venerdì, 26 Aprile 2024
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Sotto l’albero? Quest’anno c’è la crisi

Quest'anno saranno molti i fiorentini costretti all' austerity dalla crisi. Aumenta il ricorso agli ammortizzatori e sono tante le famiglie che si ritrovano con un solo reddito e che devono chiedere aiuto ai nonni di casa. Ma c'è anche chi è costretto a lavorare anche durante le festività.

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Il Natale difficile dei cassintegrati

Con i morsi della crisi sulla pelle, i lavoratori fiorentini s’apprestano a vivere un Natale sottotono. Il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria sta infatti aumentando a ritmo sostenuto, obbligando tante persone a trascorrere le feste tra sacrifici e ristrettezze. Calcolando che per legge l’ammontare di questi ammortizzatori sociali non può superare gli 800 euro al mese (con poche eccezioni), ben si comprende come per migliaia di famiglie, quest’anno, i regali siano l’ultima preoccupazione . Chi può permettersi un paio di scarpe da 200 euro? Chi può comprare un televisore nuovo o concedersi una vacanza sulla neve? Semmai qualche dono improvvisato con un po’ di fantasia, solitamente oggetti che abbiano una concreta utilità per chi li riceve.

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Per il resto, molti di questi lavoratori non possono che concentrarsi sulle necessità di tutti i giorni, su quelle spese indispensabili (affitto, mutuo, bollette, vestiti) per un’ esistenza dignitosa. Con un salario che mediamente oscilla sopra e sotto i 1000 euro e la contrazione di tredicesima e quattordicesima, inoltre, le famiglie mono reddito devono aggrapparsi soprattutto ai pensionati: a nonni e nonne, che negli ultimi due anni stanno in qualche modo arginando la crisi del sistema. Le cifre, d’altra parte, parlano chiaro. Chi prima guadagnava 1500 euro e adesso si ritrova in cassa integrazione per tre settimane al mese, per esempio, resta con non più di 900. Lo spettro della povertà si agita dunque nelle case dei lavoratori in difficoltà, preoccupati ovviamente anche del proprio futuro in azienda. Quali prospettive possono dare le imprese che ricorrono agli ammortizzatori sociali? Nella speranza che la ripresa annunciata dal governo nazionale si materializzi al più presto, molti addetti ai lavori invocano non solo il rifinanziamento degli strumenti di tutela, ma una una vera e propria svolta nella politica economica nazionale, a cominciare dalla formazione e dall’innovazione tecnologica nei settori più in difficoltà.

Di certo c’è che il ricorso agli ammortizzatori sociali, nelle loro varie declinazioni, non può essere l’unica ricetta contro la crisi dei mercati. La cassa integrazione è infatti un’esperienza dolorosa, perché alla componente economica (l’80 per cento della retribuzione che sarebbe spettata per le ore di lavoro non prestate) si accompagna spesso il disagio psicologico di chi vede stravolta la propria vita quotidiana. I giorni di festa, che l’iconografia nazional popolare incornicia in un trionfo di sentimenti familiari, possono anche peggiorare le cose. New deal o meno, un intervento radicale pare dunque necessario. Altrimenti anche il prossimo Natale si trasformerà in una mesta corsa al risparmio, con le pubblicità della televisione a fare da stridente contrappunto.

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Quelli che le feste le passano a lavoro

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Se è vero che il tran tran della città non conosce feste, Natale e Capodanno di certo non fanno eccezione. Mentre infatti la gran parte dei fiorentini si dedica con passione a cotechino, panettone e spumante, c’è sempre chi, per contro, deve mantenere in funzione servizi e attività. Dagli ospedali alle discoteche, dai ristoranti ai negozi, l’andirivieni cittadino non si ferma mai, neppure per brindare.

E’ questa la dura realtà dei lavoratori stakanovisti (forzati e non), quelli che, sempre più spesso oramai, le feste le vedono solo con il cannocchiale. Per inquadrarli meglio però, andrebbero divisi in due categorie: i “furbi” ed i “costretti”. I primi rappresentano quella cerchia di persone che sceglie di restare a lavoro durante le feste per godersi le ferie in altri periodi dell’anno, magari risparmiando su possibili vacanze bianche o escursioni in montagna. I secondi, senza dubbio più sfortunati, sono invece quelli che devono lavorare anche quando preferirebbero starsene a casa. La lista è lunga: medici, farmacisti, operatori sanitari, forze dell’ordine, autisti pubblici, ma anche cuochi, camerieri, baristi e dipendenti delle sale cinematografiche.

Forse non saranno tutti contenti, ma è pur vero che il tornaconto economico non è trascurabile. In alcuni casi è anzi chiaro che restare a lavoro durante le feste natalizie diventa questione di affari. Ed ecco che qui compare una nuova interessante categoria: quella dei “lungimiranti”, coloro che vogliono lavorare a Natale e Capodanno per guadagnare di più. Già, perché in questo periodo i profitti in certi settori sono circa il doppio rispetto al normale e le opportunità di trovare impieghi part time e redditizi si moltiplicano. Moltissimi negozi nell’ambito del franchising, per esempio, cercano nuovo personale per i giorni festivi, così come accade negli alberghi del centro e nei ristoranti, senza poi contare la necessità di sostituire chi per un po’ se n’è andato in vacanza. Ma al di là delle solite occasioni lavorative più o meno note, ci sono anche altre figure professionali spesso sottovalutate: tra le più richieste troviamo baby sitter, animatori, guardarobieri, maghi, cuochi a domicilio, impacchettatori di regali, vetrinisti specializzati in decorazioni e persino babbi natali e befane destinati per lo più ai centri commerciali. In tempi di crisi, com’è normale che sia, si fa questo ed altro.

Non solo giovani, ma anche persone più mature possono lanciarsi nell’avventura, a patto di dimenticare la cara vecchia vigilia e il crepitio dei fuochi di fine anno. E se il Natale a qualcuno regalerà un nuovo contratto, chissà che sotto l’albero un lavoratore stanco non trovi in dono anche un po’ di ferie.

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