venerdì, 29 Marzo 2024
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Firenze, babele di preghiere

L'area fiorentina è un po' una “Babele delle religioni”: ospita la comunità ebraica, quella musulmana, quella valdese, la Chiesa Ortodossa Russa e quella Rumena. Poi ci sono i i Metodisti e i Battisti, ma anche i Testimoni di Geova e gli Hare Krishna...

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Sulle colline fiorentine ogni mattina una ventina di persone si sveglia facendo il saluto al sole. Dopo la meditazione e i canti mattutini ognuno si dedica al compito che gli è stato assegnato all’interno della comunità, dalla cura del giardino, alla cucina, alla pulizia della villa.

Si tratta della Comunità degli Hare Krishna e la villa in questione è Villa Vrindravana, a San Casciano Val di Pesa. Fondata nei primi anni ’80, questa è una delle comunità più “giovani” e più piccole (20 devoti ma un centinaio di persone che frequentano la villa) tra le molte minoranze religiose che hanno trovato casa a Firenze e dintorni.

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Quella che ha radici più lontane nel tempo invece è la Chiesa Ebraica: l’esistenza degli ebrei nel capoluogo toscano è documentata fin dal Medioevo ed è noto che il ghetto aveva sede in quella che è l’attuale piazza della Repubblica. Un legame antico e profondo quello della comunità ebraica con la città, che ospita una delle sinagoghe più grandi d’Europa.

Anche la Chiesa Ortodossa Russa ha una relazione di lunga data con Firenze, stretta per mezzo della famiglia Demidoff che così tanto ha segnato la storia cittadina. Furono proprio i Demidoff a finanziare in larga parte la costruzione della chiesa in via Leone X.

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“Attualmente frequentano la chiesa un centinaio di fedeli, provenienti da diversi paesi. Russia, Moldavia, Serbia, Bulgaria, un paio di italiani e tanti georgiani” fa sapere Padre Ghiorghi, da 11 anni all’ombra dei pinnacoli colorati della Chiesa di San Nicola, che ricordano le cupole della cattedrale di Mosca.

Più ampia invece la comunità valdese, una “famiglia allargata di 224 membri” come spiega il Pastore Pawel Gajweski. Un numero rimasto pressoché stabile dagli anni ’60 ad oggi, attorno al quale ruota un altro centinaio di persone. Tutti impegnati nel sociale a vari livelli e intimamente legati alle altre Chiese Evangeliche, come i Battisti, circa un centinaio, e i Metodisti, una settantina di persone.

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Accanto a queste comunità di dimensioni contenute convive la ben più nutrita schiera dei Testimoni di Geova, seconda religione del Paese considerando i cittadini italiani e terza, dopo il culto islamico, considerando invece la popolazione totale (Fonte: Cesnur – Centro Studi sulle Nuove Religioni).

Diffusasi in tempi molto più recenti, la religione musulmana è arrivata a contare oggi più di 20mila fedeli a Firenze.

In espansione anche la Chiesa Ortodossa Rumena, ma si parla di ben altri numeri, al punto che la chiesa in Costa San Giorgio non basta più per i fedeli e durante le festività sono in molti ad accalcarsi all’esterno.

Infine il buddismo: tra le altre realtà in città ci sono l’ associazione Soka Gakkai e il Centro buddista italiano della via di Diamante, quest’ultimo frequentato da praticanti laici che si riuniscono settimanalmente vicino a Scandicci, località Le Bagnese.

 

Troppi fedeli, turni per entrare in moschea

Nel 1991 i seguaci dell’Islam erano una cinquantina: oggi secondo le stime dell’imam Ezzedin sono circa 20 mila. “Non abbiamo chiesto ufficialmente di costruire un minareto perché la società non è matura”

“Il profeta crede in quello che gli è stato rivelato dal dio, e anche i credenti fanno lo stesso e non c’è nessuna differenza fra messaggeri di dio, tutti i messaggeri sono uguali”. Lo dice il Corano, secondo capitolo, versetto 271. Significa che i credenti dell’Islam, i seguaci di Maometto, convivono con le altre fedi religiose. E così fanno anche a Firenze. La comunità musulmana è nata nel 1991:allora non si arrivava a nemmeno cinquanta persone alla preghiera del venerdì, quella più frequentata dai fedeli. Si riuniva in una stanza del centro La Pira. Nel tempo la comunità è cresciuta passando da via Sant’Egidio a piazza Scarlatti, e poi da via Ghibellina in Borgo Allegri dove si trova ancora.
 
Questi luoghi di preghiera hanno preso il nome di “moschea”, ma non hanno né cupole né minareti. I musulmani sono cresciuti soprattutto con l’aumento dell’immigrazione che oggi supera il 10 per cento nella popolazione residente a Firenze. Vengono da oltre venticinque paesi diversi. Marocchini, albanesi, egiziani, algerini, pakistani. Ma ci sono anche italiani che hanno deciso di abbracciare l’Islam: “Hanno trovato la fede e la sua ragione”, dice il presidente della comunità islamica Elzir Ezzedin. Stabilire il numero preciso dei fedeli alla religione musulmana in città è difficile.
 
Un grande indicatore è la preghiera di fine Ramadan a cui hanno partecipato quest’anno ben 6 mila fedeli. “Non tutti ovviamente -spiega Ezzedin- possono partecipare, per motivi di lavoro o perché non sono praticanti. Questo ci porta a pensare che nella provincia si possano contare intorno a 30 mila fedeli e in città almeno 20 mila persone”. Mentre la comunità cresce, lo spazio per pregare rimane sempre lo stesso. Uno stanzone, “un garage” come alcuni lo identificano, che è stretto al punto che in Borgo Allegri si fanno i turni di preghiera. Due al giorno, ad ognuno dei quali prendono parte almeno 700 persone.

 

C’è poi la moschea di Sorgane e la realtà dei rom musulmani al Poderaccio (una settantina).La moschea di Borgo Allegri non è soltanto luogo di preghiera. Per i fedeli rappresenta un importante punto di riferimento per vivere in città. Per affrontare le difficoltà di trovare un lavoro, una casa, o semplicemente per integrarsi in una società che ha diverse regole e doveri. Le difficoltà maggiori sono quelle che incontrano le donne. “L’uomo si nota meno -continua il presidente della comunità islamica- la donna invece porta il velo e la maggior parte dei nostri concittadini non è abituata a vederlo. Si fanno a volte delle battute che non sono sempre gradevoli”.
Costruire una nuova moschea è ancora un sogno. Che però rimane nella mente in attesa che i tempi siano maturi: “Non abbiamo chiesto in maniera ufficiale di costruirla -afferma Ezzedin- perché la società deve essere più matura. Speriamo di vedere un minareto che sia degno della bellezza di questa città d’arte”.

 

 

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