venerdì, 25 Aprile 2025
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Ciclisti e pedoni, un marciapiede per due

 

Ma chi va in bici non se la prende con chi cammina, e chi cammina non se la prende con chi va in bici: dunque, di chi è la colpa? “Di chi ha fatto queste piste ciclabili – afferma uno studente di medicina – non basta colorare un marciapiede di rosso!”. Un rosso che, per dirla tutta, è abbastanza sbiadito, tanto da assomigliare più a un rosa pallido: quindi, forse è arrivato il momento di ridare la tinta, almeno ai tratti più vecchi che comunque non hanno più di cinque o sei anni, e di coprire qualche buca, per esempio quella in viale Europa sotto il ponte del raccordo.
Ed è proprio il “marciapiede ciclabile” di viale Europa il tratto più controverso, che la gente considera pericoloso, perché dal cimitero a via Olanda è interrotto circa una quindicina di volte dagli attraversamenti del parcheggio scambiatore, del benzinaio, delle strade, ma soprattutto dagli imbocchi e dall’uscita del raccordo. Senza contare il continuo andamento a cunette a cui si è costretti per scendere da un pezzo di marciapiede e salire su quello successivo. “Bisogna stare attenti, perché sennò ci prendono in pieno! – si lamenta un signore anziano – Infatti qui non ci viene quasi mai nessuno, la pista è usata pochissimo. Ma che ci vuol fare, gli investimenti li fanno per loro!”. E indica le macchine.
Promossa invece la ciclabile che percorre via Erbosa a partire da via Datini e fino a Piazza Dresda, confluendo poi su via Villamagna per interrompersi all’incrocio con via Adriani. “È una bella pista, il problema è che è scollegata dalle altre e quando finisce dobbiamo proseguire in strada – dice una mamma – poi mancano le rastrelliere e il più delle volte le bici vanno allucchettate a un palo”.
Passabile anche il tratto ciclabile di Sorgane lungo il lato sinistro di viale Benedetto Croce, che da piazza Istria e arriva alla rotonda, ma poi c’è il pezzo strettissimo su via Cimitero del Pino – che qualcuno definisce “ridicolo” – a rovinare il tutto. Da lì ci si butta – nel vero senso della parola – su viale Europa; di marciapiede in marciapiede si arriva fino al ponte di Varlungo, e poi? Per riprendere la ciclabile occorre andare in piazza Dresda, allora entriamo dentro il parco dell’Anconella e pedaliamo lungo l’Arno: anche se la strada è sterrata rimane il punto più piacevole per andare a bici a Gavinana. Mentre al Galluzzo il commento unanime degli abitanti è: “noi le piste ciclabili le stiamo ancora aspettando!”.

 

Gavinana, la comunità rom ha lasciato la “Casina rosa”

“Grazie al nostro sforzo e a quello del Comune di Firenze – spiega soddisfatto il presidente di quartiere 3 Andrea Ceccarelli – si potrà restituire un po’ di normalità alla vita dei piccoli, mentre i servizi sociali affiancheranno anche gli adulti perché s’inseriscano al meglio nella comunità”. Ma a cantare vittoria per lo sgombero della palazzina è soprattutto Allenaza Nazionale, che rivendica quello che definisce un successo prima di tutto politico. “Siamo stati noi – spiega Matteo Calì, consigliere di An al Quartiere 3 – che tramite la raccolta di ben 700 firme portate poi in Palazzo Vecchio siamo riusciti a smuovere la situazione. Se non fosse stato per noi quella casa sarebbe ancora occupata, senza contare il degrado che si era creato nella zona circostante. Abbiamo dimostrato che dando voce ai cittadini si arriva dritti all’obiettivo”.
Una versione, questa di Alleanza Nazionale, che non convince affatto il presidente del quartiere Ceccarelli. “Il discorso sta in altri termini, ed è bene non strumentalizzare la vicenda – ribatte deciso – in questa storia ha avuto un ruolo anche il tribunale dei minori e non è certo con una semplice raccolta di firme che i problemi vegono risolti. Sono stati mesi e mesi di contatti e mediazioni a portare a questo risultato. La presenza dei bambini ha reso tutto ovviamente più difficile.”
Il clima da campagna elettorale non risparmia dunque nemmeno i quartieri; il botta e riposta tra maggioranza e opposizione non si ferma qui, e all’orizzonte si annunciano nuove battaglie. Tra queste, quella che riguarda lo stabile delle ex poste in via Senese, occupato da alcuni mesi da un gruppo di anarchici.

