Continua la caccia all’uomo, alla ricerca di chi, venerdì sera, ha aggredito l’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, ferendo con un colpo di pistola don Paolo Brogi. Gli investigatori stanno analizzando i vari indizi raccolti fino a questo momento e stanno cercando testimoni che possano dare dettagli sulla vicenda.
INDAGINI. L’ipotesi, che ha prevalso fin dai primi momenti, è che a sparare sia stato uno squilibrato. Il modo in cui si è dato alla fuga e la conoscenza dei dettagli sull’ingresso utilizzato da Betori per rientrare nell’arcivescovado indicano però che non si tratta di uno sprovveduto.
IDENTIKIT.Gli uomini della squadra mobile sono tornati in ospedale per ascoltare don Brogi, che è ancora debole. Le sue condizioni di salute sono stazionarie e non preoccupanti. Il colloquio è stato breve: gli investigatori hanno mostrato al sacerdote alcune foto segnaletiche, per delineare un identikit dell’aggressore, descritto come un uomo sulla settantina, con la barba bianca e incolta e l’aspetto da clochard.
SOTTO SCORTA. Anche ieri Betori, scortato da alcuni uomini della Digos, ha mantenuto gli impegni della sua agenda: ha celebrato prima una messa a Empoli, poi è rientrato a Firenze dove, nel Duomo, ha partecipato a una funzione accolto dall’applauso dei fedeli.