venerdì, 9 Maggio 2025
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Regole per un buon ritratto (fotografico)

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Possiamo affermare che uno dei generi universalmente preferiti dai fotografi, sia professionisti che “della domenica”, sia il ritratto. Il verbo ritrarre, secondo il Vocabolario online di Treccani, ha due significati: tirare fuori e trarre copia.

Non sono così lontani come sembrano: l’alto scopo del ritratto fotografico non è soltanto la rappresentazione delle fattezze di una persona (altrimenti sarebbe una foto tessera!), ma cercare di rappresentarne il carattere, l’essenza vera. Potremmo poeticamente dire, di estrarne l’anima. Quindi, anche in questo caso, è utile far precedere lo scatto da una accurata considerazione di chi abbiamo davanti. Belle parole, sì! Ma come si traducono in pratica?

Dimmi dove stai e ti dirò chi sei

Cominceremo con l’ambiente: se il nostro soggetto è un meccanico, l’ideale sarebbe ritrarlo dentro la sua officina, con tuta e attrezzi da lavoro, il pizzaiolo davanti al forno, e via di seguito. Lo  ostreremo così non solo per come è, ma anche per chi è. Si può anche semplificare: uno stetoscopio fa il medico, un violino fa il musicista.

Faccia la faccia

Un ritratto è però fatto essenzialmente da una faccia, da una espressione; qui conta la nostra conoscenza del soggetto e la sua disinvoltura davanti all’obiettivo. La prima è facile, soprattutto
se è un amico, la seconda è piuttosto complicata.

Il segreto sarà divertirsi nel fare una cosa insieme: si chiacchiera, si ride, si scherza, ci si fotografa a vicenda. In una parola si gioca e si fanno tante foto. Uscirà sicuramente quella buona, quella che a lui mostra ciò che pensa di essere e a noi mostra ciò che ci sembra che sia. È tutta una questione di atmosfera e di tempo. Vedremo che creando la giusta complicità le foto saranno via via migliori.

E le regole tecniche per un ritratto fotografico

Concludiamo con qualche consiglio “tecnico”: non mettete nella foto cose che distraggono, cercate di avere molto spazio dietro le spalle del soggetto in modo da rendere lo sfondo sfocato, evitate luci troppo forti negli occhi e ombre troppo scure sulla faccia. I vostri amici ve ne saranno grati e voi sarete soddisfatti.

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Il congiuntivo di Lorenzo Baglioni

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Il cantante e attore toscano verso Sanremo 2018. Lorenzo Baglioni è tra i finalisti che il 15 dicembre si giocheranno la partecipazione al festival. Suo malgrado, lo abbiamo sottoposto a un test di congiuntivo

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Silvano Campeggi “Nano” – Tra Divi e Diavoli, la mostra a Palazzo Vecchio

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La mostra antologica Silvano Campeggi “Nano”- Tra divi e diavoli, promossa dall’Opera della Badia di Settimo e dal Comune di Firenze, celebra l’arte di un grande protagonista della scena mondiale del XX secolo, non solo cartellonista principe della Metro Goldwyn Mayer e di tante altre case di produzione italiane e straniere, ma anche pittore e artista a tutto tondo.
Nel corso di un itinerario artistico lungo quasi settant’anni, “Nano” ha comunicato non solo i suoi stati d’animo, ma anche il diffuso sentimento del tempo, cogliendone speranze e sogni, attese e delusioni. L’obiettivo della presente mostra è dunque quello di cercare di dar conto di un percorso travagliato e complesso, collocando ciascun capitolo della produzione di Campeggi all’interno di un determinato momento personale e sociale.

