venerdì, 25 Aprile 2025
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L’integrazione? S’impara in classe

A lezione di integrazione. Nel quartiere 5, dove secondo gli ultimi dati del Comune sono 2.950 i residenti di nazionalità cinese – con una concentrazione elevatissima nell’area che da via Baracca si estende verso la Piana – le basi della convivenza tra i fiorentini e la comunità con gli occhi a mandorla si gettano tra i banchi di scuola.

Dai Centri di alfabetizzazione per l’apprendimento della lingua italiana promossi dall’amministrazione comunale (il “Gandhi”, il cui coordinamento è affidato alla onlus Cospe, è quello a cui fanno riferimento le 22 scuole del quartiere: qui gli iscritti di nazionalità cinese erano lo scorso anno il 46%), ai corsi di cinese (il “Fiori di pesco”, a cui partecipano una quarantina di ragazzi italiani), per arrivare al gemellaggio tra l’istituto comprensivo Gandhi e la scuola di When Zhou, nella provincia dello Zhejiang, l’area da cui arriva la maggior parte delle famiglie cinesi che vivono in Toscana.
“Prima di Natale 8 studenti provenienti da questa scuola, sono stati ospiti in Italia – racconta Carlo Testi, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Gandhi – a maggio ci sarà lo ‘scambio’ e toccherà a 12 alunni delle medie ed elementari ad essere ospitati in famiglia in Cina”. Al Gandhi, su un totale di circa 590 studenti “gli alunni cinesi sono il 28 per cento – precisa Testi – in proporzione il loro numero è maggiore nella scuola dell’infanzia e in quella primaria”. Se nella popolazione scolastica la loro presenza è un dato ormai acquisito, riguardo alla loro integrazione “ci troviamo di fronte a una situazione variegata – spiega il dirigente scolastico – circa un terzo degli alunni cinesi sono nati in Italia e non sono mai tornati in Cina, parlano bene l’italiano e non incontrano grossi problemi; la maggioranza è composta da alunni che hanno studiato in parte in Cina e in parte qua, poi ci sono quelli arrivati negli ultimi due-tre anni, che incontrano le maggiori difficoltà di apprendimento”.
In questi ultimi “emerge la tendenza, soprattutto nei maschi, a fare gruppo tra di loro nei momenti di riposo, un atteggiamento che aumenta alla scuola media”. In effetti, spesso si parla di quella cinese come una comunità che “sta per conto suo”, che conduce una vita separata. Ma è veramente così? “Vede, l’essere chiusi da parte dei ragazzi cinesi è anche la conseguenza di essere oggetto di forme di esclusione che permangono nel tessuto sociale, nel clima attorno a loro e di un insieme di reciproche aspettative che vanno deluse”, spiega Maria Omodeo del Cospe. E se fino alla scuola secondaria di primo grado i ragazzi riescono ad essere più seguiti nei loro percorsi di inserimento, nell’età dell’adolescenza si fanno più visibili le difficoltà nell’inclusione socioculturale, come rivelano anche gli abbandoni scolastici nei primi anni della scuola superiore.

Buche e ostacoli: la dura vita del ciclista

 

