giovedì, 25 Aprile 2024
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Operazione ”Camaleonte”, imprenditore finisce a Sollicciano

Le accuse nei confronti dell'uomo, un 57enne che operava nel settore del commercio di telefonia ed elettrodomestici, sono quelle di bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale per oltre 54 milioni di euro. Perquisizioni nello studio di un avvocato.

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Bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale: un imprenditore finisce a Sollicciano.

IMPRENDITORE E AVVOCATO. Questa mattina i finanzieri della Tenenza di Pontassieve hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP di Firenze, dott. A. A. Pezzuti, su richiesta del PM dr. Luca Turco, nei confronti di un imprenditore 57enne della Valdisieve, operante nel settore del commercio di telefonia ed elettrodomestici. Nello stesso ambito sono state eseguite perquisizioni domiciliari nell’abitazione e nello studio di un avvocato fiorentino. I reati ipotizzati sono la frode fiscale e bancarotta fraudolenta.

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EVASIONE FISCALE. Le indagini, condotte dai finanzieri di Pontassieve a partire dall’ottobre 2010, hanno fatto emergere – spiegano le fiamme gialle – un “vorticoso succedersi di strutture societarie aventi come unico scopo quello di creare un’ingente evasione fiscale nonché di ostacolare i creditori nel recupero dei loro crediti per le vendite fatte alle società oggetto di indagine. Con una catena continua di fallimenti  (complessivamente 7 a partire dal 2005 al 2010) non sono stati dichiarati ricavi conseguiti per oltre 45 milioni di euro, non è stata versata IVA per 8,3 milioni di euro, IRAP per 450.000 €,  ritenute IRPEF per 618.000 di euro”.

MODUS OPERANDI. L’imprenditore gestiva una serie di società (tutte intestate a dei “prestanome”  reclutati tra i suoi dipendenti) aventi per oggetto la vendita di prodotti elettrodomestici ed elettronici. I punti vendita (affiliati anche a noti brand del settore) erano ubicati nel centro Italia (Firenze, Terni, Ascoli Piceno, Pesaro, Viterbo, Piombino, Tarquinia). Per tutte queste società non è stata mai presentata alcuna dichiarazione fiscale né sono stati effettuati i versamenti di imposte o di ritenute fiscali operate sulle retribuzioni dei dipendenti. Le società acquistavano le merci senza pagarle e, dopo aver operato per un breve periodo in questo modo, chiudevano con un enorme passivo, in danno dei fornitori e dell’Erario. Il passaggio tra la società “decotta” e la nuova società avveniva mediante conferimenti ovvero cessioni di azienda o rami d’azienda ad altra società, appartenente alla medesima organizzazione ed intestata alla solita testa di “legno”.  Tutto questo avveniva poco tempo prima che i creditori iniziassero a intraprendere le dovute azioni legali per il recupero dei loro crediti.

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TENORE DI VITA. Con questa condotta – continua la guardia di finanza – sono rimaste “truffate” dall’imprenditore arrestato circa una dozzina di aziende che, dal 2005, avevano fornito merce per un ammontare di oltre 30 milioni di euro. Il tenore di vita dell’imprenditore è risultato essere molto alto. Infatti, l’uomo viveva in una villa nel comune di Rufina (con tanto di piscina coperta riscaldata) ed era solito utilizzare auto di grossa cilindrata. Nel procedimento penale sono interessate altre 9 persone (tra cui 2 professionisti) che avrebbero coadiuvato l’arrestato nella sua condotta criminale. L’imprenditore è stato condotto al carcere di Sollicciano.

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