giovedì, 5 Dicembre 2024
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Le 100 voci della Commedia

Artisti, scrittori, critici, registi: 100 volti giovani della cultura italiana alla riscoperta di un’opera per sempre contemporanea

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Tolti i grandi testi sacri, nessun libro nella storia è stato commentato quanto la Divina Commedia. Cominciarono già i contemporanei di Dante e da lì in poi non si è più o meno mai smesso di interpretarla, parola per parola. A Firenze, nell’anno 2021, lo si fa ancora. “Siamo circa a un terzo del Purgatorio”, dice Edoardo Rialti, curatore del progetto lanciato da L’Indiscreto, edizione online della storica rivista edita dalla casa d’aste fiorentina Pananti. Dice “siamo” a ragion veduta, perché questo è un commento diverso da tutti quelli che lo hanno preceduto. Un commento collettivo: 100 autori, uno per ciascun canto.

“Abbiamo iniziato nel 2019 – racconta Rialti – proprio perché desideravamo che fosse in pieno svolgimento nel grande anno dantesco 2021. Le celebrazioni – prosegue – spesso sono eventi tanto necessari quanto però rigorosamente retorici, nei quali si misura la monumentalizzazione dell’autore. Fino a rischiare, paradossalmente, l’imbalsamazione: ampliare la distanza anziché avvicinarla”. Da lì, l’idea. “Con il mio direttore Francesco D’Isa volevamo portare nella natura de L’indiscreto – che è quella di essere una rivista di cultura, filosofia, letteratura, arte, di approfondimento, ma al tempo stesso di divulgazione – la tradizione nobile della lettura e del commento dantesco, che risale già ai tempi di Boccaccio. Un commento gratuito e disponibile per tutti, online. Che non fosse una prospettiva su Dante, ma cento prospettive, tante quanti sono i canti della Commedia”.

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© “Venturino Venturi, illustrazioni per La Divina Commedia”, courtesy Galleria e Casa d’Aste Pananti, www.pananti.com

Come si scelgono 100 voci per commentare Dante?

La cultura è riconsegna dell’esperienza. George Steiner diceva che, in fondo, l’unico vero grande commento a un’opera letteraria è un’altra opera letteraria: il più grande commentatore di Omero è Virgilio, il più grande commentatore di Virgilio è Dante, i grandi commentatori di Dante sono Primo Levi, Mandel’štam, Pasternak. Volevamo fare la stessa cosa, chiedendo a delle sensibilità contemporanee di raccontare come agiscono per loro, oggi, quelle parole straordinarie e immortali. Cercando innanzitutto voci molto diverse tra loro. La proposta parte sempre dalla redazione seguendo giochi di associazione, o magari di contrasto, che ci sembrano suggestivi. Chiediamo, con largo anticipo, di entrare nel canto come si entra in una stanza. E in quella stanza di muoversi liberamente. C’è chi ha scritto commenti filologici, chi racconti, chi ha commentato con un’opera d’arte. Abbiamo avuto grandi scrittrici e grandi scrittori italiani come Loredana Lipperini, Michela Murgia, Matteo Strukul, Vanni Santoni. Registi teatrali come Federico Grazzini o cinematografici come Liliana Cavani, la teologa islamica Francesca Bocca-Aldaqre. Avremo artisti visivi, giornalisti politici, commentatori satirici e speriamo presto anche musicisti.

Quasi tutti giovani, under 40.

Le comunità letterarie sono luoghi in cui è possibile incontrarsi tra generazioni. Abbiamo avuto tanto le voci illustri di personalità ormai mature della cultura italiana, ma anche – e ne siamo profondamente fieri – tantissimi autori giovani, molto più di noi che curiamo il progetto. E che hanno, per competenza, finezza letteraria e artistica, prodotto commenti di grande profondità. Mi sono trovato più di una volta a pensare, anche da studioso della letteratura italiana e da critico letterario, di essere di fronte a grandi commenti, a profonde competenze filologiche, letterarie e a una grandiosa capacità di tratteggiare dei quadri di debito.

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Un debito non ancora sanato: si parte da Dante e si arriva ai film di Tarkovskij, alle canzoni dei Radiohead…

Questa dovrebbe essere la natura profonda degli approfondimenti culturali. È solo il contemporaneo che libera quello che crediamo di conoscere dalla patina del “già saputo”: l’arte contemporanea ti riconsegna Raffaello, la musica contemporanea ti riconsegna l’assoluta e totale eternità di Mozart. Così è l’esperienza narrativa, musicale o drammaturgica contemporanea che dimostra quanto Dante sia costantemente con noi.

Quella “voce sempre inattuale e per questo sempre viva e contemporanea” di cui parla nell’introduzione al Commento?

