I cittadini extracomunitari potranno usufruire di servizi per il superamento delle barriere linguistiche e culturali, oltre che di quelli tradizionali che forniscono vitto e alloggio, ma potranno anche vedersi riconosciuti i titoli professionali ottenuti nel paese d’origine.
Per quanto riguarda il servizio sanitario, la legge prevede la realizzazione di una tessera STP (straniero temporaneamente presente) che renderà possibile l’accesso alle cure mediche, in ospedale o in ambulatorio. Alcuni servizi sono completamente gratuiti, mentre per altri è richiesto il pagamento di un ticket.
Tutto ciò prevede anche la realizzazione di una rete di sportelli informativi che aiutino i cittadini stranieri nei rapporti con la pubblica amministrazione, specie per i procedimenti di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno.
“La nostra intenzione con questa proposta di legge – ha spiegato il presidente Claudio Martini – è di affrontare questo delicato tema in modo serio e concreto e non demagogico. La nostra idea è di rendere più semplice la condizione dei regolari e di combattere l’irregolarità. Chi vive e fa il proprio dovere civico in Toscana deve vedersi semplificata la vita. Pensiamo cosa potrebbe succedere se un giorno tutti gli stranieri che vivono in Italia decidessero di assentarsi per un paio di mesi? Interi settori produttivi sarebbero costretti a chiudere, il paese si fermerebbe. Queste persone sono per noi un’opportunità non una minaccia“.
“La legge che presentiamo – ha continuato Martini – non ha la pretesa di creare ex novo un nuovo sistema di servizi per il cittadino straniero ma di potenziare e sviluppare quelli che già ci sono. Vogliamo creare le condizioni per informarli su ciò che è un loro diritto avere, per renderli concretamente parte integrante e attiva della società in cui vivono”.
“Questo testo di legge – ha ricordato l’assessore alle politiche sociali Gianni Salvadori – è stato il frutto di un percorso concertato e partecipato, al quale ha contribuito tutta la società toscana. Il fenomeno ormai è inarrestabile, occorrono regole certe ed omogenee per governarlo. Non vogliamo che gli immigrati vengano trascinati dentro un sistema, che gli siano imposte delle regole ‘dall’alto’. Devono essere loro i protagonisti attivi della comunità in cui hanno scelto di vivere. Una delle condizioni principali per far si che ciò si realizzi è informarli delle opportunità a loro disposizione“.