sabato, 20 Aprile 2024
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Quando i restauratori sono in periferia

Via dall'Oltrarno, le botteghe traslocano dove meno te le aspetti. Il nostro reportage sull'asse del restauro fiorentino, tra via Bronzino e via Baccio da Montelupo. GUARDA LE FOTO

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L’asse del restauro corre per 2 chilometri. Va dalle strade vicine a via Baccio da Montelupo fino a via Bronzino, zona sud ovest di Firenze. Lungo il tragitto si incontrano una decina di attività che vivono con l’arte: restauratori, intagliatori, decoratori e antiquari. Un mondo sul filo del rasoio per la crisi, ma che in periferia ha messo radici.

Costo degli affitti, ztl e fondi che male si adeguavano alla tipologia del lavoro: è stato questo mix – spiegano i diretti interessati – a far spostare un pezzo del mondo del restauro fiorentino fuori dall’Oltrarno.

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Antonino Valenti, decoratore, ha cominciato nel 1973 in via Toscanella, ma dopo trent’anni ha cambiato sede. “Era una zona pieni di artigiani e antiquari, oggi ci sono boutique  e ristoranti”, dice dal suo laboratorio di via Bronzino.

Guarda la photo-story dei restaturatori fiorentini “di periferia”

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E chi è “nato” in periferia

A Legnaia, in via Pisana, esiste da vent’anni il negozio di antiquariato “D’epoca”. “È una scommessa aprire in questa zona – racconta Sergio, che aiuta la moglie Antonella – da tempo stiamo valutando se spostarci, ma gli antiquari chiudono ovunque: i clienti stanno scomparendo”.

Questioni di famiglia hanno invece portato in via del Pollaiolo la “Bottega dei Grassi Nesi”, specializzata in dipinti, affreschi, mobilia e intaglio secondo tecniche antiche.“Mamma Liliana e nonno Gino ruppero i rapporti perché lui sperava che facesse la ricamatrice, lei invece desiderava essere una restauratrice”, ricorda oggi Tommaso Nesi, ultimo esponente di tre generazioni immerse nell’arte.

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La storia

La sua famiglia arriva da Greve in Chianti e, dopo la riappacificazione, si spostò a Firenze: le zone tradizionalmente occupate dai restauratori erano ormai sature, e allora prese casa prima a Novoli, poi a Legnaia. “Fino ai primi anni 2000 avevamo venti lavoratori tra dipendenti e indotto – spiega Nesi – otto uffici all’estero, da New York al Giappone. Oggi siamo rimasti in due, io e mia moglie Eva”.

Dalla bottega sono uscite anche 30 formelle in legno decorato per la Casa Bianca, quando nello studio ovale sedeva Jimmy Carter, e nel 2009 54 cornici rinascimentali restaurate per il museo Bardini. “Il mercato si è diversificato”, analizza Tommaso: meno export e più lavoro con gli hotel di lusso (la loro pregiata mobilia ha necessità di manutenzione), facoltosi clienti italiani e associazioni locali.

Giovani apprendisti, con la testa all'estero

Nonostante le difficoltà del settore, il mestiere affascina i giovani. “Tanti, italiani e stranieri, vogliono imparare – conferma la moglie Eva – il problema è che, dopo la formazione, sono spinti a lavorare all’estero, qui c’è troppa burocrazia, il vero male che sta uccidendo gli artigiani”.

La bottega ha due “apprendiste”: Gloria, tirocinante 23enne, e Nan, giovane proveniente dalla Cina del sud che, dopo una laurea in Ingegneria elettrica, è venuta qua per studiare restauro. “È una passione – rivela – in Italia c’è molta concorrenza per questo lavoro, ma una volta finiti gli studi spero di restare in Europa”.

Sul mensile Il Reporter, leggi l'approfondimento sui restauratori fiorentini.

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