La Zcs fa discutere le Due Strade

 

Lo sanno bene gli abitanti di Gavinana, abituati alla sosta ragionata dal 2003, e i residenti delle Due Strade, da poco (dal 1° di febbraio, per l’esattezza), entrati di diritto nella zcs 6, quella che comprende la zona di Porta Romana, per intendersi. Ma se per i residenti il provvedimento porterà vantaggi, per i pendolari la situazione è diversa. “La decisione dell’allargamento alle zone più periferiche della città – spiega Luciano Pecci, presidente della commissione politiche del territorio del Q3 – che rappresentano le prime avanguardie dell’inizio del centro, vorrebbe scoraggiare i pendolari ad arrivare fino a Porta Romana, invitandoli a fermarsi prima. Inoltre con i lavori alle ex Scuderie reali, che ospitavano un parcheggio di circa 200 posti per i lavoratori, e la conseguente chiusura dell’area, la sosta si è già naturalmente spostata verso le zone più periferiche”.
L’auspicio dell’amministrazione comunale è che i pendolari, con il nuovo allargamento, si fermino al Galluzzo, nelle zone di viale Tanini e piazza Puliti. “Zone – ha spiegato ancora Pecci – già servite dalle linee 36 e 37 con una buona frequenza (10/12 minuti) e che in futuro, si spera, potranno essere servite anche da altre linee”. Qualche perplessità, però, l’ampliamento della zcs 6 potrebbe crearla quando si concluderanno i lavori del bypass del Galluzzo, che porterà la viabilità direttamente su via Senese. “La zona delle Due Strade – ammette Pecci – sarebbe quindi il primo approdo per i pendolari che vogliono andare in centro”. Ma a far discutere è soprattutto il pagamento della sosta notturna. Francesca Zatini della società Servizi alla strada spiega che “ogni estensione della zcs per definizione deve essere omogenea: pertanto alle Due Strade le modalità di sosta devono essere le stesse che accomunano tutta la zcs 6, anche per quanto riguarda la disciplina della sosta notturna e di quella promiscua”. Difficilmente, dunque, il pagamento della sosta notturna potrà essere revocato, a meno che, in un futuro, non venga creata una zona di sosta diversa, che comprenda il Galluzzo e a cui verrebbero annesse anche le Due Strade. “L’unica possibilità – spiega Francesca Zatini – sarebbe quella di includere la zona delle Due Strade in un’eventuale zcs diversa. Che per ora, però, non è minimamente contemplata dall’amministrazione comunale”.
Per adesso, dunque, per residenti e pendolari la situazione è questa: 1344 posti auto in totale, di cui 572 per la sosta promiscua, 745 per la sosta per i residenti, 24 per la sosta a rotazione veloce, 3 per il carico e scarico merci, più 14 spazi per disabili generici e 7 spazi disabili personalizzati, e 1291 posti per i motocicli e ciclomotori. Gli altri numeri da tenere in considerazione sono quelli delle tariffe dei parcheggi: dalle 8 alle 20 la tariffa oraria di sosta è di 1 euro nelle strisce blu a sosta promiscua ed 1 euro la prima ora e 2 euro dalla seconda nelle strisce blu a rotazione veloce. Durante le ore notturne, dalle 20 alle 8, invece, la tariffa oraria è di 0,50 euro sia nelle strisce blu a sosta promiscua che in quelle blu a rotazione veloce

 

“Via il benzinaio da piazza Nobili”

