“Sono stati elaborati – ha spiegato l’assessore all’educazione – tenendo conto delle modifiche intervenute nel tempo nella disciplina dei rapporti di lavoro, nonché dell’attuale situazione di crisi occupazionale e di particolare difficoltà economica delle famiglie. Si è ritenuto di equiparare, ai fini dell’attribuzione del punteggio, situazioni lavorative precarie, a tempo parziale, di non occupazione o frequenza a corsi di studio, alle posizioni di lavoro a tempo indeterminato ed a tempo pieno che nei precedenti criteri risultavano avvantaggiate“.
“Abbiamo poi attribuito una maggiore rilevanza alla condizione economica del nucleo familiare – ha aggiunto – considerando anche l’incidenza del pagamento del canone di affitto o della rata del mutuo in rapporto alla condizione economica della famiglia. Ulteriori elementi significativi per l’attribuzione del punteggio sono stati individuati nell’orario di lavoro dei genitori. Adesso terremo conto delle situazioni più disagiate quali turni notturni o attività svolta fuori regione; nel carico familiare l’età dei bambini; nelle situazioni particolari l’assenza di un genitore, l’affidamento esclusivo o congiunto del bambino, l’affidamento familiare sia del bambino da iscrivere al servizio che di altri minori, lo stato di malattia o handicap del bambino o di familiari presenti nel nucleo”.
“Queste scelte – ha proseguito l’assessore all’educazione – permetteranno una maggiore diversificazione dei punteggi rispetto alle modalità adottate nel passato che di fatto producevano una standardizzazione nella valutazione delle situazioni familiari. Ad esempio, per il lavoro si attribuiva lo stesso punteggio indipendentemente dall’orario svolto e non si teneva conto di eventuali turni in orario notturno. Per il carico familiare, invece, non si teneva conto dell’età dei figli né della presenza di minori in affidamento. Quanto alla valutazione della condizione economica non consideravano le difficoltà derivanti dal pagamento di canone di affitto o del mutuo. Per la valutazione, infine, di particolari problemi sociali o sanitari del nucleo non si teneva conto della presenza di parenti conviventi, diversi dai genitori o fratelli, portatori di handicap o invalidi civili”.
“Rimangono invece invariati – ha concluso l’assessore – i criteri per l’ammissione ai centri gioco educativi che attribuiscono un punteggio più elevato alle situazioni lavorative con orario part-time, o alla condizione di lavoro precario o allo stato di disoccupazione, per orientare le richieste di che ha un lavoro ‘flessibile’ verso questi servizi che hanno un orario di funzionamento più corto, in quanto nei centri gioco non è previsto il pranzo ed il sonno”.