Diciassette gli indagati che, secondo la GdF di Siena, reperivano “sistematicamente enormi quantità di vino non rispondente al disciplinare (Igt o Docg), anche di bassissima qualità, per poi procedere ad assemblaggi per un quantitativo stimato pari a circa 10 milioni di litri”.
Le miscele venivano poi rivendute sul mercato con denominazioni di pregio (tra cui, di nuovo, anche Brunello e Rosso di Montalcino).
Per nascondere i reali trasferimenti del prodotto da un’area geografica all’altra, venivano usati sistemi di falsificazione di registri di produzione, di vinificazione e di fatture fiscali.
Le indagini sono nate durante gli accertamenti relativi all’inchiesta sul Brunello di Montalcino che ha visto indagate 13 aziende (93 avvisi di garanzia) tra le più note del Consorzio di tutela del Brunello per aver prodotto vini non conformi al disciplinare. Il gip di Siena, riferisce la GdF, ha accolto le richieste di sequestro preventivo avanzate per le ipotesi di reato di associazione a delinquere e frode in commercio aggravata.
Le aziende coinvolte risiedono in gran parte in Toscana e in Abruzzo, Trentino, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna.