Oltrepassato il chiostro e salite le scale, per un attimo si rimane spiazzati, sembra di aver compiuto un viaggio spazio-temporale ed essere atterrati altrove, lontano dalle ex-Leopoldine e da Santa Maria Novella. Il Museo Novecento radicalmente trasformato, riapre finalmente la totalità dei suoi spazi espositivi a partire dal 26 maggio 2018.
A metà tra museo vero e proprio e galleria d’arte, il Museo propone uno spaccato inedito sull’arte e gli artisti del 900, che proprio a Firenze venivano a cercare l’ispirazione e la creatività.
Appena si entra nelle sale del secondo piano, si ha subito l’impressione che manchi qualcosa. Le vecchie finestre che si affacciavano sulla piazza di Santa Maria Novella e che offrivano una vista, amettiamolo imperdibile, sulla chiesa sono oggi coperte da una nuova parte bianca. La decisione presa dal nuovo direttore del Museo Sergio Risaliti intende rompere con quell’effeto da “camera con vista”, in cui l’arte contemporanea veniva quasi posta a cornice di Firenze, e porta il visitatore a concentrarsi pienamente sulle opere selezionate e esposte nella mostra permanente.
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Il nuovo look del Museo Novecento di Firenze
La cornice adesso è offerta da un bianco immacolato, interrotto solo dall’arancione dei nomi delle sezioni e il nero delle descrizioni disegnate sul muro, e da un arredamento minimal. L’occhio è infatti catturato unicamente dalle 70 opere selezionate nella Collezione Alberto Della Ragione, il grande collezionista fiorentino appassionate dell’arte del primo Novecento, donata ai Musei Civici Fiorentini nel 1970.
Le opere sono articolare in 9 sezioni diverse – Paesaggi, Natura Morta, L’artista e il suo mondo, Volti.Ritratti, Cavalleria, Pittura scolpita e scultura dipinta, Nudo. Gesti. Pose Sospese e Teatrini – raggruppate per temi in modo tale da lasciare sia lo spazio che il tempo al visitatore per apprezzare le opere nella totalità e per comprendere appieno l’importanza del lascito.
Nell’Altana, anch’essa trasformata da luogo aperto sul quartiere di Santa Maria Novella in piccola pinacoteca chiusa, è invece ospitata la seconda collezione permanente costituita dai quadri e dipinti del pittore fiorentino Ottone Rosai, donata al Comune di Firenze dalla vedova Francesca e dal fratello Oreste. Attraverso i suoi quadri è possibile ritrovare le vedute di Firenze realizzate tra il 1954 e il 1955, e una serie di ritratti, tutti della stessa dimensione e diposti a mo’ di fregio, raffiguranti i personaggi, fiorentini e non, cari al pittore tra cui Giuseppe Ungaretti, Giorgio De Chirico o ancora Eugenio Montale.
Le mostre temporanee
Ampio spazio è stato dedicato anche alle esposizioni temporanee, ognuna pensata e allestita con un fine preciso. Al secondo piano, Solo. Emilio Della Vedova si propone come una piccola antologia di compendio, utile per approfondire le modalità espressive dell’artista, le cui opere sono presenti anche nella permanente.
Sempre al secondo piano, in due sale completamente affrescate, il cui stile richiama più quello dei palazzi fiorentini e che quello del nuovo Museo, sono ospitate in anteprima le opere della mostra Gong di Eliseo Mattiacci che avrà sede per tutta l’estate al Forte Belvedere e che sarà inaugurata il prossimo primo giugno.
Al primo piano invece, una nuova e molto peculiare installazione fa da compendio a Il corpo è un indumento sacro installazione di video arte inaugurata lo scorso 20 aprile. Waiting Rooms – Tappeti Volanti di Massimo Nannacci ricopre il pavimento della Sala Cinema/Conferenze del Museo con dei kilim, dei tappeti tipici dell’artigianato mediorientale realizzati principalmente dalle popolazioni nomadi e pastorali.
Infine un’ultima sala è riservata agli artisti contemporanei toscani e fiorentini. Attualmente ospita la raccolta di fotografie dell’artista Luciana Majoni incentrate nella ricerca del bello e della bellezza non solo nell’estetica ma anche nell’atteggiamento e nel senso etico dei suoi soggetti.
Il Museo Novecento si trasforma così un luogo innovativo e creativo in cui la visita diventa un’esperienza, un posto in cui prendere il tempo per osservare, apprezzare, approfondire e chissà, forse trovare anche un’ispirazione. Un museo che completa ed espande gli orizzonti artistici fiorentini, oltre l’onnipresente Rinascimento.