I manifesti cinematografici

Il primo tema ad essere rappresentato è naturalmente quello del cinema (tra 1946 e 1969), dei divi e del grande successo Hollywoodiano, delle icone senza tempo immortalate da Nano in manifesti e soluzioni grafiche che hanno contraddistinto l’immaginario diffuso del XX secolo. Clark Gable e Marilyn Monroe, Marlon Brando e Audrey Hepburn, pellicole come Via col vento, Casablanca, Cantando sotto la pioggia, West Side Story: le star e i film di maggiore successo arrivano in Italia filtrati dalla tempera sensibilissima di Nano, attento a coglierne ogni singola sfumatura e tradurli in composizioni di grandissimo successo.
Tuttavia, non c’è solo il cinema nell’attività di Nano, ed ecco che il visitatore può ammirare i personaggi storici e le grandi battaglie raffigurate da Campeggi. In entrambi i settori l’influsso del cinema è evidente: dietro ai cavalli in corsa si intravedono, oltre alla tradizione fiorentina, anche i cavalli di Ben-Hur, così come dietro a ogni donna si intuisce una Marilyn pronta a far capolino; ma a colpire è la fantasia filologica di Nano, in grado di immedesimarsi in stili e iconografie storiche, riattualizzandole in chiave contemporanea.

Le altre opere

Ritratti e volti reali, dunque; al più icone mitiche, ma basta lasciare la costa e sfidare il mare per imbattersi nei Sassi elbani, attestazione della poliedricità e varietà stilistica di Nano. La documentazione lascia qui il posto alla meditazione, le sfavillanti luci della ribalta lasciano il posto a maternità raccolte e calibrate, a visioni scandite dal bianco e dal nero, contraltari profondi degli abbaglianti manifesti cinematografici.
Questi diversi spunti trovano un temporaneo approdo (domani, ne siamo certi, Nano cambierà ancora direzione di ricerca), nella serie dei diavoli, in cui le debolezze e le incertezze di Campeggi (che poi sono quelle di tutti noi), trovano una soluzione grafica graffiante e ironica: come se i divi del cinema, i personaggi storici e le maternità elbane trovassero una sintesi giocosa in tanti diavoletti, pronti a redarguirci, sì, ma dandoci un buffetto sulla guancia.
Infine, la full immersion multimediale realizzata da Art Media Studio, proietterà lo spettatore direttamente nel mondo di Nano. Il visitatore entrerà così nelle opere grafiche, si perderà dentro le composizioni e arriverà a toccare, unendo reale e virtuale, quelle stesse stelle del cinema ritratte tante volte dal più grande artista cinematografico di sempre.

Palazzo Vecchio – Sala d’Arme
Dal 6 dicembre al 6 gennaio, aperto tutti i giorni dalle 11 alle 19, il giovedì 11-14
Per info www.nanotradiviediavoli.it

Vasari e la nuova luce nel Salone dei Cinquecento

L'incredibile bellezza del Salone dei Cinquecento è dovuta al genio di Giorgio Vasari, artista prediletto di Cosimo I de Medici che, con la sua nutrita schiera di collaboratori e operai, riuscì a donare nuova vita a una delle sale più grandi di Palazzo Vecchio, trasformandola nel simbolo del potere mediceo sul Ducato di Toscana.

E' proprio Vasari in persona a raccontare l'incredibile storia del Salone, intrecciando le proprie parole con un'elaborata regia illuminotecnica, capace di illuminare ogni singola opera e di offrire una nuova luce all'incredibile patrimonio culturale che decora l'ambiente.

Si tratta dello spettacolo “Giorgio Vasari racconta, Il Salone dei Cinquecento sotto una nuova luce” messo in scena dall'associazione Mus.e in collaborazione con SILFI, Targetti e Confindustria. Un viaggio attraverso anni di storia, lavoro e dedizione, con un appassionato Vasari che accompagna il pubblico alla scoperta di aneddoti e curiosità. Dal soffitto a cassettoni con le abili pitture sul tema dell'esaltazione di Cosimo I alla Tribuna per le Udienze, passando per gli affreschi e le meravigliose sculture l'artista racconta con passione uno dei suoi più grandi capolavori.

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Le repliche dello “spettacolo luminoso”

Dopo l'anteprima del 4 dicembre, lo spettacolo sarà riproposto al pubblico il 16 dicembre e il 12 gennaio nell'ambito di F-Light – Firenze Light Festival, giunto alla quarta edizione, quest'anno in programma da venerdì 8 dicembre al prossimo 8 gennaio. L'impianto di illuminazione nel Salone dei Cinquecento è composto da 141 apparecchi a led di ultima generazione, che consentono di creare scenari e regolare l’intensità luminosa in base all’effetto desiderato.

