lunedì, 7 Ottobre 2024
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Alle Cure rinasce il tabernacolo della villa del Decamerone

L'artista fiorentino Emanuele Capozza ha ricreato l'opera all'interno del tabernacolo di via Boccaccio a Firenze. Ma i tabernacoli fiorentini celano molte storie

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Dopo anni di abbandono rinasce il tabernacolo di via Boccaccio a Firenze, nella zona delle Cure tra il numero civico 120 e il 122, grazie al fiorentino Emanuele Capozza. A commissionare il lavoro è stata proprio la famiglia Benelli, attuale proprietaria della vicina Villa Palmieri, che ha chiesto all’artista di reinterpretare un affresco di una Madonna con Bambino – risalente al XIX secolo e oggi andato distrutto – attraverso una nuova e originale composizione di ispirazione cinquecentesca. Una storia d’altri tempi, che vede tornare a nuova vita uno degli oltre mille tabernacoli fiorentini.

Il pensiero di Capozza, “la street art delle origini” 

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“Dal 2016 il mio obiettivo principale è quello di riportare in auge l’antica tecnica dell’affresco e conseguentemente la riscoperta di quella che fu la street art delle origini” racconta Emanuele Capozza. L’artista ha reinterpretato l’affresco con la tecnica della pittura a calce, dimostrandosi però sempre fedele ad una composizione tipicamente di ispirazione cinquecentesca con la Madonna che si rivolge teneramente con lo sguardo verso il suo bambino. Capozza fin da giovanissimo ha coltivato la sua passione per il disegno e la pittura. Dopo aver conseguito la Laurea in Architettura, si è dedicato in particolare alla pittura materica e a quella murale e dal 2012 si è poi avvicinato alla tecnica dell’affresco grazie ad alcuni restauratori e maestri.

La storia del tabernacolo di via Boccaccio

L’immagine precedente – rispetto a quella realizzata da Emanuele Capozza – non era certo antica. Risaliva infatti alla metà dell’Ottocento, tempo in cui il conte di Crawford e Belcanes era proprietario di Villa Palmieri, sulla pendice della collina, l’antico Palagio dei Tre Visi. Secondo la tradizione, fu questo straordinario luogo ad accogliere durante la peste del 1348 la brigata degli amici del Decameron di Giovanni Boccaccio, scrittore di cui nel 2025 ricorrerà il 650° anniversario della morte.

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Da quanto sappiamo oggi, fino al XIX secolo la strada originaria passava sotto la terrazza della villa, cosicché il parco antistante risultava tagliato in due. Quando Alessandro Crawford comprò il complesso soppresse il primo tratto della via antica per San Domenico e ne tracciò una nuova per liberare il parco. Il tabernacolo venne collocato proprio sul muro di confine, quando il conte, sul nuovo tracciato, costruì un ospizio di sosta per i Fratelli della Misericordia di Fiesole (al posto di quelli di Firenze) nel trasporto dei malati verso gli ospedali della città.

L’affresco, andato distrutto nonostante un tentato restauro, imitava i modelli fiorentini del Cinquecento: un bambino di dimensioni molto grandi, seduto sulle ginocchia della Madonna, mentre osserva un fiore di campo che tiene fra le mani. L’elemento più originale è la grata di ferro che chiude il tabernacolo, esistente ancora oggi e costituita da corde attorcigliate e legate con un anello a formare un reticolo di losanghe.

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Tabernacolo Capozza via Boccaccio

Gli altri tabernacoli fiorentini (e il Comitato per il decoro e il restauro)

Ma Firenze conta oltre 1.000 tabernacoli, una particolarità della nostra città che trova spiegazione in moltissime ragioni. Una di queste è quella di sopperire all’eresia fiorentina: venne infatti chiesto ai cittadini di esporre all’esterno delle loro case delle immagini di Madonna con Bambino, tema ricorrente nelle edicole votive. Questa tipologia di opere d’arte è infatti un vero e proprio luogo d’incontro, soprattutto per chi in quel quartiere ci abita o ci ha vissuto.

Oggi, all’interno dell’Associazione degli Amici dei Musei Fiorentini, esiste un Comitato per il decoro e il restauro dei tabernacoli, che da più di 25 anni si occupa di promuovere e realizzare il ripristino di oltre 200 di queste strutture in città e nelle zone limitrofe. Fondamentale anche il contributo economico da parte di alcuni sponsor. Così ciascuna opera oggetto di restauro ha una sua inaugurazione e benedizione ed è soggetta a una costante manutenzione, dall’illuminazione, alla pulitura dei vetri, fino all’installazione di targhe esplicative, alcune dotate anche di QR Code.

Ogni tabernacolo racconta la sua storia. Spesso si trovano fiori all’interno, che però – spiegano dal Comitato dei Tabernacoli Fiorentini – sarebbe meglio non mettere per evitare umidità e danni alle immagini sacre. La maggior parte di queste opere d’arte portano persino nomi di grandi artisti: Giovanni da San Giovanni in via di Ripoli o la scuola di Botticelli in via delle Caldaie. E infine, per far conoscere questo museo a cielo aperto, il Comitato per il decoro ed il restauro dei tabernacoli organizza anche delle visite per le scuole.

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