A Firenze c’era già stato nel 1966, per aiutare la città a risollevarsi dall’alluvione: ora è tornato per restarci. Giuseppe Betori, nuovo arcivescovo di Firenze – si è presentato ufficialmente ieri a Firenze con una messa solenne in Duomo, a cui erano presenti circa 5mila persone, tra cui diverse personalità del mondo ecclesiastico e politico, come i cardinali Camillo Ruini, Silvano Piovanelli e Ennio Antonelli e Mariano Crociata, il suo successore alla segreteria della Cei. Ma non solo, perchè a sentire le sue parole c’erano soprattutto tanti, tantissimi fedeli.
Ma la celebrazione in Duomo non è stato l’unico evento della “prima” giornata fiorentina di Betori, che ha iniziato la sua domenica con una breve sosta a San Giovanni Battista all’Autostrada, ha mangiato alla mensa della Caritas, si è recato nella chiesa della Santissima Annunziata e all’ospedale pediatrico Meyer, la “casa” dei bambini malati. “Ogni vita è degna di essere vissuta”, ha detto nell’occasione.
Poi la Messa in Duomo, dove è arrivato a piedi in una città vestita a festa per l’occasione: tanta era l’attesa per il nuovo arcivescovo, come dimostrato dalle migliaia di personi presenti, che hanno assistito alla sua “presentazione” e ascoltato le sue parole. In una giornata che è stata davvero di festa.
E anche il sindaco Leonardo Domenici ha voluto dare il suo benvenuto al nuovo arcivescovo. “Una sola parola prima di tutto: benvenuto, benvenuto a Firenze da parte di tutta la città”: queste le parole del primo cittadino fiorentino. “Benvenuto da parte delle istituzioni locali, dei cittadini, del popolo di Firenze, dei comuni vicini. Siamo particolarmente lieti di accoglierla in una cornice bellissima come è la giornata di oggi (ieri, ndr)- ha proseguito il sindaco – nella storia millenaria del Comuni italiani la presenza del vescovo, dell”episcopus’, è uno degli elementi costitutivi delle identità delle comunità locali. La sua presenza noi la avvertiamo tanto più importante pensando alle prime parole che ci ha rivolto, parole che hanno voluto testimoniare il suo desiderio e la sua volontà di integrazione profonda con questa città, il volersi sentire un fiorentino tra i fiorentini. Di questo noi già la ringraziamo moltissimo”.
“Abbiamo colto dalle sue parole una grande apertura, una grande manifestazione di sensibilità, anche ai problemi del nostro tempo – ha sottolineato Domenici – Firenze è una città speciale, è la città della pace, del dialogo, del confronto, della solidarietà. Ma è anche una città come le altre, che vive le sue contraddizioni e i suoi problemi. E con queste contraddizioni e questi problemi tutti noi dobbiamo fare i conti. Sentiamo particolarmente questo compito oggi, di fronte alle difficoltà che ci stanno davanti. Abbiamo colto nel suo riferimento a quel substrato profondo di volontariato, di associazionismo laico e religioso che è presente nella nostra città, la volontà di mantenere comunque una coesione sociale forte. E’ con questo spirito quindi che noi la accogliamo con rispetto e con amicizia, in una città in cui la presenza, la tradizione cristiana e le radici della Chiesa cattolica sono particolarmente profonde. Una città di santi, di grandi cardinali e vescovi, una città di gente comune che si sente al servizio della comunità. Io mi auguro, per quello che ancora mi aspetta del mio mandato che va verso la conclusione, di poter avere comunque in questi mesi un rapporto forte e fecondo con lei, di profonda collaborazione, nel segno e nel nome del comune servizio alla comunità e alla cittadinanza. Ancora una volta voglio dirle: grazie di essere qui e benvenuto a Firenze”.