lunedì, 5 Maggio 2025
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Un convegno per ricordare il ruolo di Firenze capitale

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All’iniziativa saranno presenti il presidente del Senato Schifani, il sindaco Matteo Renzi, l’onorevole Pezzati, e il professor Ceccuti.

Il convegno, organizzato in occasione del 40° anniversario dell’Associazione ex parlamentari della Repubblica e del Premio Spadolini Nuova Antologia, si aprirà con il saluto del sindaco Matteo Renzi.

A seguire interverranno l’onorevole Sergio Pezzati, coordinatore dell’Associazione toscana ex parlamentari, e il professor Cosimo Ceccuti, presidente della Fondazione Spadolini, che parlerà dell’unificazione nazionale in Firenze capitale.

Chiuderà la discussione il presidente del Senato, che affronterà il tema “Dal Senato regio al Senato repubblicano”. Nel corso del convegno verrà ricordata la figura di Giovanni Spadolini.

L’iniziativa rappresenta l’occasione per ricordare il ruolo che Firenze capitale ha svolto per l’unità d’Italia. Firenze, infatti, è stata capitale per cinque anni (1865 – 1870) e Palazzo Vecchio era la sede del Parlamento nazionale: la Camera dei deputati si riuniva nel Salone dei Cinquecento e il Senato del Regno nel Salone dei Dugento.

 

 

 

 

 

I giovedì “gialli” delle Oblate

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Ogni giovedì dalle 17, sulla terrazza panoramica del secondo piano, il pubblico sarà coinvolto in un percorso letterario alla ricerca delle radici del genere giallo, dei suoi autori, delle sue suggestioni e dei suoi scenari.

Partendo dalle opere di Edgar Allan Poe, di cui ricorre quest’anno il duecentesimo compleanno, gli incontri attraverseranno le letture di classici con Conan Doyle, Agatha Christie e Simenon (22ottobre), per arrivare al noir di Scerbanenco, Chandler e Izzo (29 ottobre) e alla cronaca di Lucarelli e de Cataldo il 5 novembre. Si conclude con Checov, Moravia, Gadda e Durrenmatt il 12 novembre.

La partecipazione alle letture è libera e gratuita, ma si consiglia la prenotazione all’help desk al numero 055/2616512. La biblioteca, in occasione di questi incontri, ha predisposto uno scaffale tematico e una bibliografia di riferimento con i testi che verranno letti e consigli di lettura e visione su giallo, thriller e noir, che possono essere presi in prestito gratuito dagli utenti.

La bibliografia completa e il programma degli incontri sono scaricabili dal sito www.bibliotecadelleoblate.it.

“Inganni ad arte” a Palazzo Strozzi

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Il tema dell’inganno, dell’eterna sfida fra la realtà e la sua simulazione è presentato non solo nell’ambito della pittura, ma nella trasversalità che di fatto ha caratterizzato la sua diffusa fortuna nel percorso dell’arte europea: tarsie lignee che aprono immaginarie finestre su vedute urbane; piani di tavolo che invitano ad afferrare oggetti ingannevolmente prensili; vasellami travestiti in forme animali e vegetali; sculture policrome che con materie di antica tradizione o con le moderne resine danno vita a cloni sottilmente inquietanti.
La mostra abbraccia l’intero arco cronologico del trompe-l’œil, riunendo un’antologia di esempi rappresentativi dei suoi diversi aspetti. Pitture parietali d’epoca romana illustrano i motivi dell’antichità classica che per prima ha spinto la verosimiglianza fino all’illusionismo. Capolavori di Andrea Mantegna, Tiziano, Paolo Veronese raccontano la rinascita europea del trompe-l’œil dopo la lunga parentesi del Medioevo, che aveva programmaticamente eluso il naturalismo. Tra le molte curiosità del Seicento e Settecento fiammingo, il celebre Scarabattolo del Museo dell’Opificio, una fra le meraviglie riconosciute del trompe-l’œil, che ritrae una raccolta del Gran Principe Ferdinando de’ Medici, fatta di naturalia e artificialia in parte rintracciati ed esposti in mostra, ad alimentare il gioco di specchi fra realtà e finzione.

Fiesole, tante iniziative per la Giornata dell’Alimentazione

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Sono numerose le iniziative previste il 16 e 17 ottobre a Fiesole in occasione della “Giornata Mondiale dell’Alimentazione”.

