Invece gli oneri saranno dovuti (anche se ancora non esistono o sono inattivi gli impianti,) a partire dalla data in cui è stato avviata la progettazione o il completamento di questo tipo di opere.
Gli importi da restituire saranno individuati dalle Autorità di ambito. Questo l’accordo che sembra emergere a livello nazionale per far fronte agli effetti della sentenza della Corte costituzionale n. 335 del 2008.
E’ stato l’assessore regionale al servizio idrico, Marco Betti, a darne notizia durante la seduta della commissione Territorio e ambiente del Consiglio regionale toscano, presieduta da Erasmo D’Angelis. L’accordo, secondo quanto riferito, è stato raggiunto ieri nella commissione Ambiente del Senato e coinvolge anche il Governo.
“Si mette una toppa a una sentenza paradossale che cancellava il principio ‘chi inquina paga’ e prevedeva che una parte della Toscana si facesse carico del servizio anche per la parte non depurata – commenta il presidente della commissione regionale, D’Angelis – A questo punto il vero problema è concludere presto i lavori sui depuratori, e aprire i cantieri laddove non è stato ancora fatto”.
Per il vicepresidente, Andrea Agresti (An-PdL), “la sentenza, restituendo giustizia a cittadini che avevano pagato per servizi non resi, ha evidenziato le inefficienze della gestione”, e l’accordo, per quanto auspicabile, presenta ancora delle lacune, perché “è troppo facile pretendere il pagamento di un corrispettivo solo sulla base della presentazione di progetti”.