L’umanità si divide in due categorie: quelli che tifano per la Juve e quelli che alla parola Juve accusano forti dolori psicosomatici.
COME LA SUOCERA
Io appartengo a quest’ultima specie! La Juve è come mia suocera: mi ricorda solo cose brutte! Il campionato perso all’ultima giornata nell’82, i rigori inesistenti, la triade. Per chi non tifa bianconero la Juve suscita la stessa simpatia di un discorso di Mario Monti sul debito pubblico.
A Firenze essere tifoso bianconero condiziona le relazioni umane. Un mio amico aveva tanti amici juventini. Poi l’ha saputo e ha cambiato subito amicizie. Anche i bambini quando presentano un loro amichetto vanno subito al problema principale: “Lui si chiama Giorgio, frequenta la mia stessa classe e ha il babbo gobbo!”.
CLANDESTINITA’
A tifare Juventus a Firenze si rischia subito di scatenare una guerra! I tifosi bianconeri a Firenze sono costretti a vivere in clandestinità, come dei carbonari. Quando la Juve segna loro non gioiscono, non urlano. Al massimo mugolano sottovoce per non insospettire i vicini di casa. Per non farsi riconoscere, i tifosi juventini sono costretti a rinnegare pubblicamente la loro fede: “È vero, la Juve ruba!”.
MARTIRI
Ma nell’intimità delle loro camerette, lontani da occhi indiscreti, baciano alla parete la foto di Roberto Bettega e pregano Luciano Moggi! Quei tre kamikaze che ostentano pubblicamente la loro fede bianconera sono costretti a vivere come dei martiri. Ogni occasione è buona per rimproverargli il loro errore. Alle poste: “Vorrei pagare questo bollettino”, “Rispetta la coda, gobbo!”.