venerdì, 26 Aprile 2024
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“Sei mesi di carcere per Cioni”

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Sei mesi di carcere per l’assessore Cioni, imputato di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. Li ha chiesti il pm Luca Turco al processo relativo al presunto rapimento di un bambino da parte di una nomade di Firenze.

I fatti risalgono all’ottobre di tre anni fa, quando la madre del piccolo denunciò ai Carabinieri un tentativo di rapimento da parte di due rom in via Calzaioli. La donna dichiarò di aver chiesto aiuto alla polizia municipale sostenendo di non averlo ricevuto. Pochi giorno dopo, i  vigili interessati presentarono una relazione in cui ricostruivano l’evento in modo differente e spiegavano che la mamma si era sì rivolta a loro,ma per un tentativo di furto di un braccialetto indossato dal bimbo.

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 Per quei vigili oggi è stato chiesto un anno e mezzo di reclusione con le accuse di falso, calunnia e omissione d’atti d’ufficio: a loro infatti è stato contestato di aver scritto una relazione falsa, calunniato la donna e di non aver informato tempestivamente l’a.g. del tentato sequestro.

Per Cioni, invece, il pm ha chiesto la condanna per aver dato alla stampa la famosa relazione priam che arrivasse nelle mani dell’autorità giudiziaria.

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Per ascoltare le ragioni dei difensori, bisognerà attendere il 23 gennaio prossimo. Cioni intanto, dice la sua:

“Apprezzo la richiesta del pubblico ministero dalla quale si evince che il 25 ottobre 2005 a Firenze nessuno abbia tentato di rapire un bambino. E sono altrettanto felice che un innocente non sia in galera“.

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“Ho agito nell’esclusivo interesse della città – ha aggiunto – nell’ambito delle prerogative che mi dà la legge e che mi impone un dovere di vigilanza sul Corpo di Polizia Municipale. Ritengo che la richiesta di condanna sia totalmente infondata in quanto mi sono limitato a diffondere le risultanze di un’indagine amministrativa tendente ad accertare eventuali responsabilità disciplinari a carico di appartenenti al Corpo. Resto comunque pienamente fiducioso che alla fine il tribunale riconoscerà la verità dei fatti e la totale correttezza della mia azione”.

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