Inoltre, non è inconsueto che le piste siano affollate da pedoni o, peggio ancora, occupate da auto e motorini. La rete ciclabile del quartiere 5 si presenta come un insieme di bracci isolati che non aiutano la mobilità. Manca, ad esempio, un collegamento diretto fra il centro storico e Careggi, lungo via Vittorio Emanuele II, in modo che dal Ponte Rosso ci si raccordi alla pista di viale Morgagni. Altro punto di rottura è quello fra Novoli e le Cascine, tratto non collegato da percorsi ciclabili. In questo senso, anche la stazione di Rifredi non è allacciata in modo funzionale a Sesto.
Altra pecca riguarda il fondo delle piste ciclabili: dossi, buche e toppe sono all’ordine del giorno. Una pista che manca di manutenzione è quella che dall’uscita del cavalcavia di viale Fratelli Rosselli arriva a viale Redi. Il ciclista occasionale, inoltre, accusa in modo pesante la grande carenza della segnaletica: solo l’intuito funziona da navigatore. Altra nota negativa sono le rastrelliere: per lo più assenti, anche dove presenti contano pochi posti o diventano parcheggio per motorini. Un esempio è quello di viale Corsica, dove per mancanza di rastrelliere i ciclisti parcheggiano le bici anche sulla stessa pista. Ma i tempi duri hanno le ore contate.
Sono tante, infatti, le piste ciclabili in fase di realizzazione o di progettazione. Fra queste, sta per essere terminata quella che dalle Cascine porterà a Sesto. Il tratto in oggetto passerà dentro il confine aeroportuale e collegherà anche il Polo Scientifico di Sesto fino ad arrivare al confine comunale. In via di Novoli i cantieri per lo spostamento dei sottoservizi, propedeutici alla realizzazione della linea 2 della tramvia, hanno comportato la realizzazione di una pista ciclabile ex-novo. Quanto realizzato va dall’ingresso del nuovo parcheggio di San Donato fino a via Torre degli Agli, per circa 650 metri sul lato nord della strada. La stessa pista proseguirà poi verso via Baracchini fino ad arrivare ai giardini di via degli Allori. In realizzazione è anche la pista del Terzolle che da piazza Puccini porterà in piazza Dalmazia, all’ingresso della stazione di Rifredi. Inoltre, è già stata appaltata la realizzazione della pista ciclabile nel tratto via Accademia del Cimento – piazza Artom. Altra tratta in progetto è quella che porterà da Careggi a Scandicci. Il tutto con l’obiettivo di creare una rete capillare e (finalmente) funzionale.

Ex Cnr, da uffici ad alloggi abusivi

 

Vecchi edifici che un tempo ospitavano scuole, ambulatori e uffici. Uno fra quelli che conta il più alto numero di abusivi è il grande palazzo di proprietà del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in via Panciatichi 64. È dal novembre 2006 che le stanze dell’ex Cnr sono state trasformate da uffici e laboratori in alloggi. All’interno della struttura, un palazzone di 12 piani, sono presenti più di duecento persone di varie nazionalità: in prevalenza rom, kosovari, eritrei e albanesi. Pantaloni e magliette sono stesi alle finestre, fuori sono installate alcune antenne. Numerose macchine sono parcheggiate nel viale d’ingresso e nel giardino che si affaccia su via delle Tre Pietre: fra le auto, modelli nuovi e altri più datati, marche costose e più economiche; il parcheggio, insomma, è ben fornito e assortito. Alcuni occupanti hanno un lavoro, altri vanno in giro per la città a elemosinare, mentre altri ancora sembra che si “guadagnino” da vivere commettendo furti.
La situazione non va giù ai residenti che, armati comunque di pazienza, stanno facendo sentire la loro voce. Si sono riuniti in un gruppo spontaneo e hanno manifestato il loro disagio – a fine gennaio al Circolo Lippi di via Fanfani – all’assessore per la sicurezza e la vivibilità urbana del Comune di Firenze Graziano Cioni, al vicequestore Roberto Sbenaglia e al maggiore dei carabinieri Luciano Garbano. “Non ci sentiamo sicuri – si sfoga un residente della zona – pochi giorni fa due cani di una ragazza che vive nell’edificio dell’ex Cnr sono entrati nel giardino di casa mia. È una questione di sicurezza e di degrado, non è gente civile, fanno i loro bisogni dove vogliono e si sentono i padroni. L’amministrazione pubblica e le forze dell’ordine si stanno muovendo nella maniera che gli compete, ma c’è ancora tanto da fare”.
Preoccupate anche le mamme che portano i bambini a giocare sia nei giardini del Lippi che nello spazio verde davanti al Nuovo Pignone, dove sono state trovate alcune siringhe. E la situazione non piace nemmeno ai commercianti. Il numero delle volanti della polizia che passano durante il giorno a monitorare la situazione è aumentato, come confermato dai residenti, ma per il secondo passo richiesto, quello dello sgombero, ci vorrà ancora del tempo. “È un problema di ordine pubblico, le famiglie che occupano lo stabile vanno assistite – spiega l’assessore Graziano Cioni – anche se bisogna individuare i delinquenti e punirli. Sicuramente ci vuole una maggiore sorveglianza”. Opinioni che non sono condivise dal consigliere di Alleanza Nazionale Giovanni Donzelli. “L’amministrazione comunale è troppo tollerante nei confronti degli abusivi – attacca – e a rimetterci sono le persone oneste che aspettano in graduatoria una casa. Chi occupa illegalmente gli edifici dovrebbe essere perseguito penalmente e le strutture in questione riqualificate”.
A fine marzo è previsto un altro incontro fra l’amministrazione e il gruppo spontaneo dei residenti di Firenze Nova per fare un bilancio della situazione. Per analizzare i passi fatti e, soprattutto, quelli che ancora restano da fare.

