martedì, 23 Aprile 2024
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Firenze, i dipinti del mistero di Palazzo Davanzati

I Trionfi dello Scheggia, i dipinti del mistero conservati a Firenze. Il racconto di Daniele Rapino, responsabile di Palazzo Davanzati.

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Sono quattro i dipinti del mistero conservati a Firenze e protagonisti del video pubblicato oggi sul canale YouTube del Museo di Palazzo Davanzati. Si tratta dipinti su tavola ricurva, realizzati intorno alla metà del Quattrocento da Giovanni di Ser Giovanni, detto Lo Scheggia, fratello minore del più celebre Masaccio.

Sono i Trionfi dello Scheggia i protagonisti del primo di una serie di video-approfondimenti dal titolo “La scelta del curatore”, pubblicati sul canale YouTube e sui social dei Musei del Bargello – gruppo di musei statali con sede a Firenze diretti da Paola d’Agostino, che in un’intervista a Il Reporter racconta il futuro dei musei dopo la pandemia – di cui Palazzo Davanzati fa parte.

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La storia dei dipinti del mistero di Palazzo Davanzati

La genesi dei Trionfi, di cui non si conosce né la committenza né gli ambienti a cui erano destinati, è avvolta nel mistero. Ispirate ai temi trattati nel poemetto omonimo di Francesco Petrarca, sulle quattro tavole sono rappresentati i soggetti allegorici del Trionfo dell’amore, del Trionfo della morte, del Trionfo della fama e del Trionfo dell’eternità. Ma non è il soggetto quello che rende queste opere d’arte – di rara bellezza – così enigmatiche e uniche al mondo. Ciò che le rende speciali è, infatti, oltre alla pregevole fattura, la forma ricurva che vede da tempo gli studiosi interrogarsi sulla ipotetica collocazione e sul perché di questa scelta inusuale.

I Trionfi dello Scheggia, a Firenze quattro dipinti del mistero

La storia dei Trionfi dello Scheggia, conservati a Palazzo Davanzati, è raccontata per l’occasione da Daniele Rapino, responsabile del Museo Davanzati, che ne illustra caratteristiche e curiosità. “La scelta del curatore: Daniele Rapino racconta I Trionfi dello Scheggia” è disponibile sul canale YouTube dei Musei del Bargello.

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“Il mistero che ruota intorno a queste opere – spiega Rapino nel video – è legato soprattutto al loro formato: un formato anomalo, semiellittico, non concluso, che non ci fa comprendere esattamente quale fosse il loro utilizzo. Molto probabilmente, anzi quasi certamente dovevano fare parte dell’apparato decorativo di un ambiente, probabilmente uno studiolo, anche in ragione del significato colto delle immagini che sono rappresentate”. “Il poemetto del Petrarca a cui si ispirano – continua lo storico dell’arte – è un poemetto moraleggiante che cerca di coniugare il mito classico con il cristianesimo, di dare un percorso salvifico all’uomo per raggiungere la purezza dell’anima. E questo percorso il Petrarca, e di conseguenza lo Scheggia, lo individua in più passaggi, in più Trionfi. Si inizia dal Trionfo dell’Amore per concludersi con il Trionfo dell’eternità”.

 

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