Che sono ben sette, e tutti al centro della piazza. Ma quello che richiede l’intervento più urgente è il distributore di benzina, collocato ai piedi di un palazzo. Vicino, troppo vicino all’edificio. La pericolosità della stazione di servizio fa discutere già da tempo: sono almeno dieci anni che gli abitanti del condominio sotto cui sorge il benzinaio si lamentano dei vapori esalati dal distributore, soprattutto durante la fase di rifornimento dall’autocisterna. Vapori non solo fastidiosi, ma che, soprattutto, possono costituire un pericolo di incendio. Non se ne vedono più molti di distributori così vicini alle case, per le strade di Firenze, ma quello in piazza Nobili “resiste”: così, la stazione di servizio è finita al centro di un’interrogazione presentata dal capogruppo di Forza Italia al Quartiere 2 Federico Pericoli.
Oltre alla pericolosità del benzinaio, Pericoli ha rimarcato anche la necessità di una riqualificazione della piazza, sia dal punto di vista estetico che da quello della viabilità: alcuni incroci, infatti, sono piuttosto pericolosi, come quello tra via Carnesecchi e via Marconi. Dal punto di vista estetico, oltre alla già citata fila di cassonetti, anche i marciapiedi che corrono lungo via Marconi non convincono molte persone: sono ad altezza variabile, composti da quattro livelli di gradini che spesso giocano brutti scherzi agli anziani, ma non solo. E l’intera vicenda sembra ora vicina ad una conclusione positiva, almeno in teoria. “Il benzinaio dovrebbe sparire dalla piazza, anche se non è stata stabilita una data precisa – spiega Pericoli – la concessione dovrebbe scadere a giugno 2008, dopo di che non è dato sapere. La necessità di riqualificare la piazza, comunque, è stata riconosciuta, e messa in preventivo per un futuro non ancora definito”.
Non esiste ancora nessun progetto in proposito, ma il capogruppo azzurro parla di una “riorganizzazione generale dello spazio, che riesca a farlo assomigliare maggiormente a una piazza”, a un luogo cioè dove passeggiare, sostare e chiacchierare. Anche se la parola “riqualificazione”, forse abusata negli ultimi tempi, genera qualche perplessità in coloro che piazza Nobili la vivono, primi tra tutti i negozianti. Perché, nonostante tutto, secondo molti abitanti della zona la piazza non ha perso la caratteristica di luogo di incontri, è riuscita a restare ancora viva, e i negozi che vi sorgono hanno mantenuto la loro identità e un buon giro di clienti, anche grazie alla sua posizione, in un luogo di transito in cui è facile trovare parcheggio. Ma che con qualche modifica, a partire dallo spostamento del benzinaio, potrebbe diventare ancora più “nobile”.

Piste ciclabili, belle ma “a ostacoli”

