giovedì, 28 Marzo 2024
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Una biblioteca per Peppino Impastato

Al giornalista ucciso da Cosa Nostra è stata intitolata la biblioteca dell’istituto industriale Leonardo Da Vinci. L’assessore Di Giorgi: "Orgogliosi di questa scelta. E’ uno dei simboli della lotta alla mafia".

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E’ stata intitolata a Peppino Impastato, il giornalista ucciso da Cosa Nostra il 9 maggio 1978, la biblioteca dell’istituto industriale ‘Leonardo Da Vinci’, in via del Terzolle. All’iniziativa erano presenti, oltre al preside Massimo Batoni, anche il fratello di Impastato, Giovanni e il sostituto procuratore Ettore Squillace Greco, magistrato della direzione distrettuale antimafia di Firenze.

Giuseppe, ‘Peppino’, Impastato era un giovane giornalista di Cinisi (in provincia di Palermo) che dalle frequenze di ‘Radio Aut’ metteva alla berlina i mafiosi del suo paese. Oggetto principale dei suoi attacchi era il boss Gaetano Badalamenti, uno sgarro all’allora capo di Cosa nostra che Impastato pagherà con la vita 31 anni fa. «Qualche mese fa, applicando la ‘legge del campanile’ alla toponomastica – ha ricordato l’assessore Di Giorgi – il signor Cristiano Aldegani, sindaco leghista di Ponteranica, ha deciso che la biblioteca comunale non può portare il nome di Peppino Impastato, vittima della mafia. E’ un gesto grave, un colpo all’idea che esista una memoria condivisa, un passato comune, intessuto di vicende esemplari capaci di parlare al Paese intero».

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«Questo di oggi, invece – ha sottolineato Rosa Maria Di Giorgi – è un momento importante, emozionante e coinvolgente. Oggi siamo qui perché il Comune di Firenze, attraverso lo statuto, ovvero la sua carta fondamentale, afferma espressamente di improntare la sua attività ai valori della legalità, del rispetto degli altri e della solidarietà». «Da parte nostra – ha aggiunto – siamo felici di poter destinare risorse per educare i giovani, fin dalle elementari, ai temi della legalità e della lotta alle mafie: gli insegnanti devono farli diventare patrimonio comune. Uno sforzo che sentiamo ancor più importante dopo che, in questi mesi, il nostro Paese è diventato un modello negativo agli occhi dell’Europa e del mondo. E’ un Paese che ‘respinge’ gli immigrati, i rifugiati. Come ha preteso e ottenuto la Lega, la stessa forza politica che ha scelto di togliere la targa a Impastato dalla biblioteca di Ponteranica». «Contro questa politica – ha concluso l’assessore Di Giorgi – educhiamo i giovani a non distrarsi, ad essere cittadini attivi, a impegnarsi per diffondere la cultura del rispetto delle regole».

L’inchiesta sull’omicidio di Impastato è stata costellata da gravi mancanze. All’inizio stampa, forze dell’ordine e inquirenti parlarono di atto terroristico nel quale l’attentatore sarebbe rimasto vittima e di suicidio dopo la scoperta di una lettera scritta in realtà molti mesi prima. Grazie all’attività del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta Impastato, che ruppero pubblicamente con la parentela mafiosa, dei compagni di militanza e del centro siciliano di documentazione di Palermo (che oggi porta il suo nome) venne individuata la matrice mafiosa del delitto e sulla base della documentazione raccolta e delle denunce presentate l’inchiesta giudiziaria viene riaperta.

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Nel 1998 presso la commissione parlamentare antimafia si è costituito un comitato sul caso Impastato e il 6 dicembre 2000 è stata approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini. Dal punto di vista giudiziario il 5 marzo 2001 la corte d’assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a trent’anni di reclusione. L’11 aprile 2002 il boss Gaetano Badalamenti è stato condannato all’ergastolo.

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