Si tratta del primo modello umano per lo studio in vitro dei meccanismi di formazione e mantenimento del tessuto adiposo, in particolare di quello viscerale, le cui alterazioni sono alla base dello sviluppo di patologie metaboliche quali obesità, diabete, insulino-resistenza.
La ricerca, nata nel Centro di ricerca, trasferimento e alta formazione Denothe – a cui hanno partecipato anche ricercatori dei dipartimenti di Medicina Interna, di Scienze Fisiologiche, di Anatomia, Istologia e Medicina Legale e di Chirurgia Generale – è in uscita sul numero di ottobre della rivista americana “The FASEB Journal”.
L’obesità deriva da un anomalo aumento del volume della cellula del tessuto adiposo, detta “adipocita”, derivante da incremento dei depositi intracellulari di grasso, e da un anomalo aumento del numero di adipociti, differenziati dal comparto di cellule staminali. L’accumulo di tessuto adiposo viscerale, più che l’eccesso di grasso corporeo sottocutaneo, è importante per le conseguenze metaboliche avverse associate all’obesità: il ruolo negativo del grasso viscerale è sostenuto da studi nell’uomo e nell’animale, nei quali la rimozione del grasso viscerale migliora marcatamente la resistenza insulinica.
“La messa a punto di un modello umano in vitro di cellule staminali della linea adipocitaria – ha sostenuto Michaela Luconi – ottenute in particolare dal grasso viscerale, risulta essenziale per investigare i meccanismi che regolano il fenomeno dell’obesità e le possibili cause cellulari dello sviluppo delle patologie metaboliche. Infatti, mancano ad oggi modelli umani per lo studio di tali processi. Lo studio – ha spiegato Luconi – riporta per la prima volta l’isolamento, la messa in coltura e la caratterizzazione di una popolazione di cellule staminali adipose adulte ottenute da tessuto adiposo umano addominale viscerale, in parallelo con la popolazione staminale ottenuta da tessuto addominale sottocutaneo dello stesso paziente”.
L’obesità, fenomeno in continua crescita in tutto il mondo (non più solo nei paesi industrializzati ma anche in quelli emergenti), predispone l’individuo ad un aumentato rischio di sviluppare disordini metabolici (arteriosclerosi, resistenza insulinica, ipertensione, diabete di tipo 2, sindrome metabolica, ipertensione, disordini cardiovascolari). L’epidemia associata ad obesità e disordini metabolici correlati, rappresenta anche una disfunzione sociale ed economica.
Attualmente nel mondo vi sono circa 1 miliardo di persone sovrappeso od obese. Nel 2000 i costi sanitari diretti e indiretti del sovrappeso e dell’obesità in età adulta ammontavano a circa 50 miliardi di dollari. Sulla base della conoscenza dei meccanismi molecolari e dei fattori che regolano l’adipogenesi potrebbero essere sviluppati nuovi farmaci e trattamenti più specifici ed efficaci nel trattamento e nella prevenzione di tali patologie metaboliche.