Il progetto preliminare per il nuovo stadio è sui banchi del Comune. Tocca ora alla Conferenza dei servizi prendere in esame la proposta della Fiorentina. Primo nodo da sciogliere: valutare se i 50mila metri quadrati per le attività commerciali e gli altri 10mila destinati al turistico-ricettivo che i Della Valle chiedono su tutta l’area della Mercafir siano la misura giusta per raggiungere “l’equilibrio economico finanziario” del progetto.
Negozi “in equilibrio” tra Nord e Sud
La variante al Piano regolatore approvata dal Comune nel novembre 2012 divideva l’area in due comparti, il Nord e il Sud. Il Comparto Sud veniva destinato a zona pubblica sportiva e dunque allo stadio e ai servizi collegati. Il mercato ortofrutticolo si sarebbe intanto trasferito nel Comparto Nord. Ora però la Fiorentina chiede di allargarsi, utilizzando sia il Sud che il Nord e chiedendo una contropartita più alta in termini di spazio da destinare alle attività commerciali.
La proposta passa alla conferenza dei servizi istituita sabato, tenendo presente che il club viola ha garantito comunque la sua disponibilità a modificare lo studio e a prendere in esame, se servirà, anche soluzioni diverse. Al netto di tutto, è un bel passo in avanti che avvicina Firenze al suo nuovo stadio.
Cft: “Nuove opportunità per Firenze”
Si dice pronta a discutere Cft, la società fiorentina di logistica che da 40 anni opera proprio nell’area Mercafir: “Il nuovo stadio della Fiorentina – spiega l’azienda in una nota – può aprire nuove opportunità per Firenze e tutta l’area metropolitana. Come impresa che dà lavoro a 2.500 persone in tutta Italia, siamo ben consapevoli di questo e del fatto che le decisioni sullo sviluppo dell’area spettino al Comune, titolare della pianificazione urbanistica della città”.
“Siamo certi – aggiunge Cft – che l’amministrazione comunale saprà trovare le migliori soluzioni per garantire la continuità produttiva alle attività che lavorano all’interno dell’area Mercafir e che danno occupazione ogni giorno a centinaia di persone. Da parte nostra, non è mai venuta meno e mai verrà meno la disponibilità ad un confronto aperto e franco sul futuro dell’area”.