Ancora guai per Aruba, megacentrale dei siti web, a pochi mesi di distanza dall’incendio che provocò il più vasto blackout della rete italiana. Questa mattina buona parte dei siti internet italiani ha avuto problemi di visualizzazione. La rivolta degli utenti si scatena sui social network.
INFURIATI. Aruba continua a non dare spiegazioni ufficiali ai disagi provocati in mattinata (oltre il 60% dei siti web .it usufruiscono dei servizi dello stesso provider). Se lo scorso aprile fu un incendio nella webfarm di Arezzo a mandare in tilt il sistema, stavolta pare che la responsabilità sia da addossare a un intervento tecnico, già programmato dall’azienda e segnalato sul sito web, nella sezione “Assistenza”.
RIVOLTA. L’intervento, però, avrebbe dovuto essere già concluso la notte scorsa, mentre questa mattina molti siti web erano ancora in “down”. Centinaia di utenti infuriati hanno scatenato una vera e propria rivolta online attraverso i social network. Twitter e Facebook sono stati letteralmente bombardati di post “incendiari”.
RICORSO. L’Adoc, associazione dei consumatori, preannuncia il ricorso alle vie legali per gli utenti danneggiati dal blackout, oltretutto ripetuto a breve distanza. “Stiamo ricevendo migliaia di chiamate e segnalazioni – dichiara il presidente dell’Adoc, Carlo Pileri – l’Adoc ha attivato prontamente il suo pool di legali per valutare la situazione e la possibilità di un risarcimento del danno subito, non escludendo un’eventuale class action a tutela degli interessi degli utenti”. I consumatori e gli operatori economici danneggiati potrebbero essere migliaia. “Molti siti di e-commerce e servizi al pubblico sono inattivi o bloccati – continua il presidente dell’Adoc – con un danno di milioni di euro. Consigliamo agli utenti interessati di inviare la documentazione, con annessa quantificazione, del danno subito alla società Aruba e all’Adoc per conoscenza”.