Ippodromi, un lungo inverno in attesa della grande svolta
Anno cruciale, il 2010, per l’ippica fiorentina. Nonostante la firma della convenzione tra il comune e l’ente gestore risalga a un anno fa, infatti, gli impianti del Visarno e Le Mulina s’apprestano a subire un cambiamento radicale. La svolta si deve all’amministratore delegato di Ippodromi fiorentini s.p.a., Concetto Mazzarella, che già nei mesi scorsi aveva presentato a grandi linee il suo piano di rilancio. Punto qualificante del progetto è l’accorpamento delle corse di trotto e di galoppo in un’unica struttura, il Visarno, destinata ad ospitare anche un mini casino, un ristorante e una sala-eventi. L’impianto de Le Mulina, così, potrebbe tornare nella disponibilità del Comune o essere convertito ad altra destinazione.
“E se invece il trotto scomparisse del tutto?”, sussurra sibillino un operatore dell’ippodromo. “Ci vuole poco, basta spostare le corse altrove”. Una sensazione diffusa ma senza alcun riscontro, che ben spiega il clima di incertezza che si respira tra gli addetti ai lavori. Oltre un mese fa, d’altra parte, Ippodromi fiorentini s.p.a. ha aperto le pratiche di licenziamento per 18 dipendenti (su 48), tra cui molte donne e molti giovani. “Ci avevano offerto un contratto di solidarietà ma non abbiamo accettato – spiegano dalla r.s.u – perché pagare colpe altrui?”. Ippodromi fiorentini s.p.a. ha motivato la riduzione di personale con l’ostracismo dei lavoratori e la crisi complessiva del settore.
Lo stesso Concetto Mazzarella, proprietario dell’ippodromo di Siracusa, ha poi indicato nell’austerity imposta dall’Unire (tagli ai costi, diminuzione del numero di corse) una delle cause principali del ridimensionamento.Oltre ai 18 licenziati, ad ogni modo, a pagare le spese del crollo delle scommesse è soprattutto lo storico impianto di via del Pegaso, fino a pochi anni fa tra i più “remunerativi” di tutta la penisola. Un declino su cui molti operatori si dividono, chi prendendosela con la concorrenza, chi lamentando le condizioni quasi fatiscenti della struttura. Di certo c’è che la girandola di cessioni di ramo d’azienda che ha interessato l’ente gestore (da Ippodromi & Città a Cascine S.r.l. fino all’attuale Ippodromi fiorentini s.p.a.) prima e dopo l’assegnazione del bando di gara (30/09/2008), ha comportato il rinvio di molti lavori necessari al perfetto funzionamento de Le Mulina.
La delibera di giunta adottata l’11/11/2008, relatore Tea Albini, indicava nel 31/11/2009 il limite ultimo per ristrutturare “La palazzina ex biglietteria distrutta da un incendio … e la Palazzina Scuderie”. Interventi mai ultimati, ma che un provvedimento dirigenziale del settembre scorso ha ulteriormente prorogato all’aprile 2011, proprio alla luce del cambio di gestione. “Che almeno si investa sul Visarno”, commenta sconsolato un vecchio scommettitore, mentre si passa tra le dita uno scontrino stropicciato. Poco distante, un gruppetto di fantini conversa allegramente e due operai si divertono a fare arrabbiare la barista. Loro, più di altri, sentiranno la mancanza del vecchio Le Mulina, luogo di vizio solo per alcuni.
Un esercito di persone “risucchiate” dal vizio
Con l’avvento di internet e il boom delle scommesse sportive le corse dei cavalli hanno perso centralità nell’immaginario degli amanti del gioco. Quote troppo basse, feroce concorrenza (soprattutto on line) e i dubbi striscianti sul regolare svolgimento delle gare hanno infatti relegato l’ippica ad un ruolo marginale. Il flusso di puntate a livello nazionale cala al ritmo di svariati milioni di euro l’anno (500 in meno tra il 2007 e il 2008!), mentre gli ippodromi hanno perso gran parte della loro clientela. Lontani i tempi in cui a Firenze c’era la fila per pagare l’ingresso a Le Mulina, distante anni luce il periodo d’oro delle agenzie ippiche.
Ormai negli innumerevoli centri autorizzati alla raccolta di scommesse è il calcio a farla da padrone, mentre sono le slot machine (tarate al 75 per cento) a preannunciarsi come l’affare del secolo. Pochi spiccioli di manutenzione e un numero altissimo di potenziali giocatori hanno spinto le principali agenzie come i semplici tabaccai a ricorrere a queste “macchine da profitto”. In via Martelli, a tal proposito, si è giunti a costruire una stanza ad hoc ad uso e consumo dei fumatori, mentre un progetto simile è in cantiere anche per i vecchi locali de La Rotonda di via del Prato. A breve, grazie ad un sofisticato sistema di collegamento tra le macchine, dovrebbe partire anche una sorta di super enalotto nazionale delle slot machine, con tanto di montepremi milionario.
La necessità di porre un limite al gioco “selvaggio”, a questo punto, comincia a farsi largo tra gli stessi addetti ai lavori, stanchi di scacciare ragazzi minorenni e di vedere padri di famiglia scialacquare gran parte del proprio stipendio. “Sono scene che preferirei non vedere – spiega il direttore di un noto centro scommesse che vuol mantenere l’anonimato – Se tra i giocatori di cavalli manca il ricambio generazionale, in tutti gli altri casi la clientela è davvero troppo giovane. E’ una situazione che mi ricorda il periodo del cambio lira- euro: quanti sprechi e quanta incoscienza in quegli anni”.
Davvero complicato arginare un fenomeno in così rapida espansione, anche alla luce delle frantumazione dell’offerta in mille opportunità. Lo Stato, d’altra parte, beneficia non poco dell’“azzardo” legalizzato, accantonando quella vocazione proibizionista tante volte praticata. Si calcola infatti che circa l’80 per cento degli italiani scommetta regolarmente, mentre sono 700 mila i giocatori affetti da vizio conclamato.Cifre che aiutano a inquadrare ancor meglio la crisi dell’ippica, che rispetto alle altre declinazioni del mondo del gioco (poker on line, slot machine, lotterie, concorsi a pronostico) segna decisamente il passo. L’Italia raccontata in “Febbre da cavallo”, d’altra parte, è poco più di uno sbiadito ricordo.