Venerdì, a Casa Marchini Carrozza (via Portigiani, 3) dalle ore 16.30 sarà aperta al pubblico la mostra di documenti “Colture agricole e alimentazione nel territorio fiesolano”, curata da Maura Borgioli e Mario Cantini. Lo stesso giorno, alle ore 17, sempre a Casa Marchini Carrozza, si terrà una tavola rotonda sul tema dell’alimentazione, con particolare riguardo a quella tipica delle terre fiesolane e ai suoi cambiamenti nel corso del tempo. Coordinatrice dell’incontro,  sarà Onelia Martini. La giornata di venerdì vede anche in programma, dalle ore 15 alle 16.15, la visita guidata all’Azienda agricola Poggio a Muscoli (via Bosconi, 16), famosa produttrice della “Zima di Firenze”, ovvero dello zafferano toscano apprezzato per la sua alta qualità, tanto da aver ricevuto il riconoscimento comunitario di DOP.

Sabato 17 ottobre sarà ancora visitabile, dalle ore 10 alle ore 13, la mostra “Colture agricole e alimentazione nel territorio fiesolano”. Inoltre, aprono i cancelli ai visitatori, dalle ore 10 alle 11, l’Apicoltura Guglieri di Ontignano con un percorso che porta alla scoperta della produzione del miele e, dalle ore 11.30 alle 12.30, la Fattoria Montereggi (via Bosconi, 44), con le visite al frantoio e alla cantina.

Le visite sono tutte gratuite, per informazioni e prenotazione: Archivio comunale di Fiesole, tel: 055 5961306 (ore 8.30 -13.30), e-mail: [email protected].

 

 

 

 

A “scuola” per diventare mimi

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Queste rientrano nel progetto “Laboratori Amici”, una delle tante attività di “Una casa a Caldine”. La struttura, ospitata nei locali della Fratellanza Popolare Valle del Mugnone (piazza dei Mezzadri, 7 – Caldine, Fiesole), raccoglie numerose attività organizzate dalla Cooperativa Silver del Consorzio CO&SO in collaborazione con la Pubblica Assistenza Valle del Mugnone e rappresenta uno spazio dove prendono vita una sinergia di idee per persone diversamente abili.

Il primo incontro del percorso di attività di mimo, curato da Bianca Francioni, è fissato per giovedì 15 ottobre alle 16.30, mentre sabato 17 ottobre alle 15 parte il laboratorio di arte curato da Chiara Bondielli. Entrambe le iniziative sono gratuite e comprendono otto incontri, che si svolgeranno nella sede di “Una casa a Caldine”.

Per maggior informazioni: Fratellanza Popolare Valle del Mugnone, Piazza dei Mezzadri n.7 Caldine-Fiesole Tel. 055.549166, cell. 328/6612660, e-mail: [email protected].

Nel carcere dei minorenni

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Viaggio dentro il carcere dei ragazzi

L’entrata è un grande portone di legno chiaro, al numero 18 di via degli Orti Oricellari. Il cellulare va lasciato all’ingresso, non può esserci – una volta dentro – nessun contatto con l’esterno che non sia rigorosamente sotto controllo. Siamo nell’istituto penale minorile “Gian Paolo Meucci”, in quello che una volta era un convento e, prima ancora, un ospedale per infermi e bambini abbandonati. Un bell’edificio, che porta però con sé i segni del tempo.

Entriamo. Dietro la portineria c’è subito la sala dei colloqui, dove i giovani “ospiti” incontrano le famiglie, quando queste vengono a trovarli. Non capita sempre, a volte sono troppo lontane per raggiungere Firenze, e allora ci si parla solo per telefono. Una sala rettangolare, né grande né piccola, sedie rosse tutto attorno alle pareti. Dietro si apre un grande chiostro. I muri bianchi, gli archi, un silenzio che ricorda più un convento che non un carcere. Solo una rete a fare da “tetto” e a dividere l’aria del cortile dal resto del cielo, ricordando che la libertà è là fuori. Da un lato del chiostro si aprono le stanze “di comando”, quelle da cui il direttore Fiorenzo Cerruto e il vicedirettore Paolo Pecchioli mandano avanti l’istituto.

