Quanto al “mismatch“, la discordanza tra titolo di studio e professionalità richiesta sul lavoro, invece, i dati sono più preoccupanti: aumentano i laureati, ma non la domanda di risorse umane specializzate.
“Un laureato su tre svolge un’attività per la quale la laurea non è richiesta – ha spiegato Lara Antoni, curatrice della ricerca Irpet – e i più penalizzati sono i laureati in discipline letterarie e scientifiche. Invece, i dottori nelle discipline chimico-farmaceutiche trovano occupazione nel loro settore al 93,1% e i medici al 96,7%”.
Conseguenza del mismatch è anche la disoccupazione, anche se dalle ricerche sembra che solo il 4% dei laureati non trovi occupazione. Forse, però, il dato è falsato da coloro che scelgono di continuare a studiare, facendo master, dottorati o altro.
Il consigliere regionale Andrea Agresti ha sottolineato, infine, la necessità di creare corsi di laurea più strettamente legati al territorio, così da dare maggiori opportunità di lavoro.