In testa ci sono il vino toscano prodotto in Inghilterra con bustine ”fai da te”, il salame made in Danimarca e la polenta confezionata a Barcellona o Madrid. Ecco la hitparade dei prodotti del paniere toscano più contraffatti: specilità tipiche che fanno gola ai pirati del gusto, copiati, emulati e taroccati da mezzo mondo.
IL BUSINESS DEL TAROCCO. Un vero business quello dell’agro-pirateria e dei ”falsi cibi d’autore” che ogni anno, con la sua concorrenza sleale, costa alla nostra regione 30 mila posti di lavoro e un ammanco da 6 miliardi di euro per il Pil agricolo. Mentre 22 mila sono i posti già ”bruciati” dal cibo contraffatto negli ultimi 4 anni.
L’ALLARME. Cifre da capogiro, rese note da Coldiretti all’indomani della chiusura del Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione che si è tenuto a Cernobbio e che ha conferito alla Toscana il primato della “regione più taroccata del pianeta”.
LA HIT DEI CIBI TAROCCATI. Vino, in particolare Chianti e Montepulciano, olio, salumi e formaggi, come si diceva, guidano la classifica dei prodotti toscani più copiati, finiti nel cesto della vergogna in vetrina a Villa d’Este insieme a tanti altri falsi made in Tuscany. Coldiretti ad esempio ha scovato in Inghilterra il kit in bustina fai da te di vino Chianti e Montepulciano, il Chianti californiano, il “Tuscan Moon” spacciato per un vino sangiovese ma di toscano non ha davvero nulla. Poi c’è il “salame” prodotto in Danimarca, il “Fennel Pollin Saleme” venduto in accoppiata al vino, ancora toscano, il “Romulo”, extra virgin olive oil prodotto in Spagna, la polenta prodotta in Spagna fino al pecorino con tanto di marchio giusto per rassicurare il consumatore “natural and italian”.
I PROVVEDIMENTI. Come contrastare questa piaga? La legge regionale salva olio per garantire etichette trasparenti, chiare, leggibili, e non ingannevoli è solo la prima misura messa in campo dalla Toscana. “Ora però – afferma il presidente di Coldiretti Toscana Tulio Marcelli – sta alla politica decidere con chi schierarsi”. La parola d’ordine per Coldiretti è “tornare alla terra”. “I giovani che lavorano o vogliono lavorare in agricoltura sono in aumento – spiega Marcelli – mentre l’indice economico di produttività è in saldo positivo, ed è l’unico. Ci sono tutti i presupposti per una nuova rivoluzione agricola in Toscana ma la politica deve decidere da che parte stare. Vogliamo leggi decide e decisive”.