C’è un modo alternativo per muoversi in città. E sempre più fiorentini, stanchi delle code e della ricerca impossibile del parcheggio, o alle prese con i ritardi dei mezzi pubblici, lo stanno (ri)scoprendo. È la bicicletta: un mezzo ecologico, economico e adeguato alle distanze da percorrere in una città delle dimensioni di Firenze. Una scelta facile, dunque? Non proprio. Visto che, una volta presa la decisione di lasciare a casa il motorino o l’auto, cominciano i guai. Il primo, e più evidente, è quello delle piste ciclabili. Nel quartiere 2 il problema non è, principalmente, di “come” sono, visto che in questa circoscrizione si trovano alcune delle ciclabili migliori e più frequentate di Firenze: quella di viale dei Mille-Don Minzoni e la direttrice Arno-Fortezza sul percorso viale Gramsci-Matteotti.
È piuttosto quello di “quante” sono e di “dove” si trovano. Oltre a quelle citate, nel quartiere sono presenti altre quattro piste ciclabili: quella di lungarno Colombo/Aldo Moro; quella di via Lungo l’Affrico/viale De Amicis/via Piagentina; quella che circonda l’area dello stadio e della piscina Costoli, che poi si estende a est verso viale Mazzini e a ovest verso viale Duse/viale Verga/via del Guarlone; e quella che inizia e finisce dietro via del Gignoro, lungo la nuova viabilità parallela alla ferrovia di Rovezzano. “Il problema è che mancano quasi del tutto le piste che vanno dirette in centro – osservano molti ciclisti – quelle che ci sono costringono a lunghi giri, e per gli spostamenti quotidiani o per andare al lavoro è necessario utilizzare la viabilità ordinaria”. Ma non solo. Perché sono in molti a lamentarsi anche della cattiva manutenzione e della scarsa segnalazione dei percorsi ciclabili. È il caso della pista da piazza Alberti a via del Campofiore, piena di buche e non segnalata con l’apposita vernice, o di quella dei lungarni, dal Saschall al ponte Ferrucci.
Altra questione è la mancanza di collegamenti: ad esempio tra la pista di viale dei Mille e quella dei viali di circonvallazione all’altezza di via degli Artisti, o fra i due monconi di viale Mazzini e viale Fanti, separati dalla passerella di Campo di Marte, dove basterebbe inserire una scanalatura per le ruote per evitare di caricarsi in spalla tutta la bicicletta. “Poi c’è il problema delle rastrelliere per parcheggiare le bici – spiega un ciclista – in alcune zone mancano del tutto o sono scarse: ad esempio in via Masaccio, via Rondinella, via del Gignoro, via Lanza, via Piagentina, e alla stazione di Campo di Marte. In altri casi invece sono spesso sovraffollate o rese inutilizzabili dai ‘parcheggi selvaggi’ di auto e moto”. Insomma, i percorsi ciclabili rischiano di diventare, spesso, veri e propri percorsi a ostacoli.

Case minime, “non soltanto degrado”

“Le case minime non sono soltanto degrado”. Hanno voluto far sentire la loro voce, gli abitanti delle case popolari di via Rocca Tedalda, dopo che Il Reporter, nel numero di gennaio, aveva pubblicato un’inchiesta sulle difficoltà della vita in quella zona della città. Un’inchiesta che aveva portato alla luce come degrado, spaccio e solitudine siano problemi vissuti sulla propria pelle dai residenti di via Rocca Tedalda, “soprattutto la sera, quando qui è tutto buio, in giro non c’è nessuno, le forze dell’ordine non fanno controlli e, dalle finestre di casa, si vede spacciare continuamente”, si era sfogato uno degli abitanti della zona.

 

Ma, insieme a voce come questa, se ne sono levate altre, di residenti che hanno voluto sottolineare come quel mondo, difficile da “inquadrare” dall’esterno, nasconda anche altri aspetti. “Qui ci abitano soprattutto lavoratori onesti, mamme e bambini – hanno precisato, con una lettera, alcuni abitanti – mentre spacciatori e tossici sono sicuramente la minoranza delle persone che risiedono qui. Non crediamo di essere diversi dagli altri fiorentini”. Il quartiere, insomma, sembra dividersi tra chi prova disagio a viverci ogni giorno e chi, invece, si sente orgoglioso di far parte di un mondo che, dopo anni difficili, tenta di rialzare la testa, anche grazie a interventi di istituzioni, associazioni e volontari.

“Le case minime sono sicuramente, per la loro storia, un ‘sottoinsieme’ particolare del quartiere, che, soprattutto in passato, è stato caratterizzato da diversi problemi – dice il presidente del Q2 Gianluca Paolucci – noi facciamo il possibile per migliorare la qualità della vita delle persone che ci abitano, offrendo anche servizi che in altre parti del quartiere non ci sono”. Servizi come il “Fantafondo”, lo spazio di aggregazione nato nel cuore delle case popolari nel 2000, e che da allora si è conquistato un ruolo sempre più importante per i giovani della zona. Uno spazio nato con l’obiettivo di togliere dalla strada i minori del quartiere, e che nel tempo è diventato un vero punto di riferimento: ogni giorno sono una trentina bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni che lo frequentano per fare i compiti e ricevere un aiuto scolastico, ma anche per organizzare attività ricreative che spaziano dalla musica allo sport. “E i risultati sono stati davvero soddisfacenti – spiegano coloro che lo gestiscono – soprattutto in termini di un minore abbandono scolastico dei giovani che lo frequentano. Fondamentale, in questo senso, è la continuità di questa iniziativa”. Continuità garantita dai tre operatori che ogni pomeriggio, dal lunedì al venerdì, con la loro presenza assicurano l’apertura del Fantafondo.

