giovedì, 12 Dicembre 2024
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Meyer, il test per le immunodeficienze più innovativo del mondo

Viene effettuato ogni anno su gli oltre 30mila bambini che nascono in Toscana e permette di condurre una vita normale. Si sono tenuti sabato scorso all'ospedale pediatrico fiorentino gli stati generali sulla prevenzione delle immunodeficienze

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Si sono ritrovati tutti insieme per celebrare lo stretto legame che li lega e fare il punto sugli ultimi avanzamenti della ricerca in un campo, quello della diagnosi e della cura delle immunodeficienze primitive, in cui il Meyer è all'avanguardia nel mondo. A tre anni dal certificato di eccellenza conferito al centro di immunologia pediatrica da parte della Fondazione Jeffrey Modell, sabato scorso l'ospedale fiorentino ha organizzato una giornata di studio per fare il punto della situazione insieme a specialisti, genitori dei bambini in cura e donatori di sangue e midollo osseo.

Il metodo Meyer per tutti i nati in Toscana

I test di diagnosi precoce sviluppati al Meyer vengono condotti ogni anno con metodo molecolare a circa 8.000 bambini che nascono nella zona di Firenze, mentre da tre anni lo screening neonatale con spettrometria di massa viene effettuato sui 30mila bambini che ogni anno nascono in Toscana. Grazie a questa diagnosi i medici sono in grado di riconoscere l'eventuale difetto immunitario e dunque procedere in tempo con le necessarie terapie che possano garantire una qualità di vita ottima.

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Scienziati, donatori e genitori

All'incontro sono intervenuti Gaetano Priolo, presidente dell'Associazione pazienti (Aip), Lucia Bernazzi, referente del gruppo toscano Aip, Luciano Franchi, presidente Avis che ha parlato a nome delle associazioni donatori di sangue Avis, Fratres, Gruppo Interaziendale Donatori Sangue, Helios e Sergio Giuntini, vicepresidente nazionale dell'Associazione donatori midollo osseo. L’iniziativa è stata resa possibile dal supporto di Kedrion, azienda leader nel settore dei farmaci plasmaderivati.

La cura salvavita del Meyer

Accanto alla terapia antibiotica, i bambini con difetti immunologici vengono trattati con una cura salvavita: è la terapia a base di immunoglobuline, ovvero derivati del sangue umano. “Senza l’immenso dono di quanti danno il loro sangue – spiega il dottor Massimo Resti, direttore dell’Unità operativa complessa di pediatria del Meyer e uno degli inventori del brevetto sullo screening neonatale Idp – per questi bambini non ci sarebbe chance di vita. Il contributo dei donatori è così grande da renderne difficile persino la quantificazione. Basti solo pensare che per un bambino che pesa 20 chili occorrono 10 grammi di immunoglobuline ogni mese, risultato di oltre 11 donazioni di sangue. Prendete questo numero e moltiplicatelo per le fasi di crescita del bambino e la numerosità dei casi e capirete quanto è importante il regalo dei donatori di sangue”. La somministrazione che in passato avveniva in ospedale per via endovenosa, ora avviene a casa per via sottocutanea. “Basta una punturina indolore nella pancia – conclude la professoressa Chiara Azzari – e anche questo aspetto lo insegniamo ai genitori e ai bambini. Il nostro Centro detiene un piccolo record a questo riguardo: oltre l’80% dei nostri piccoli fa questa terapia meno invasiva. Il nostro dato è il più elevato in Italia e in Europa”. E’ questo è un ulteriore segno di civiltà nelle cure per una qualità di vita sempre migliore.

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