Poi, oltre l’immancabile porta blindata, c’è la “sezione detentiva”. Dopotutto siamo sempre in un carcere, anche se per minori, e anche se l’aria che qui si respira non è nemmeno paragonabile a quella di una prigione “per adulti”. Ed è qua, dietro la porta blindata, che ci sono le camere (tutte con finestre, niente letti a castello e ognuna con il suo bagno) sistemate su due piani, anche se uno è attualmente chiuso per carenza di personale. Sempre qui ci sono le mense, il “cinema” (la sala proiezioni così battezzata da una grande scritta sopra la porta d’ingresso) e l’area ricreativa. Uno spazio, quest’ultimo, di oltre cinquemila metri quadri, con un campo da calcio che sicuramente ha visto giorni migliori, un giardinetto con le panchine, un calcio balilla da cui i ragazzi sembrano essere molto presi.

Tutto intorno ci sono i laboratori e le aule. In una di queste si sta tenendo un corso di alfabetizzazione, mentre in un’altra Franca, un passato da artigiana, porta avanti il laboratorio di pittura, cornici e arteterapia che qui viene chiamato “Arte e natura”. Le pareti sono traboccanti di quadri, tutti dipinti dai ragazzi: molti ritraggono i loro paesi d’origine, moschee e paesaggi marocchini, una nave con la bandiera rossa e verde dello stato nordafricano che lascia o raggiunge un porto, una riproduzione dell’Urlo di Munch, un volto alla cui bocca è stata attaccata una sigaretta (“bello, vero?”, lo guarda Franca). Tre ragazzi, tutti magrebini, sono impegnati a dipingere, la testa bassa, non si lasciano distrarre. Proprio come bambini.

Fuori, altri parlottano a gruppetti nel giardino. Sembrerebbero giovani qualsiasi in qualsiasi parco del mondo, se non ci fosse una guardia a ricordare che devono essere sempre controllati. Sono vestiti “alla moda”, jeans e scarpe da ginnastica, come i loro coetanei là fuori. Appena scorgono il vicedirettore lo circondano: “Vogliamo il parrucchiere, quando viene?”. Sul giardino svettano le case di via Palazzuolo. Sembrano attaccate al carcere, farne quasi parte. Ma ci pensa un alto muro a dividere il dentro dal fuori, questi ragazzi e le loro colpe dal resto della città.

 

Le tante storie di vite già difficili

Anche al “Meucci”, come in molte altre carceri italiane, i conti non tornano. È stata un’estate calda, la scorsa, per molte prigioni italiane, segnata dalle proteste dei detenuti per sovraffollamento e condizioni di vita. E anche se i numeri – quello dei reclusi, ma anche della dimensione della struttura – non lo rendono paragonabile a Sollicciano, l’istituto minorile di via degli Orti Oricellari deve fare i conti con le sue “emergenze”. La struttura può accogliere fino a 28 ragazzi, ma da circa tre anni le camere del primo piano (che ne possono ospitare 8) sono chiuse per mancanza di personale: la sua capienza, dunque, scende a 20 posti. E attualmente i minori al suo interno sono 23. “Ma in primavera erano anche di più, 26 o 27 – racconta il vicedirettore Paolo Pecchioli – qui siamo sempre in difficoltà”.

Difficoltà che non derivano solo dal numero di “ospiti” in eccesso. “Nel pieno della nostra attività dovremmo avere due corsi di alfabetizzazione, di primo e secondo livello, e un percorso di scuola media – spiega Pecchioli – ma questi corsi non sono tenuti da insegnanti di ruolo, e ogni volta rischiamo di restare senza. Quest’anno abbiamo iniziato con un solo docente”. Ma non solo. Perché c’è anche il problema dei laboratori. “Per il momento ne abbiamo due fermi – continua – con una perdita, in totale, di 45 ore settimanali di attività trattamentali. È una situazione gravissima, anche perché questo non è un carcere per adulti, durante il giorno i ragazzi devono fare attività, in cella non può restare nessuno”. Così, senza corsi a disposizione, può finire che il tempo trascorso a “fare niente” sia più di quello impegnato nelle varie attività. E la rieducazione diventa ancora più difficile.

