Il cielo sopra Firenze non sta né meglio né peggio dell’anno scorso. E cioè non sta benissimo. A dirlo è il rapporto sulla qualità dell’aria nell’area fiorentina, diffuso oggi dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale, in cui sono riportati i dati raccolti nel corso del 2007 dalla rete di monitoraggio degli inquinanti. Le undici stazioni di rilevamento gestite dall’Arpat – sei a Firenze, due a Calenzano, una a Scandicci, Signa e Campi Bisenzio – hanno registrato situazioni molto diverse a seconda dell’inquinante monitorato.
Ecco le conclusioni a cui sono giunti gli esperti dell’Arpat dopo l’analisi dei dati, iniziando dalle notizie positive:
– il biossido di zolfo (SO2) non desta preoccupazione. Peraltro quest’anno il trend è tornato in diminuzione dopo la lieve inversione di tendenza rispetto degli anni 2005-2006 (che poteva essere dovuta alla riconversione di taluni impianti da gas naturale ad olio combustibile pesante);
– il monossido di carbonio (CO) appare rientrare nei limiti anche nella stazioni tipo traffico e prosegue il trend di riduzione grazie al rinnovo del parco circolante con la progressiva eliminazione della auto a benzina non catalizzate;
– il benzo(a)pirene (BaP) appare inferiore al valore obiettivo nelle aree residenziali e, dall’anno 2004, anche in prossimità di una strada, via Ponte alle Mosse, attualmente con traffico non particolarmente elevato. Risulta ampiamente inferiore allo standard anche nell’area industriale di Calenzano.
Destano invece preoccupazione:
– il benzene, che si conferma stabilmente già inferiore al limite fissato per il 2010 nei siti di fondo e siti di medio volume di traffico. Tuttavia, tramite le correlazioni con il monossido di carbonio, si può stimarlo ancora superiore a tale limite nei siti a maggior volume di traffico. E’ possibile che la pur totale eliminazione dei veicoli a benzina euro 0 (auto e ciclomotori) non sia sufficiente a garantire il rispetto pieno del limite in ogni tipologia di sito;
– il biossido d’azoto (NO2) conferma una situazione critica, soprattutto a livello di media annuale sia in siti di monitoraggio prossimi a strade ad alto traffico, ma anche in molti dei siti di fondo urbano. Presumibilmente a causa della maggiore incidenza dei veicoli diesel, non si rileva più ormai da alcuni anni la tendenza al miglioramento che caratterizzava questo inquinante sino al 2001-2002. Il trend, nonostante una leggera diminuzione della media degli indicatori calcolati per i siti di fondo registrata nel 2007, appare consolidato nell’intorno del valore limite per questi siti e ben al di sopra di esso per i siti traffico;
– l’azoto (O3), tipico inquinante di area vasta, mostra eccedenze nella ricorrenza di giorni con superamento della soglia fissata per la media di 8 ore e nel verificarsi di superamenti della soglia di informazione. Nonostante la forte riduzione di episodi acuti caratterizzati da elevati livelli orari registrati negli anni ’90, presumibilmente connessa alla riduzione dei precursori in scala locale (come gli idrocarburi da veicoli euro 0), rimane comunque evidente un quadro di consolidata difformità rispetto agli obiettivi fissati dalla norma;
– il particolato PM10 appare evidenziare il consolidamento del trend di riduzione avviato dal 2003, ma permangono situazioni di difformità riguardo alla media annuale e, soprattutto, riguardo alle frequenza di eccedenze giornaliere. I livelli più elevati di PM10 si riscontrano in prossimità di strade ad alto traffico e in aree residenziali ai margini dell’area metropolitana, dove si manifesta maggiore stabilità atmosferica nelle ore notturne, con conseguente accumulo di inquinanti. Il rientro nello standard di qualità dell’aria fissato al 2005 sembra problematico anche per la maggior severità insita nell’indicatore espresso come numero di medie giornaliere (50 mg/m3 da non superare per più di 35 giorni all’anno), che infatti risulta superato anche in buona parte dei siti di fondo urbano.