A riferire la vicenda, è l’associazione Madre Provetta,che ricorda la vicenda passo per passo.
Nella prima ordinanza, lo scorso dicembre, emanata per motivi di urgenza (ex art. 700 cpc) il magistrato aveva disposto che il centro in questione effettuasse la diagnosi genetica, sugli embrioni, come richiesto dalla coppia, perche’ non vietata espressamente dalla legge 40.
Ieri la comunicazione di una seconda ordinanza, con cui il magistrato “Ha sospeso il giudizio sul caso specifico e disposto l’ immediata trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale per la rilevanza del caso e la non manifesta infondatezza di incostituzionalita”.
L’ordinanza di Firenze, spiega l’associazione “Amplia la riflessione ed indaga numerosi articoli della legge 40 sospettati di incostituzionalita”. L’atto, come di prassi, e’ stato notificato anche al Presidente del Consiglio dei Ministri e comunicato ai presidenti delle due camere del Parlamento.
Il si’, da parte di un giudice di Firenze, per il via libera ai test sugli embrioni da impiantare in una fecondazione assistita in caso di rischio di trasmettere una grave malattia genetica era arrivato lo scorso dicembre: oggi la sospensione del giudizio sul caso specifico e la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita rinviata alla Corte Costituzionale.
Il caso di partenza e’ lo stesso. Sette mesi fa il tribunale di Firenze ha autorizzato il centro, che aveva rifiutato la diagnosi pre-impianto, ad eseguire il test sugli embrioni di una coppia trentenne di Milano. Lei e’ portatrice di una grave malattia, la esostosi, che genera la crescita smisurata della cartilagine delle ossa. Da qui la richiesta del test da parte della coppia. Quindi il ricorso contro la decisione del centro che, seguendo la legge, non aveva accettato di fare i test sugli embrioni.
E, infine, l’ordinanza del giudice, con valore di sentenza, che ha deciso per il si’ ai test. In quella stessa decisione il giudice ha stabilito anche che e’ lecito rifiutare il numero obbligatorio di tre embrioni se una gravidanza gemellare puo’ mettere a rischio la salute della madre. La decisione dello scorso dicembre e’ arrivata prima delle nuove linee guida della legge 40 emanate dall’ex ministro della Salute, Livia Turco, il 30 aprile scorso, che rendono possibile la diagnosi preimpianto.