Che goduria ragazzi!

Le paiono l’uniche a Firenze che un’n’hanno sentito strombazzare i classone per le strade. Ma i’ndo l’erano? A guardare Domenica Inne!

Gli’è meglio ragionar con voi. Armeno vu’ siete viola dalla testa ai piedi come me, non come quelle rintriciullite!

Arto che picche nicche n’ campo domenica. S’è vendemmiato fori stagione!

In casa mia e s’era tutti talmente frementi che s’è preferito andar a desinare fori, in trattoria, prima del mecce. Un voleo mica dover perder tempo a rigovernare… Alle tre tutti pronti su’ i divano davanti a schai!

Quante unghie s’è mangiato i’ mi marito poer’oro! L’era la tensione, e si sa, coi gobbi gira balalla un rigorino contro i’becco di turno ci sta che te lo fischi sempre…

Io l’ero più tranquilla però perchè e gli ho visti i mi’ giovanotti che gioavan bene. Ti, ta, ti, ta. E la s’avea sempre noi la boccia fra i piedi!

Poi quando Gobbi l’ha buttaha dentro, un ci credeo! Gobbi che segna ai gobbi! S’è fatto degli zompi su que’ divano che l’è devono esser uscite da’ i’ guscio anche un par di molle. Costan poco, ma boni un sono boni per nulla sti’ divani dell’Ichea!

Madonnina Santa quando ci si siam riseduti dopo il golle a patire e c’avevo proprio quella molla precisa, fra le mele a rovistarmi. Mi parea d’esser su’ i busse nell’ora di punta, quando tu trovi sempre i’ sudicione che ti tocca il deretano…

Sudicione l’è stato, ma quel Sisso’icchene che maledetto gobbaccio, l’ha beccaho una rovesciata e l’ha fatto gol l’unica vorta che i’ Frei fa una bischerata in vita sua!
Ma via! A qui punto l’era finito i primo tempo, e mi son fatta un caffeino, tanto l’ero poco nervosa…

Ni’ secondo tempo poi, quei bui rotti un’segnano n’atra volta con que’ brutto muso che un ‘canta nemmeno l’inno italiano? Maledetti! I’solito ‘ulo!
Ma però e me lo sentivo io che s’ era in palla quando l’hanno inquadrato i’ Prandelli e c’havea la faccia bona e serena. Mah, mi sono detta, se e ci crede lui perchè un ci si de credere anche noi…