Esattamente. Non abbiamo minimamente pensato che ci fosse bisogno di aggiornare Dante con una verniciata di contemporaneità. Come direttore del progetto, l’unico criterio per valutare la qualità di quello che abbiamo pubblicato di volta in volta è: quand’è che un commento funziona? Quando mi fa venire voglia di tornare a leggere il testo di cui parla.

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Anche Dante, quando compie il suo viaggio, ha 35 anni, un’età di crisi. In un’epoca, la sua tanto quanto la nostra, di crisi anch’essa. Per questo risuona ancora?

È facile in questi casi cavarsela con delle espressioni un po’ scontate, ribadendo quanto siano simili i passaggi storici in cui si assiste alla transazione tra sistemi simbolici. Certamente anche il mondo di Dante è un mondo in cui un intero sistema scricchiolava sulla soglia della modernità e la sua è una crisi tanto individuale quanto collettiva: «nel mezzo del cammin di nostra vita». Credo però che la perennità di Dante, il fatto che sia stato letto, amato, tradotto e abbracciato da tutte le culture del mondo e da lettori di ogni tipo di estrazione e biografia, in realtà palesino quello che è un fiume carsico dell’esperienza umana. Certamente c’è l’elemento biografico del passaggio dai sogni della giovinezza agli spigoli dell’età adulta: cosa ne sarà delle aspirazioni, degli amori, degli ideali? Ma anche cosa ci aspetta al di là del fiume della morte, qual è il senso, com’è possibile leggere il mondo. Le grandi domande dell’esistenza, che Dante declina in una serie di incontri: una delle cose più straordinarie della Commedia è la sua continua interrogazione di storie, di dettagli. Non è un caso che Dante si muova in cerchio per tutto il tempo. All’inizio della Commedia Dante prova ad andare direttamente verso il colle della verità, ma il suo tentativo viene frustrato. Solo alla fine del Paradiso riuscirà a salire in verticale, fino ad allora deve muoversi in cerchio, per le balze dell’Inferno, del Purgatorio, per i cerchi celesti. Perché è così che ci si muove intorno alle cose e alle persone, girandogli intorno. La conoscenza diretta è impossibile.

Lei si occupa anche di letteratura fantasy e fantascientifica. Le è capitato di trovare rimandi inaspettati alla Commedia in quei mondi?

Una chicca non troppo nota è quella di un grande scrittore di fantascienza, C. S. Lewis, l’autore de Le cronache di Narnia. Durante un intervento sulla fantascienza disse che secondo lui il primo vero grande momento nella letteratura moderna, dal Medioevo in poi, è in Inferno 34, quando Dante sta scalando il corpo del diavolo al centro della Terra. Improvvisamente Virgilio lo fa girare, lui non capisce bene cosa stia succedendo, è come se avesse le vertigini, d’un tratto non si trova più il corpo di Satana che sporge dal ghiaccio dalla cintola in su, ma i piedi del diavolo che spuntano dal suolo, perché avendo girato al centro della Terra si sono invertiti i poli. Questo è Jules Verne secoli prima.

Come andrà avanti il Commento nell’anno dantesco?

Diventerà un libro per le edizioni Le lettere. Uscirà l’Inferno, cosa di cui siamo molto felici. Abbiamo scoperto che oltre a essere apprezzato dai lettori, alcuni docenti hanno ritenuto utile utilizzare il Commento con i loro studenti, proprio per la diversità del suo approccio. Quest’anno poi saremo al Salone del libro di Torino con un grande evento di cui stiamo definendo le modalità. Abbiamo già fatto un evento dal vivo al Festival di letteratura sociale a La polveriera (lo spazio autogestito nell’ex convento di Sant’Apollonia di Firenze, ndr), un “Commento collettivo live” che in un sabato sera di ottobre ha portato centinaia di persone ad ascoltare Dante, a dimostrazione di quanta fame e desiderio ci siano di potersi incontrare in certi spazi.

Perché affidarsi ancora a Dante?

In un momento come questo è ancora più dolorosamente palese quanto la letteratura sia un bene necessario. Non credo che avrei vissuto questi mesi nello stesso modo se non ci fosse stata la grande arte. Perché ci ricorda chi siamo, ci espone alla nostra vulnerabilità e quindi ci permette di tenerci strette le uniche cose che contano.

Edoardo Rialti, fiorentino, è traduttore di letteratura anglo-americana e letteratura fantasy, sci-fi, horror, per Mondadori, Lindau, Gargoyle, Multiplayer. Tra gli altri ha tradotto e curato opere di J.R.R. Martin, C. S. Lewis, J. Abercrombie, P. Brown, O. Wilde, W. Shakespeare. È collaboratore e critico letterario de Il Foglio. Ha insegnato letteratura comparata in Italia e Canada.

Intervista tratta da Il Reporter di gennaio/febbraio 2021

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