La Fontana del Nettuno è stata più volte oggetto di incursioni e danneggiamenti. Soprattutto dopo l’episodio dell’agosto 2005, su indicazione dell’assessore alla sicurezza e vivibilità urbana la direzione servizi tecnici ha iniziato a lavorare, in collaborazione con l’Ufficio Città Sicura, alla realizzazione di un nuovo sistema per il monitoraggio e sorveglianza del Biancone. E da questi approfondimenti è emerso che la tecnologia sul mercato non era adatta per una situazione particolare come quella della fontana del Nettuno.
Una situazione che deve fare i conti oltre che con la classica intrusione anche con elementi che possono disorientare i tradizionali sistemi: per esempio il volo degli uccelli, i lampeggianti delle auto delle forze di polizia e di soccorso, l’ingresso di piccoli animali incustoditi che risultano molto frequenti in un contesto come quello di una piazza. E infatti i sistemi tradizionali, in passato, hanno dimostrato la loro inefficacia generando una quantità di falsi allarmi tale da renderli nella pratica inutili. Per questo l’Amministrazione ha preso contatti con il dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Siena, dove erano già in corso ricerche avanzate nel settore. Questo rapporto si è consolidato dando vita a un progetto assolutamente innovativo di sorveglianza applicabile ai diversi contesti dei monumenti cittadini. Il sistema utilizza moderne telecamere mobili ad alta velocità (speed dome) coadiuvate da telecamere fisse.
In particolare una telecamere nadirale (che cioè inquadra la fontana da un punto di vista verticale da un’altezza di oltre 40 metri) e due telecamere speed dome. Normalmente la telecamera nadirale inquadra la fontana e in caso di intrusione nell’area vietata, sulla base di sofisticati algoritmi di elaborazione delle immagini, localizza gli intrusi e fa scattare l’allarme. A questo punto in automatico (ma tutto è visibile da una postazione all’interno del corpo di guardia della Polizia Municipale di Palazzo Vecchio dove scatta l’allarme) le due telecamere speed dome vengono orientate e fatte zoomare nella zona dell’intrusione in modo da avere una immagine ad alta risoluzione dell’intruso. Le telecamere mobili, oltre a registrare l’evento, riescono a identificare il volto della persona e se necessario la seguono negli spostamenti. Questo consente di scartare, in assenza di un volto e quindi di una intrusione umana, l’allarme innescato dalla telecamera nadirale riducendo di conseguenza i falsi allarmi. Il sistema è in grado di scegliere la telecamera giusta per avere l’inquadratura migliore ed è predisposto per gestire l’ulteriori apparecchi che potranno essere installati. Inoltre gli agenti del corpo di guardia di Palazzo Vecchio possono, in caso di allarme, accendere due fari che illuminano la fontana (utili ovviamente di notte) e avvisare l’eventuale intruso attraverso due altoparlanti (ma è possibile anche riprodurre messaggi registrati).
Questo sistema che sta per entrare in funzione può essere migliorato ulteriormente con un terzo elemento. Si tratta di sensori che potranno essere installati sotto le pietre dell’area chiusa che delimita la fontana: sensori capaci di percepire la pressione e quindi la presenza di persone. Così intelligenti da distinguere, sulla base appunto della pressione, se si tratta di una persona, di un animale o di un oggetto. I sensori potranno essere collocati sotto le pietre al momento in cui verranno effettuati i lavori di rifacimento della pavimentazione. Comunque, come sottolinea il professor Mecocci, “il sistema è già in grado di assolvere pienamente alla sua funzione di vigilanza. Utilizza infatti tecnologie all’avanguardia tanto che più che un semplice sistema di sorveglianza è una piattaforma multimodale di ultima generazione adattabile ai singoli contesti di utilizzo: è in grado di utilizzare mezzi diversi (telecamere, sensori, sistemi audio); può essere aggiornato introducendo ulteriori apparecchiature; è intelligente perché dotato di sensori che forniscono una descrizione semplice ed efficace all’operatore; conosce il contesto in cui opera perché è dotato di un modello 3D della zona in modo da poter indirizzare meglio le telecamere; è self-aware nel senso che ha conoscenza di se stessa tanto da poter gestire eventuali aggiustamenti futuri; e infine è self-lerning ovvero capace di autoapprendimento. Si tratta – precisa ancora Mecocci – di un sistema all’avanguardia che potrà essere adattato a vari contesti e quindi utilizzabile in varie situazioni”.
Dal punto di vista economico, il progetto è finanziato dalla Regione Toscana (96.000 euro), dalla Fondazione Ente Cassa di Risparmio (60.000 euro) e dal Comune (50.000 euro). Rientrano nel finanziamento anche la sorveglianza con un sistema analogo del Monumento al Genio Fiorentino di Mario Ceroli collocato in piazza Bambine e bambini di Beslan e alcuni progetti (ancora da ultimare) previsti dal Protocollo d’intesa per la sicurezza del patrimonio storico e artistico dell’11 aprile 2007. Si tratta della videosorveglianza della Galleria dell’Accademia, del Museo di San Marco e dell’Opificio delle Pietre Dure, di piazza Santa Maria Novella e di Orsanmichele.