I’ finale di macche poi e vu lo conoscete tutti… eccetto quelle citrulle delle mi amihe!
Che goduria ragazzi. E voleo anda anch’io colla mi’ graziella viola all’aeroporto ad aspettar i’ragazzi, ma c’avevo da prepar cena pe i’ marito che ni frattempo l’era ito a i’circolino a farsi un gotto per festeggiare.
Caviale e champagne per cena. Sì, capita poco spesso e ho vorsuto fa’ la signora! Tutti briahi e pazzi di godiento dopo cena. Tant’è che dopo, quando siamo andati a letto i’mi marito l’ha voluto fa un gol anche lui.
E sì, non solo per la Fiorentina coi gobbi, ma anche pe la vostra Gigliola e capita una vorta ogni vent’anni….
Forza viola e alla prossima…

Due strutture per accogliere i rifugiati

Firenze si attrezzerà di strutture destinate all’accoglienza di richiedenti di asilo, rifugiati e titolari di protezione umanitaria. Non Cpt fine a se stessi, comunque. L’accordo è stato siglato il 21 dicembre scorso, e vede quali parti firmatarie il Prefetto di Firenze Andrea De Martino, per il Ministero degli Interni, e l’assessore alle politiche e interventi per l’accoglienza e l’integrazione Lucia De Siervo, per il Comune di Firenze. L’obiettivo principale è quello di realizzare un sistema articolato e flessibile in grado di fornire, a coloro che ne avranno titolo, opportunità integrative e di sostegno, riducendo così gli interventi di emergenza e le situazioni di marginalità.

A questo proposito, l’assessore De Siervo ha precisato che “con tale accordo, il progetto è stato definito nei finanziamenti – circa due milioni di euro stanziati dal Ministero degli Interni – ma non nei tempi di attuazione e nei regolamenti che gestiranno il centro una volta aperto, tanto più che una delle due strutture è attualmente occupata e non è stato ancora definito nel dettaglio il cronoprogramma con la Prefettura”. Come illustrato dall’assessore, sarà un centro polifunzionale e policentrico. Infatti, il Comune ha messo a disposizione del Ministero due edifici: l’ex scuola Caterina de’ Medici, in viale Guidoni – ancora oggi occupata da persone di varie etnie – e l’ex struttura di medicina sportiva in via del Fosso Macinante, utilizzata cinque mesi l’anno per l’accoglienza invernale. In viale Guidoni saranno costruiti alcuni miniappartamenti, idonei ad ospitare anche nuclei familiari, in grado di accogliere non più di 80 persone; mentre nell’ex centro di medicina sportiva, che fungerà da prima accoglienza, verranno realizzate delle stanze con luoghi di vita quotidiana comuni.

Gli ospiti intraprenderanno, anche grazie a servizi che saranno istituiti ad hoc, un percorso finalizzato alla conquista di una indipendenza lavorativa, sociale e psicologica, in grado di consentir loro di trovare una dimensione di vita il quanto più possibile soddisfacente. In più, la loro permanenza al centro dovrà avere una durata massima compresa tra i 60 e i 180 giorni, durata che verrà stabilita caso per caso a seconda delle esigenze necessario ad ogni individuo. Il finanziamento del Ministero degli Interni comprende le spese necessarie all’adeguamento a fini abitativi degli immobili, le spese di ordinaria manutenzione, gli eventuali danni provocati dagli ospiti, i servizi di assistenza generica e sanitaria, di vitto,vestiario e generi di conforto per un ammontare di 55 euro a persona al giorno. Mentre al Comune sarà affidata la gestione dei servizi, della vigilanza e l’attivazione di un attrezzato sportello informativo.

Questo accordo, però, ha provocato la reazione di alcuni membri di Rifondazione Comunista, che restano critici al riguardo anche dopo l’audizione dell’assessore De Siervo in quarta commissione, delle politiche sociali e della salute. Ecco alcuni dei principali nodi da sciogliere secondo il consigliere comunale di Rifondazione Comunista, Pape Diaw, “ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere, tra cui la non chiara definizione di che cosa si intenda per polifunzionale (chi realmente potrà usufruire di tale servizio?), il perché non si è provveduto a potenziare le strutture già esistenti e il timore che si vengano a creare situazioni proprie di un Centro di permanenza temporaneo”.

