A chiedere aiuto nell’anno della crisi sono le categorie lavorative più a rischio: i contrattisti a termine, gli impiegati che perdono il posto improvvisamente a causa della crisi, i cassintegrati.
La povertà del Sud Italia è di 4-5 volte maggiore rispetto a quella del Nord con un’incidenza di oltre il 20% in Sicilia, Basilicata e Sardegna. Il Nord registra il 2,9%. Al Centro la situazione varia dal 17,5% del Lazio al 2,4% delle Marche.
RISCHIO USURA IN AUMENTO. Eppure, sempre secondo il Rapporto, la metà (52,8% dei casi) delle ”nuove famiglie povere” italiane non si rivolgono alla Caritas per ”orgoglio”, ”vergogna” o ”dignità”. Nel Mezzogiorno aumenta il ”rischio usura” dato dal ”sovraindebitamento delle famiglie, il difficile accesso al credito, il crollo della borsa, il boom delle carte di credito revolving e del gioco d’azzardo, la rateizzazione delle imposte” che rischiano di far scivolare migliaia di famiglie nella rete degli usurai.
REDDITI BASSI E DISOCCUPAZIONE. Un numero crescente di famiglie italiane si rivolge alla Caritas per problemi di ”reddito insufficiente rispetto alle normali esigenze della vita”: sono il 7,7% del totale. Nei centri di accoglienza del Mezzogiorno l’incidenza di famiglie italiane in difficoltà economica è superiore alla media nazionale (17,7%).
I bisogni espressi sono principalmente di tipo economico per il 56,8% degli italiani e per il 48,1% degli stranieri.
Seguono i problemi di occupazione: 44% degli italiani e 54,9% degli stranieri. Per questi ultimi sono anche rilevanti i problemi abitativi (21,8%). Le richieste espresse si concentrano soprattutto nella categoria Beni e servizi materiali, sia per gli italiani (46,1%) che per gli stranieri (51,3%). Seguono le richieste di Sussidio economico per gli italiani (20,8%) e le richieste di Lavoro per gli stranieri (33,5%).