“Oltre a questo, il quartiere cerca poi di supportare le associazioni che agiscono nella zona – conclude Paolucci – e a breve, entro giugno, dovrebbero partire i lavori di riqualificazione del giardino interno a via Rocca Tedalda, con interventi sui giochi per bambini e l’area per cani”. Lavori che contribuiranno a migliorare ulteriormente il volto della zona, recentemente già oggetto di interventi di riqualificazione. E sulla questione è intervenuto anche Federico Pericoli, capogruppo di Forza Italia al consiglio di quartiere 2. “I problemi relativi a quest’area sono annosi, e vanno dal degrado degli immobili a questioni sociali come l’abbandono scolastico – dice Pericoli – penso che sia necessario un intervento complessivo che permetta una riqualificazione della zona, per ridare vivibilità a una parte della città che per troppi anni è rimasta abbandonata a se stessa”.

 

In bici nel quartiere, tra imprevisti e difficoltà

 

Lo dicono i fiorentini. E anche noi, per un giorno, ci siamo mischiati alle decine di ciclisti che amano spostarsi in città con il mezzo ecologico per eccellenza. Il problema più sentito ed evidente è quello dei tracciati che spesso si interrompono bruscamente senza preavviso. Ne è un esempio il tratto compreso tra il ponte Santa Trinita e lungarno Guicciardini dove, chi arriva in bicicletta da piazza Goldoni, è costretto a scendere e attraversare a piedi l’incrocio.

E la porzione di ponte riservata ai ciclisti non è caratterizzata dalla pavimentazione di colore rosso identificativo delle piste ciclabili. In molte zone del centro le piste ciclabili sono invase o attraversate da scooter e automobili. Ne è un esempio il tratto compreso tra il ponte Santa Trinita – la corsia riservata alle bici tra l’altro non è colorata di rosso – e lungarno Guicciardini dove, per di più, chi arriva in bicicletta da piazza Goldoni, è costretto a scendere e attraversare a piedi l’incrocio portando la bicicletta a mano. Come deve fare anche Angela, studentessa, che per le vie del centro pedala tutti i giorni: “Negli ultimi anni sono state apportate notevoli migliorie, ma non è abbastanza. Se dovessi andare tutti i giorni fuori dal centro non mi sentirei affatto sicura”.
Alla fine del lungarno Corsini troviamo un’ulteriore interruzione, senza che vi sia alcuna segnaletica ad indicare la direzione da prendere. La pista ciclabile si interrompe anche in via Tornabuoni all’incrocio con via Vigna Nuova. Oltretutto la ‘via del lusso’ è particolarmente bersaglio dell’inciviltà di molti automobilisti che parcheggiano direttamente sulla corsia riservata alle biciclette. Però anche la convivenza con le aree pedonali, spesso, non è semplice. Nei percorsi paralleli ai viali di circonvallazione e su alcuni tratti dei lungarni non esistono particolari problemi di intralcio, vista la separazione tra l’area pedonale e quella ciclabile.
La situazione è difficile invece quando c’è da condividere il medesimo percorso come sui lungarni. Il ciclista in questi casi è costretto a una scelta: scendere dalla bici o districarsi nel traffico, a volte anche contromano. Dal canto loro, però, come ci dice la signora Penelope, “anche i ciclisti andrebbero educati: ignorano spesso le norme di sicurezza sia nell’attrezzatura sia nel modo di correre. Troppo spesso mi capita di vedere persone che pedalano in punti particolarmente trafficati e contromano ignorando le piste esistenti”. Insomma, ancora c’è molto da fare ancora, anche se, nel complesso, Firenze sembra sempre più a portata di bicicletta.