A Villa Vogel spazio ai “funerali laici”

Questi spazi potranno essere utilizzati per lo svolgimento dei cosiddetti “funerali laici”, vale a dire momenti di commiato e commemorazione di quei defunti per i quali non possono aver luogo le esequie religiose, poiché non aderenti a nessuna fede o perché così hanno voluto disporre in vita. In città, i luoghi in cui è possibile dare un ultimo saluto “non religioso” con una lettura, una poesia, un’orazione sono essenzialmente le Cappelle del Commiato di Careggi, il che fino ad oggi ha costretto il feretro e i congiunti al seguito ad allontanarsi dalla propria comunità; di qui, la decisione del Quartiere di mettere a disposizione la sua sede istituzionale per questo genere di commemorazioni.
“Ci è parso importante – spiega il presidente del Q4 Giuseppe D’Eugenio – dare alla comunità la possibilità di potersi stringere intorno ai familiari colpiti dal lutto, e che ciò potesse avvenire in un luogo in cui essa possa riconoscersi; il fatto poi di mettere a disposizione uno spazio civico, che è anche una sede di rappresentanza, ci è parso in questo senso molto significativo, giacché si tratta del medesimo luogo dove già si svolgono altre funzioni rilevanti per la vita della collettività e dei singoli individui, come ad esempio i matrimoni”. Il Quartiere 4 è il primo quartiere di Firenze – e una delle prime istituzioni in Toscana – a compiere una scelta del genere, che, sebbene sollecitata da un numero limitatissimo di cittadini (nel Q4 le richieste di questo tipo sono state tre o quattro nel 2007) è, secondo D’Eugenio, un atto dovuto in democrazia: “Ben poco cambia se le richieste sono una, mille o diecimila: il mio auspicio è che anche altre istituzioni locali compiano la stessa scelta, cosicché non sia spezzato il legame tra il defunto e il territorio in cui ha vissuto”.
La delibera individua all’interno di Villa Vogel tre spazi (la sala consiliare Tosca Bucarelli, il chiostro interno e la Limonaia) utilizzabili esclusivamente per lo svolgimento delle funzioni e non per l’esposizione della salma, secondo una impostazione logistica simile a quella delle funzioni religiose: la bara chiusa deve arrivare alla sede civica in tempo per la commemorazione e deve essere rimossa al termine dagli addetti alle onoranze, che devono rimanere sul posto per tutta la durata della cerimonia; a carico dei familiari, potranno inoltre essere collocate nella sala eventuali dotazioni di corredo, come fiori, cartelli e corone, mentre il Quartiere provvederà a fornire microfoni, leggii e punti di seduta.
Tuttavia, prima che il servizio possa partire, sarà necessario attendere la redazione del piano di fattibilità e del regolamento che la commissione cultura dovrà presentare entro la primavera per l’approvazione definitiva del Consiglio: lo svolgimento di funzioni funebri all’interno della sede del Quartiere pone infatti diversi problemi pratici da risolvere, legati soprattutto alla difficoltà di conciliare il normale funzionamento degli uffici, degli organi istituzionali e dei servizi con il raccoglimento e la tranquillità richiesti da queste cerimonie, senza contare l’ovvia imprevedibilità dei tempi e degli orari in cui gli spazi saranno occupati.

