Una Firenze, quest’ultima, che ha voglia di investire sull’innovazione sulle orme di alcune città europee come Berlino, Edimburgo, Manchester, che sull’innovazione hanno messo le basi per il loro futuro. Il Barcamp alle Murate è una finestra su questa Firenze, un affaccio sulle cose che cambiano o che hanno voglia di cambiare.
Il ciclo di incontri organizzati dall’amministrazione nella giornata del 16 gennaio ha come tema l’innovazione incentrata sulla riqualificazione degli spazi, sull’importanza di creare strutture per accogliere la contemporaneità, per renderla concreta. Una riqualificazione della città che non sia finalizzata al turista ma al cittadino. Una rigenerazione urbana che utilizzi la cultura come fattore competitivo, perché nuove forme di arte contemporanea non siano un obiettivo irraggiungibile, ma un investimento. La modalità utilizzata è quella del Barcamp, rete di eventi in cui i contenuti sono proposti dai partecipanti stessi. Non è alta l’affluenza e manca un po’ di organizzazione. Manca un punto informativo, mancano indicazioni sul contenuto degli incontri e sulla dislocazione delle varie sedi. Minimo lo spazio lasciato ai dibattiti, essendo ciascun incontro basato su interventi della durata di mezzora.
Il 16 gennaio alle Murate è stato un segnale di quel centro che l’area delle ex carceri diventerà, un nucleo di arte contemporanea in cui a fianco del caffè letterario e delle botteghe creative, nascerà il centro per gli Smart Dissidents 2.0, blogger e attivisti politici che utilizzano internet per far sentire la propria voce nel mondo.
Il momento sembra propizio. La nuova amministrazione si fa promotrice di innovazione; il progetto delle Murate porta la firma del Sindaco Renzi e dell’Assessore alla Cultura e alla Contemporaneità Giuliano da Empoli. La città sta a guardare. Ma stavolta guardare non basta, e l’investimento è aperto a tutti.