venerdì, 26 Aprile 2024
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Donne e precari, ecco chi sono i nuovi poveri

Più donne e più persone con un lavoro. In meno di quattro anni è più che raddoppiato il numero dei bisognosi che si sono rivolti ai centri Caritas sul territorio della provincia di Firenze. Dai 4.100 circa del 2006 siamo passati agli oltre 8.700 del 2009. E la tendenza è in crescita anche nell'anno in corso.

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Più donne e più persone con un lavoro. In meno di quattro anni è più che raddoppiato il numero dei bisognosi che si sono rivolti ai centri Caritas sul territorio della provincia di Firenze. Dai 4.100 circa del 2006 siamo passati agli oltre 8.700 del 2009. E la tendenza è in crescita anche nell’anno in corso.

NUOVI POVERI. Non solo sono in aumento i bisognosi che ricorrono all’aiuto della Caritas, ma cambia il profilo socio-economico. In aumento le donne sia straniere che italiane (in entrambi i casi la percentuale supera il 40% nel 2010), dietro le quali spesso e volentieri c’è un’intera famiglia; e i cosiddetti “working poors”, coloro che un lavoro ce l’hanno, ma precario e con uno stipendio ancor più che precario. “Le problematiche lavorative – spiega Alessandro Martini, direttore Caritas Diocesana di Firenze – stanno soppiantando quelle abitative, nella spinta a cercare aiuto”.

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LAVORO. Proprio per quel che riguarda l’aspetto lavorativo emergono alcune conferme e alcune sorprese. Per quel che riguarda gli italiani, la fascia maggiormente rappresentata è quella degli adulti, con un livello molto basso di istruzione e di professionalità, disoccupati nel 70% dei casi (dati primo trimestre 2010). Mentre per quanto riguarda gli stranieri la situazione è ben diversa: spesso e volentieri si tratta di persone con un alto livello di istruzione, che svolgevano una professione altamente qualificata nel paese d’origine. Da noi, invece, svolgono per lo più “bad jobs”, lavori non qualificati e sottopagati. Anche se una certa selezione c’è: coloro che hanno un titolo di studio più alto trovano più facilmente impiego nel settore della cura e dell’assistenza alla persona, mentre coloro che erano disoccupati in patria spesso lo sono anche qui. Per gli altri continua a valere una netta segregazione lavorativa nei settori meno qualificati.

NAZIONALITA’. Per quel che riguarda gli stranieri le nazionalità più rappresentate sono tre: quella rumena, ormai presente da diversi anni come quella peruviana e quella somala. Una discreta fetta continua ad essere costituita da albanesi e marocchini ma in quantità più contenute rispetto agli anni precedenti al 2006.

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I DATI. I dati raccolti in quasi 4 anni di accoglienza sono stati sintetizzati in un volume, che sarà presentato mercoledì prossimo a Palazzo Medici Riccardi. E in una mostra fotografica, allestita in occasione dei 20 anni di attività del centro di ascolto per stranieri. La mostra, ad ingresso libero, sarà ospitata dalla Galleria Via Larga dal 2 all’11 dicembre.

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