Una “Rete” per aiutare i nonni in difficoltà

Per rivolgersi alla Rete di solidarietà del quartiere 4, e chiedere così aiuto in caso di bisogno, è sufficiente telefonare al numero 055/7877776.Al servizio della Rete di solidarietà sono presenti circa venti volontari che, grazie al loro impegno e alla loro attività, permettono al servizio di essere aperto tutte le mattine, dal lunedì al venerdì, e due pomeriggi la settimana, il martedì e il giovedì. La Rete di solidarietà è un servizio che viene gestito dall’Auser Filo d’Argento del quartiere 4, un’associazione di volontariato e di promozione sociale tesa a valorizzare gli anziani e a far crescere il loro ruolo attivo nella società. Nata nel 1989 per iniziativa della Cgil e del Sindacato dei pensionati Spi-Cgil, si propone di contrastare ogni forma di esclusione sociale, migliorare la qualità della vita, diffondere la cultura e la pratica della solidarietà perché ogni età abbia un valore e ogni persona un suo progetto di vita attraverso cui diventare una risorsa per sé e per gli altri.
“Il 99% delle richieste di assistenza che arrivano al nostro centralino – spiega il responsabile Gabrio Livi – arrivano dagli anziani del quartiere. I maggiori aiuti si concentrano per l’accompagnamento a visite mediche, dal parrucchiere, a fare la spesa, alle poste. In tanti chiedono, invece, soltanto un po’ di compagnia in casa, per alleviare il senso di solitudine. In totale, nell’intero arco del 2007 ci sono arrivate 650 richieste di aiuto, 480 delle quali erano richieste di accompagnamento. Pochissime le telefonate arrivate direttamente dai giovani”

Via Chiusi, il capolinea se ne va

Eravamo stati noi, nel numero di dicembre de Il Reporter, a sollevare la questione. Nel frattempo, con le vostre lettere ci avete segnalato che alla fine di febbraio non si era ancora mosso nulla. Abbiamo chiesto spiegazioni. Il capolinea del 9 sarà tolto da via Chiusi. Non sarà più spostato all’ultima fermata di via Canova, come era previsto, ma sarà addirittura eliminato. La linea 9 avrà un solo il capolinea a Porta al Prato. All’azienda di trasposto pubblico fiorentino abbiamo chiesto anche un data: la novità dovrebbe partire intorno al 20 marzo.

Nell’articolo pubblicato lo scorso dicembre era spiegato come lo spostamento del capolinea avrebbe comportato una nuova segnaletica stradale, in prossimità di quello nuovo, e nuove strisce pedonali. I lavori non erano diretta competenza di Ataf, e al momento non sono ancora stati fatti. Ecco che allora, per non allungare ulteriormente i tempi, l’azienda di trasporto pubblico ha lavorato a una nuova soluzione. Togliere il capolinea da via Chiusi e lasciare solo quello di Porta al Prato, accontentando così i fruitori della linea 9 che abitano lungo via Canova – che non dovranno più attendere le lunghe soste al capolinea – e gli abitanti della stessa via Chiusi.

Saranno così finalmente contenti i numerosi abitanti del quartiere che hanno scritto o telefonato in redazione, perché, come è spiegato in una delle lettere che ci sono arrivate, “lo spostamento – fra le altre cose – era stato urgentemente richiesto con una raccolta di firme dagli abitanti di via Chiusi, causa il rumore dei motori, spesso accesi in sosta, che con le vibrazioni prodotte fanno tremare i vetri di casa; oltre a questo il fumo degli scarichi rende l’aria irrespirabile”.

La lettera poi continua spiegando che la situazione, con l’inverno, è diventata se possibile ancora più “sgradevole”, perché con il freddo “il mezzo – è scritto – non lo spegne quasi nessuno”, e il problema si è dunque acuito, senza contare che le rigide temperature registrate nelle settimane scorse hanno aumentato anche i disagi per gli utenti della linea 9 che abitano oltre il capolinea: quei cittadini, infatti, sono stati costretti a percorrere un bel tratto di strada a piedi, o a dover attendere lunghi minuti di sosta alla stesso fermata iniziale del bus. La soluzione trovata consentirà, anche, all’azienda di trasporto pubblico di armonizzare le fermate della linea 9 con le altre linee di autobus che effettuano lo stesso tratto di via Canova. “Poiché a distanza di quasi due mesi – conclude la lettera – non sono ancora iniziati i lavori richiesti per l’attuazione dello spostamento, potete chiedere voi, per cortesia, cosa aspettano ancora onde sollecitare quanto richiesto?”. È quanto abbiamo fatto. E la risposta sta nelle righe sopra.

