“Qua vengono tutti coloro che vogliono vedere cose mirabili”. Nell’attraversare la Porta del Paradiso del Ghiberti, guardando in basso, si legge questa frase intarsiata nei marmi del pavimento del Battistero fiorentino. Se poi lo spettatore alza lo sguardo, la bellezza lo circonda in un tripudio di tesori a trecentosessanta gradi. Ma i tesori vanno custoditi. Lo sanno bene all’Opera del Duomo, dove incessantemente, da oltre settecento anni, lavorano alla conservazione di questo inestimabile patrimonio.
Battistero di Firenze, un restauro iniziato nel 2017
Si è concluso a fine gennaio il restauro su quattro degli otto lati interni del Battistero, il monumento più antico della città di Firenze, con i mosaici trecenteschi che raffigurano, tra gli altri, profeti, vescovi e cherubini. “Il mio bel San Giovanni” lo chiamò Dante Alighieri, che qui fu battezzato. Il restauro delle pareti interne di marmo bianco, verde di Prato e mosaici, è iniziato alla fine del 2017, una volta terminato quello delle facciate esterne e del manto di copertura. Un lavoro che si è rivelato molto complesso e ha interessato l’architettura, la struttura e la decorazione a mosaico.
Numerose le scoperte emerse dalla campagna di studi e di indagini diagnostiche mai eseguite prima d’ora in maniera così approfondita sull’intero monumento e sulla sua storia. In occasione del restauro delle pareti del Battistero è stato inoltre effettuato un intervento di pulitura sul monumento funebre dell’antipapa Giovanni XXIII, opera di Donatello e Michelozzo, addossato a una dei lati del Battistero, liberato dalle polveri superficiali che ne coprivano la doratura. Fra il primo e il secondo decennio del Trecento, terminata la colossale impresa dei mosaici della Cupola del Battistero, si volle infatti estenderli anche alle zone parietali dove in origine non erano previsti. Per farlo, però, andava trovata una soluzione che permettesse di sovrapporre i mosaici al rivestimento marmoreo e ovviasse ai problemi di staticità del monumento, già allora conosciuti. Furono impiegate delle tavelle in terracotta fatte su misura, scalfite e fissate al marmo delle pareti del Battistero con perni centrali di ferro ribattuti e saldati a piombo.
Battistero: era un tempio romano?
I fiorentini del Medioevo credevano che il Battistero fosse un edificio antico, risalente al periodo romano della città, un tempio pagano trasformato in chiesa. In effetti gran parte del rivestimento marmoreo del Battistero, così come i numerosi frammenti ed iscrizioni antiche e le grandi colonne che sorreggono la trabeazione sopra le porte all’interno, provengono dalle rovine della “Florentia” romana, forse proprio da qualche edificio pagano. Il monumento che vediamo oggi è però il frutto dell’ampliamento di un primitivo Battistero, risalente al IV-V secolo.
Quando riaprirà al pubblico il Battistero di Firenze
Nonostante il periodo di grande difficoltà dovuto al crollo del turismo in conseguenza della pandemia da Covid-19, l’Opera di Santa Maria del Fiore ha deciso di proseguire nel restauro del Battistero per completarlo, salvo imprevisti, entro la fine del 2021. “Il restauro è stato interamente finanziato dall’Opera di Santa Maria del Fiore – spiega Vincenzo Vaccaro, consigliere in carica – che dal 2017 ad oggi ha investito oltre un milione e mezzo di euro”. Restaurate le pareti rimarrà solo la Cupola e già oggi si parla di un possibile successivo restauro.
Intanto, con il ritorno della Toscana in zona gialla, è stata decisa la riapertura alle viste del Duomo e della Cupola del Brunelleschi che si aggiungono agli altri musei di Firenze aperti dopo la seconda ondata di Covid.