Una regione meno densamente popolata della media italiana – conta oltre 3 milioni e 700mila abitanti- con una significativa presenza di stranieri (quasi uno su dieci abitanti) e un’elevata percentuale di anziani (il 23% degli abitanti ha più di 65 anni). Ecco a grandi linee la fotografia della Regione Toscana, che si ritrova nella terza edizione dell’Annuario Statistico Regionale pubblicato dalla stessa Regione, insieme a Istat e Unioncamere Toscana, e consultabile sui siti istituzionali di Istat (www.istat.it), Regione Toscana (http://www.regione.toscana.it/pubblicazioni/) e Unioncamere Toscana (www.starnet.unioncamere.it).
AMBIENTE. Ecco alcuni numeri. La Toscana, con 162 abitanti per chilometro quadrato, è meno densamente popolata rispetto alla media nazionale (200 abitanti per chilometro quadrato). La produzione di rifiuti urbani procapite continua a ridursi (-3,1%) scendendo nel 2009 a 663 chilogrammi per abitante: sono infatti diminuiti i rifiuti indifferenziati pro-capite (-5,5%) grazie all’incremento della raccolta differenziata, che ha raggiunto il 38,6% della produzione totale di rifiuti urbani.
POPOLAZIONE. I residenti in Toscana erano, alla fine del 2009, 3.730.130, con un incremento di 22.312 persone rispetto all’anno precedente, grazie al positivo saldo migratorio (+32.042) che compensa il crescente divario tra nascite e morti (-9.730). Nel 2009 tornano in particolare a diminuire le nascite, dopo l’incremento degli anni precedenti. Gli stranieri residenti sono 338.746, pari al 9,1% della popolazione residente complessiva.
ANZIANI E GIOVANI. Gli indici di struttura della popolazione toscana delineano l’immagine di una regione con una forte presenza di anziani. La speranza di vita alla nascita è pari a 79,6 anni per gli uomini e 84,5 per le donne, a fronte dei corrispondenti indici nazionali di 78,9 per gli uomini e 84,1 per le donne. I giovani tra i 15 e i 24 anni rappresentano l’8,5% della popolazione in Toscana, una quota inferiore a quella italiana (10,1%) ma con una dinamica positiva negli ultimi anni. Il tasso di fecondità – numero medio di figli per donna- si attesta su valori inferiori alla media nazionale (1,41).
ISTRUZIONE. I laureati rappresentano l’11,2% della popolazione con oltre 15 anni, una quota che è tornata a crescere nel 2010 dopo la battuta di arresto dell’anno precedente. La quota di diplomati, invece, è cresciuta ininterrottamente dal 2004, arrivando a rappresentare, nel 2010, il 28,0% degli over-quindicenni. Sono soprattutto i giovani di sesso maschile ad abbandonare prematuramente gli studi, probabilmente attratti da opportunità di lavoro anche senza titolo di studio.
ECONOMIA. Nel corso dell’anno 2010 l’industria manifatturiera è tornata in terreno positivo, anche se con una ripresa timida e incerta, segnando un incremento del fatturato (+5,2%) nettamente insufficiente a recuperare la capacità produttiva persa nel 2009 (-17,0%). Il fatturato delle imprese artigiane segna invece un’ulteriore perdita (-6,2%), che si aggiunge alla pesante contrazione del 2009 (-15,4%) e al susseguirsi dei risultati negativi accumulati negli anni precedenti.
LAVORO. Se nel 2009 gli effetti della crisi sul mercato del lavoro erano stati attutiti dall’azione degli ammortizzatori sociali, nel 2010 gli occupati toscani si sono invece ridotti dell’1,0%, a causa dell’emorragia di 34mila posti di lavoro dell’industria in senso stretto (-10,3%) che gli incrementi di agricoltura (+4,2%) e servizi (+0,6%) non sono riusciti a compensare. Il tasso di disoccupazione (6,1%) è salito così di quasi due punti percentuali rispetto al dato pre-crisi (4,3% nel 2007): i giovani tra i 15 e i 24 anni hanno pagato un prezzo drammaticamente elevato, con un tasso di disoccupazione giovanile che dal 13,7% del 2007 è balzato al 23,1%. Il divario tra tasso di occupazione maschile (73,3%) e femminile (54,5%) è ancora lontano dall’essere colmato; nonostante il maggior livello di istruzione, la popolazione femminile continua ad incontrare maggiori difficoltà all’ingresso nel mercato del lavoro.
Nel 2010, le imprese hanno continuato a fare un ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali, ed in particolare alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (+144% le ore autorizzate rispetto al 2009) e in deroga (+351%). In tale contesto, la riduzione del 36% del ricorso alla Gestione Ordinaria non può essere interpretata in modo univocamente positivo, essendo in molti casi imputabile all’impossibilità di continuare a usufruire di tale tipologia di intervento a causa del superamento dei limiti di utilizzo previsti dalla legislazione in materia. Il passaggio da ordinaria a straordinaria/in deroga testimonia inoltre più diffuse situazioni di crisi aziendale, e un crescente stock di lavoratori che rischiano di essere espulsi dal mercato del lavoro.