 

Un quartiere ciclabile solo a metà

 

Le piste ciclabili, infatti, tagliano quasi tutto il quartiere da via Canova a viale dei Bambini, con un percorso sostanzialmente parallelo all’Arno che lascia però del tutto esclusa la parte più a sud, quella di Legnaia e Soffiano. A questo primo limite si aggiunge il fatto che l’unico collegamento ciclabile con il resto della città è costituito dalla passerella dell’Isolotto, costringendo così il ciclista intenzionato a raggiungere il centro – risparmiandosi la giungla di traffico della zona di Ponte alla Vittoria – a passare per le Cascine. Un vero peccato, perché le piste e i percorsi ciclabili del quartiere sono tutti in discrete condizioni e permettono davvero di muoversi in tranquillità.
Un buon esempio in questo senso è la pista ciclabile tra via Massa e via Modigliani, per lunghi tratti protetta da barriere, fondamentali certo per evitare gli investimenti, ma soprattutto per scongiurare il pericolo che le piste siano utilizzate dagli automobilisti per parcheggiare abusivamente. Funzionali sono poi i percorsi misti, come quello di via Canova, ricavato su un marciapiede largo abbastanza da permettere una pacifica convivenza tra ciclisti e pedoni. Resta in ogni caso la sensazione di trovarsi su piste create “un po’ dove capita” e non secondo un disegno razionale e rispondente alle logiche dei flussi di mobilità, come testimoniato anche da diversi ciclisti abituali, residenti nel quartiere. “Uso la bici per andare a scuola in centro – dicono Claudia e Agnese, studentesse del liceo Machiavelli – ed è un problema girare senza correre rischi: non ci sono piste ciclabili e in alcuni punti, come in via del Bronzino, è molto pericoloso stare sulla strada, tra macchine parcheggiate e auto che suonano. Di conseguenza ci tocca salire sul marciapiede, suscitando l’ira di qualche pedone, oppure prendere qualche strada alternativa contromano”.
Simili problemi sono quelli sollevati da Francesca, pendolare che usa la bici tutti i giorni per andare a prendere il treno. “Il percorso fino alla stazione non è agevole – spiega – dal momento che per chi come me non abita in prossimità dell’Isolotto, non è conveniente usare la passerella, quindi sono costretta a passare con grande pericolo da via del Sansovino, attraversare l’Arno e raggiungere Santa Maria Novella affrontando i viali o stando sul marciapiede, che specie su Ponte alla Vittoria è particolarmente stretto”.

 

Mangani (Rc) aderisce al Partito Democratico

 

“Fra le motivazioni che mi hanno convinto ad aderire al Pd – spiega Massimo Mangani – l’esigenza di meglio rappresentare le istanze della sinistra all’interno del Partito Democratico, anche al fine di non disperdere, pur nell’ambito di un quartiere, un patrimonio di idee che ha contribuito a fare la storia del nostro paese e della nostra città”.

L’ex capogruppo di Rifondazione Comunista ha poi aggiunto che “anche alla luce del quadro politico nazionale, il rischio è quello di disperdere il patrimonio della sinistra, soprattutto se si insisterà nel volersi presentare come soggetto autonomo, anziché essere parte di una forza più ampia”. Soddisfazione per la scelta di Mangani è stata espressa da Alfredo Esposito, capogruppo del Pd al Q3, e dal presidente del quartiere Andrea Ceccarelli. “L’adesione del nuovo componente al gruppo Pd – hanno detto i due – rafforza la capacità di governo del territorio, semplificando il quadro politico e accentuando l’incisività dell’azione amministrativa”.