 

Arriva l’Opa, Firenze si veste d’innovazione

Dopo tre anni di lavori, il gigantesco ponte di acciaio non c’è più e al suo posto, al numero civico 7 di piazza San Giovanni, si spalanca un portale quattrocentesco che conduce al cortile dell’edificio medievale che ospita il centro di accoglienza costato all’Opera del Duomo oltre 3 milioni di euro (escluse le rifiniture interne).

La struttura si sviluppa su quattro piani per un totale di 1300 metri quadri. Al piano terreno si apre la hall a volte con un ricco bookshop, dalla quale si accede poi ai 22 bagni in corion grigio, un materiale in resina acrilica non assorbente. Un ascensore in cristallo dal design futuristico porta al primo piano dove si trovano quattro sale dotate di maxischermi ultramoderni avvolgibili alle pareti e proiettori a soffitto che serviranno anche a ospitare mostre, convegni, videoconferenze. Qui gli ospiti possono immergersi in un viaggio multimediale alla scoperta di Firenze e dei suoi monumenti. I locali si possono prenotare online e una tessera magnetica con microchip consentirà di aprire le porte. Al secondo piano è immediatamente visibile un affresco del Trecento con un’Annunciazione, che prelude a un ampio salone capace di contenere 80-90 persone. Gli ultimi due piani sono riservati invece ai dipendenti con uffici e spazi tecnici.

“L’Opera del Duomo ha investito sull’innovazione – spiega Paolo Bianchini, responsabile tecnico dell’Opera del Duomo – sull’azione propedeutica di un servizio portatore di valori culturali e umani. Un investimento reso possibile anche grazie alla proficua collaborazione con la Soprintendenza. E’ una grande scommessa in cui crediamo molto – conclude – e ci auguriamo che da questa possa nascere una rete di collaborazione con altre associazioni e guide turistiche”.

La classe speciale del “binario 1”

 

“Autogrill, vacanze, colazione, automobile e mare. E adesso costruite una frase”. Siamo alla scuola d’italiano del “binario 1” della stazione ferroviaria di Santa Maria Novella. Entrando viene da chiedersi dove sia l’aula delle lezioni, perché, in effetti, non c’è. C’è un ingresso adiacente alla cappella cattolica e una stanzetta con qualche scaffale, una scrivania e una stampante. La mattina è un centro di ascolto e integrazione, il pomeriggio diventa una scuola. “Le aule le facciamo noi” interviene Carla, una delle volontarie dell’Acisjf (Associazione cattolica internazionale al servizio della giovane) con fare rassicurante. Ed ecco che in un baleno i tavoli di plastica bianchi e le sedie sono al loro posto. E voilà la scuola è pronta per partire.

Gli spazi sono piccoli eppure c’è tutto: lavagne, pennarelli blu e rossi, libri, alfabeti con animali disegnati per chi è all’inizio, fogli, penne, matite, gomme e tanta voglia di imparare. I principianti, e fra questi anche chi non sa né leggere e né scrivere, sono sistemati nell’entrata, mentre gli alunni del secondo livello nella stanza piccola. Qui è tutto molto più informale, più familiare, più allegro, più colorato da tutte le etnie che la frequentano. E’ la scuola delle colf, dei muratori, degli studenti, di semplici casalinghe, di chi non ha casa né uno straccio di lavoro (molti vengono da centri di accoglienza). Sono su per giù una ventina, ma a volte molti di più. Si incontrano tre pomeriggi la settimana. Il venerdì invece si impara l’inglese.

