Casentinese, Mario Maggi lavorava a Firenze e anche il 4 novembre del ’66 si trovava là. Le figlie, Lina e Laura, dopo 45 anni, cercano ancora di far luce sulla morte del padre, che non risulta fra le 35 vittime dell’alluvione.
LE RICERCHE. In tutto questo tempo hanno tentato di avere qualche notizia, sia dal collega che si trovava con il babbo, sia dall’Ospedale di San Giovanni di Dio, senza ricevere risposta. Hanno provato anche a scrivere a un noto quotidiano fiorentino, ma anche qui niente, così hanno pensato di rivolgersi alla ”Associazione Firenze Promuove” e al suo presidente, il giornalista Franco Mariani, che si occupa di ricordare l’alluvione e soprattutto i 17 morti della città e i 18 della provincia, tra cui però non figura il signor Maggi.
IL RACCONTO DRAMMATICO. A disposizione di Lina e Laura, l’associazione ha organizzato una conferenza stampa per fargli lanciare un appello. Le donne raccontano così la loro drammatica esperienza: ”Il 4 novembre 1966 è stata una data che ha cambiato e sconvolto la nostra famiglia, nostro padre è stata una delle vittime di quell’alluvione. Aveva 44 anni e lavorava con un’ impresa edile a Pratolino, doveva rientrare in Casentino la sera del 3 ma, vista l’impetuosità delle piogge, rimandò il rientro. Partì quindi la mattina del venerdì da Pratolino con un collega. Lungo la via Bolognese però c’era tanto fango per una frana e il camion perse il controllo e cappottò sottostrada. Pare che l’autista rimase nella cabina mentre il babbo sbalzò fuori. Nessuno ci ha mai detto dove il corpo fu recuperato. Di certo non accanto al camion ribaltato, perché quando il giorno dopo riuscirono a sollevarlo, sotto non trovarono nessun corpo. L’autista, ricoverato in ospedale, chiedeva dell’amico e alcuni parenti lo cercavano in tutti gli ospedali, senza riuscire a trovarlo. Poi la sera della domenica si è cominciato a cercare tra i morti e il babbo è stato ritrovato nell’obitorio del S. Giovanni di Dio (allora in zona Borgognissanti) tra i morti senza nome e ancora completamente ricoperto di fango. Quindi dove il corpo finì, dove fu ritrovato, chi lo ritrovò, come arrivò all’Ospedale in pieno centro alluvionato, accanto all’Arno? ”.
L’INCOGNITA. Sono questi gli interrogativi su cui Lina e Laura hanno cercato di far luce in tutti questi anni, e che ancora adesso sembrano non trovare risposta. L’associazione ha contattato la direzione sanitaria dell’Ospedale di San Giovanni Di Dio e, da un riscontro, è risultato che “Il sig. Maggi non è presente fra i ricoveri. Può essere stato portato al Pronto Soccorso del San Giovanni di Dio e risultare quindi dai registri di pronto Soccorso. Se il sig. Maggi fu portato direttamente all’obitorio, non penso rintracciabile alcuna informazione”.
LE VITTIME MOLTE DI PIU’. Secondo quanto raccontato dalla signora Lina, il loro zio materno Vittorio, che riconobbe all’Obitorio la salma del babbo, parlò di tanti cadaveri. Questa testimonianza confermerebbe quanto dichiarato dal Cardinale Silvano Piovanelli lo scorso 4 novembre alle santa messa per il 45° anniversario dell’Alluvione: “Ci fu un prete – disse il porporato – che chiamato a benedire le salme gli sembrarono tante di più di quelle che ricordiamo oggi. Noi vogliamo ricordarle, noi preghiamo per loro, per le loro famiglie, per quanti hanno portato il peso di quella situazione tristissima, perché è vero che è colpita una persona, ma quante altre persone ne risentono, ne sono ferite, ne portano per tanto tempo il peso e la preoccupazione”.