Perché, al Meucci, la vita trascorre sempre in comune, tutti insieme (“affratellati”, dice Pecchioli), senza percorsi differenziati per età o tipologia di reato commesso. E dire che qua passano ragazzi che di reati ne hanno commessi di tutti i tipi – da omicidi a spaccio, da furti a rapine – e delle nazionalità più disparate: si va dai magrebini ai rumeni, dai rom agli italiani, soprattutto del sud. Anche l’età è varia: per legge, l’istituto può accogliere ragazzi dai 14 ai 21 anni, ma capita che qualcuno rimanga anche dopo il ventunesimo anno, o che al suo interno siano presenti extracomunitari senza documenti di cui stabilire l’età diventa molto difficile. “Ma la cosa più devastante è la presenza di giovani che sono già stati nelle carceri per adulti – dice il vicedirettore – fanno pesare la loro ‘esperienza’, gestirli diventa difficile. Così come difficile è gestire le differenze culturali: manca un mediatore, lo chiediamo da anni. I magrebini hanno atteggiamenti ostili, di scarsa fiducia nei confronti degli operatori, spesso dovuti a esperienze di vita negative – prosegue – ma un grosso problema ora è rappresentato dai ragazzi del sud Italia: vedono il carcere come farebbe un adulto, hanno già i comportamenti tipici delle associazioni criminali a cui fanno riferimento, come la camorra”.

Ognuno, poi, ha la sua storia, i suoi fantasmi. Ne passano e ne sono passate tante, di storie, qui dentro. Storie belle “come quella di un ragazzo albanese accusato di concorso in omicidio che, dopo diverso tempo passato da noi, è riuscito a trovare un lavoro, si è fidanzato con una ragazza italiana e quando può viene a trovarci”, racconta Pecchioli, ma anche storie brutte. “Ricordo un magrebino in semidetenzione, veniva qui a dormire – ripensa – faceva uso di sostanze, e un giorno è stato trovato morto sulla carrozza di un treno. O un omicida napoletano completamente distrutto da quello che aveva fatto, aveva dentro fantasmi che lo mangiavano. Un giorno chiese di confessarsi: il cappellano, dopo, venne da me a piangere”.

 

Prima ospedale, poi convento. Ma solo in pochi lo conoscono

“Ma quale istituto penale minorile, il Mario Gozzini?”. Capita spesso, a chi lavora al “Meucci”, di sentirsi porre questa domanda, da parte di chi pensa che in città, oltre a Sollicciano, ci sia solo la struttura conosciuta anche come “Solliccianino”. Perché Firenze sembra non conoscere il “suo” carcere per minori, più propriamente chiamato istituto penale minorile. Eppure è lì da anni, a due passi dalla stazione di Santa Maria Novella. Un grosso portone, una targa, due telecamere e le bandiere dell’Italia e dell’Europa sopra l’ingresso, davanti a cui passano ogni giorno centinaia di persone, tra chi va e chi viene dalla stazione. Ma, nonostante questo, sono in molti a ignorare la sua presenza.

Fu Cione di Lapo Pollini, fiorentino, artigiano diventato poi console dell’Arte della Lana, a fondare nel 1313, all’angolo con via Polverosa (allora così si chiamava l’attuale via degli Orti Oricellari) lo Spedale di Santa Maria della Scala (che dà il nome alla strada), per infermi, pellegrini poveri e bambini abbandonati. Quando poi lo Spedale venne unito a quello degli Innocenti, nato con lo stesso scopo, e quindi soppresso, i locali vennero concessi alle monache di San Martino al Mugnone, che si erano viste demolire il loro convento in occasione dell’assedio di Firenze del 1529/30. Ed è questo storico edificio che oggi ospita l’istituto penale per minori Gian Paolo Meucci.

In pieno centro, quasi nascosto tra le case, così da passare spesso inosservato tra i frettolosi passanti diretti a Santa Maria Novella. Ma per i residenti è diverso. Loro il carcere lo conoscono bene, tanto che recentemente, dopo l’ultima evasione di un detenuto dalla struttura, avevano ritirato fuori la questione dell’opportunità della sua presenza in una zona tanto centrale, e tanto vicina alle case. Ma a rassicurarli ci pensa il vicedirettore Paolo Pecchioli. “Dopo quell’episodio c’è stato un rafforzamento delle misure di sicurezza – spiega – il quartiere può stare tranquillo. Il problema invece è stato, nel tempo, la poca capacità di far conoscere quest’istituto, che per la cittadinanza è un emerito sconosciuto. E purtroppo, anche in Toscana, la devianza giovanile – conclude – non è una questione marginale: i numeri sono significativi, ci sono molti ragazzi a rischio”.

