederà all’analisi del Dna, che non mente mai (a differenza del carbonio, che può fornire risultati alterati dalle condizioni termiche), comparandolo con i resti della famiglia del “Giocondo”, ovvero con Iacopo di Bartolo e il suo secondogenito, rispettivamente marito e figlio di Lisa Gherardini. Se gli esami daranno esiti positivi, si avrà la prova ultima e certa di aver tra le mani proprio i resti della Gioconda.

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VINCETI. “L’esame del Dna è la prova regina di questa lunga e complessa ricerca, speriamo in un risultato positivo”, commenta Silvano Vinceti, responsabile della ricerca avviata dal Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali. “Questi ultimi risultati hanno un segno negativo – prosegue Vinceti – ma l’avevamo messo in conto. Si tratta di una ricerca difficile e complessa. Sappiamo anche che il carbonio14 è sì un esame fondamentale per datare il periodo storico dei resti ma, quando questo non è praticabile, occorre tentare altri metodi. Tra questi, l’esame comparato del Dna potrebbe dare la risposta definitiva, se abbiamo o non abbiamo ritrovato le spoglie della modella utilizzata da Leonardo per il quadro più conosciuto al mondo”.

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