Elvira, sulla sessantina, viene dalla Romania ed è a Firenze solo da due settimane grazie a un’amica. Per lei, questa è la seconda lezione di lingua italiana. Elvira ha bisogno, come altre, di imparare l’italiano per lavorare come badante. E’ venuta in Italia perché nel suo paese i salari sono bassi. E’ sola, divorziata, e ha tre figli da aiutare: una è a Sidney, uno è ingegnere e l’altro ancora frequenta l’università in Romania.

“Noi riusciamo a sistemare circa 300 donne l’anno come badanti e colf – spiega Adriana Grassi, la presiedente dell’Acisjf – il nostro compito è cogliere le necessità e dare delle risposte. I bisogni più comuni sono il lavoro e l’alloggio. Ogni anno facciamo circa 3000 colloqui al centro di ascolto, e le persone che passano di qui sono di 58 nazionalità con o senza permesso di soggiorno”.

Sorride Klajdi, un ragazzo albanese che frequenta la scuola alberghiera. Il suo sogno è diventare un grande chef. Seduta vicino a lui c’è Zina, quarant’anni, estetista che viene da Bucarest dove ha lasciato la figlia di 25 anni che studia marketing all’università. Parla abbastanza bene l’italiano. Vorrebbe lavorare in un centro estetico, ma poi dice sottovoce “mi arrangio alla meglio aiutando una persona anziana”. Sono cronache della disparità, della povertà e della dignità quelle che si ascoltano alla scuola di tutti.

E tutti si stringono attorno alla scrivania, mentre Lucia, l’insegnante d’italiano, da vent’anni volontaria, scrive sulla lavagna il presente indicativo del verbo cucinare, poi il passato prossimo, imperfetto e futuro. “Chi sa dirmi il futuro del verbo cucinare? Forza ragazzi!”. “Cucinato”, azzarda Mimosa, una donna sposata albanese. “Io cucinerò”, risponde una ragazza polacca. “Ci sono ragazzi molto intelligenti che però non sono aiutati abbastanza a scuola, per questo vengono da noi. Poi ci sono anche quelli che non vanno a scuola. Noi accogliamo chiunque. C’è posto per tutti”. Mentre l’altoparlante annuncia arrivi e partenze, al portone della scuola di tutti continuano a bussare.

 

Cascine, il parco si rifà il look

 

Gli interventi previsti riguarderanno soprattutto le parti storico-monumentali, ma anche nuovi arredi, manti erbosi, siepi e piste ciclabili. L’ok arriva dal Comune, che mette a disposizione più di un milione e mezzo per i lavori di completamento della riqualificazione del parco iniziata nel 2004. I lavori di restyling cominceranno dal piazzale Kennedy, con l’impermeabilizzazione della vasca e la ripavimentazione, per un costo di 257mila euro.

Seguirà il ripristino di tutta la zona delimitata dal viale della Catena, viale del Galoppo e dal giardino della Vinaia (circa 75mila euro). Torna a nuovo splendore anche il giardino della Piramide con il suo monumento (quasi 200mila euro). A farsi carico dell’onere sarà la Regione per il 60 per cento – in virtù dell’accordo quadro del 2006 – mentre il restante 40 spetterà a Palazzo Vecchio.

Da sempre, quella striscia lussureggiante – lunga circa 3,5 chilometri e larga 640 metri – con le sue 10mila specie botaniche, rappresenta per i fiorentini il luogo ideale per sport, tempo libero e benessere. Più spazio sarà dato, infatti, a bici e pedoni con la realizzazione dell’itinerario cicloturistico lungo 7 chilometri che collegherà la pista C1 – che dall’Arno arriva ai Renai di Signa – e la C6 che si snoda dall’Indiano fino al Polo scientifico di Sesto. La spesa complessiva sarà di 354mila euro, di cui 212 vengono dalla Regione (tramite il fondo europeo ‘Misura-turismo’), e il resto dal Comune. E a vegliare su ciclisti e pedoni, ci sarà la “nuova porta telematica sul viale dell’Areonautic,a che controllerà il traffico veicolare alle Cascine”, come assicura l’assessore all’ambiente Claudio Del Lungo.