Arte, riunione della commissione di esperti

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Si insedia domani, giovedì 15 ottobre, la commissione di esperti voluta dall’assessore da Empoli, per decidere sulle donazioni di opere d’arte al Comune.

Presidente della commissione è il curatore d’arte Francesco Bonami affiancato da Alberto Salvadori, direttore artistico del Museo Marino Mariani, e da Franziska Nori, direttrice del Centro di cultura contemporanea di Strozzina.

All’incontro non partecipera l’assessore che ha spiegato così la sua assenza: “La commissione lavorerà in piena autonomia occupandosi della valutazione di donazioni di opere d’arte, della loro eventuale accettazione e collocazione, dei siti dove è auspicabile e artisticamente valido ospitarle”. 

Sul tavolo delle decisioni anche la collocazione della statua Two rivers dell’artista americano Greg Wyatts, che attualmente si trova accanto a Palazzo Vecchio, in piazza Signoria per una mostra.

 

 

 

 

 

Un osservatorio per combattere l’omofobia

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A settembre, dopo le ultime violenze e i gesti di intolleranza contro gli omosessuali accaduti anche a Firenze, l’assessore Fragai aveva annunciato l’intenzione di costituire un osservatorio per la lotta alla discriminazione sessuale che coinvolgesse associazioni e istituzioni.

La giunta regionale ha così approvato una delibera che fissa i criteri generali per la concessione di un contributo finanziario per la costituzione dell’osservatorio che aiuterà la Regione nel monitoraggio e nello studio di casi di discriminazione.

Per realizzare l’osservatorio sono stati stanziati 20mila euro che potranno essere usufruiti da associazioni di promozione sociale, senza scopo di lucro e iscritte nel registro regionale con sede operativa in Toscana.

“Contro l’omofobia serve un impegno costante, anche in Toscana” commenta Fragai. “I recenti episodi di intolleranza – aggiunge – ci ricordano che non occorre mai abbassare la guardia. Con l’istituzione di questo osservatorio vogliamo proseguire e rafforzare il lavoro già avviato negli anni scorsi, nelle scuole e tra i cittadini”.

“La Toscana sta facendo la sua parte. Non altrettanto purtroppo può dirsi dell’Italia” conclude l’assessore, riferendosi alla bocciatura di questi giorni alla Camera del disegno di legge proposto dalla deputata Paola Concia. La legge avrebbe fissato aggravanti nel caso di violenze omofobe, ma il Parlamento l’ha di fatto bloccata.

“La lotta contro le discriminazioni e l’omofobia dovrebbe essere patrimonio comune di tutte le forze politiche – sottolinea Fragai – quello che è successo  alla Camera ci dimostra che non è così ed è doloroso e sbagliato”.

 

 

Prato, rubati 12mila kg di filato

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E’ successo nella notte tra domenica 11 ottobre e lunedì 12 in una ditta tessile di Montemurlo, in provincia di Prato. I ladri anno asportato oltre 12mila chili di filato, rubando anche il camion della piccola azienda, la Texfilo.

Secondo la denuncia presentata ai carabinieri, il furto ha provocato un danno di 80mila euro oltre alla perdita di una commessa da parte di un’azienda di pronto moda che aveva prenotato il filato.

 

 

 

Aereo dirottato a Pisa per sospetto caso di influenza A

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Il comandante dell’aereo Lufthansa con 57 passeggeri, proveniente da Monaco di Baviera, ha segnalato alla torre di controllo di avere a bordo un passeggero con febbre alta per sospetta influenza A.

L’aereo, atterrato nel pomeriggio di ieri, 13 ottobre, all’aeroporto di Firenze, è stato fatto ripartire  per Pisa  senza che venissero aperti i portelloni e senza che i passeggeri scendessero.

Questo perchè l’aeroporto di Pisa è dotato di struttara Usmaf, cioè di un “presidio sanitario marittimo, aereo e di frontiera” che a Firenze non c’è.

Per Pisa sono state rinnovate procedure di controllo e piani di volo.