Chi rischiò di affogare nella fontana del Biancone

Sembrerebbe impossibile, ma qualcuno ha rischiato veramente di affogare nella vasca di Piazza della Signoria, ai piedi dell’immobile Biancone: questo è accaduto più di una volta!

Due casi passati alla storia

Correva l’anno 1786 quando il 26 Agosto, il fanciullo Gaetano Franceschini fu ripescato nella vasca da Gaetano Gualchi e Gaspero Fantoni ai quali venne corrisposto, con delibera della Camera della Comunità su segnalazione dell’Auditore delle Regalie, un “premio di salvataggio” di sette lire ciascuno “per averlo salvato dall’affogamento”.

Da un’altra deliberazione del Magistrato e Consiglio Generale della Comunità Civica di Firenze (ASCFi, CA. 20 n. 129) in data 3 Agosto 1803, si evince che fu deciso di … stanziare a Giovanni Solani Piffero della Prima Compagnia dei Granatieri, zecchini cinque a titolo di premio ad esso dovuti per aver sottratto dalle acque il giovinetto per nome Giuseppe di Antonio Nocenti, che destituito d’ogni soccorso era per affogare nella vasca della Piazza del Granduca.

Come si vede, anche la pur modesta quantità di acqua della vasca, ha costituito un serio pericolo mettendo così in dubbio la proverbiale locuzione affogare in un bicchier d’acqua attribuita a coloro che vedono complicazioni ovunque e si perdono di fronte alle più piccole difficoltà. In un bicchiere non si affoga certamente, ma in contenitori di modesta capienza evidentemente si, ciò era possibile e forse lo è ancora.

I divieti per “proteggere” la fontana del Nettuno

Dal Dicembre del 1575 la bella fontana del Nettuno ha elargito a tutti, in una pioggia di zampilli cadenti nella grande vasca, un bene prezioso che non costava nulla, per cui era pubblicamente usato dal “basso popolo” anche per abbeverare gli animali e come pubblico lavatoio. La fontana fu pertanto protetta nel 1592 da una ringhiera a salvaguardia dei frequenti insulti provocati dalla plebaglia che, non comprendendo minimamente l’elevata solennità dell’opera vanto della città, che quotidianamente veniva ad offenderla con disinvolte confidenze, non ultima quella di lavare penne e calamai.

Quest’ultima sfacciata abitudine era probabilmente praticata da zelanti impiegati comunali. Fu inoltre anche necessario nel tempo, emettere delle ordinanze per vietare questi abusi; infatti nel 1720 “gli spettabili Signori Otto di Guardia e Balia” fecero apporre sul bugnato di Palazzo Vecchio dietro la fontana, una lapide marmorea nella quale si può ancora leggere:

a di 30 luglio 1720
gli spettabili ss. otto di guardia e
balia della citta’ di firenze
proibirono a qualunque persona di qualsiasi
voglia stato grado o condizione che
non ardisca in torno a questa fonte a
braccia venti fare sporchezze di sorte
alcuna lavare in essa calamai panni o altro
ne buttarvi legnami o altre sporcizie
sotto la pena di ducati quattro e dello
arbitrio di ll.ss. e tutto in conferma d’altro
decreto del magistrato loro del di 21 agosto 1646

Vasari ‘illumina’ il Salone dei Cinquecento

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Palazzo Vecchio celebra il nuovo impianto di illuminazione del Salone dei Cinquecento con un singolare incontro tra il pubblico e Giorgio Vasari. Lo spettacolo in costume avrà due repliche

Restaurata la ‘spa’ di Cosimo de’ Medici

È stato restaurato il “Comodo di Cosimo” una stanza, adiacente al Salone dei Duecento, che oggi
potrebbe essere considerata come bagno privato con sauna. L'intervento della durata di cinque mesi è costato ventimila euro ed è stato sponsorizzato da Geberit e Pozzi-Ginori, mentre il coordinamento generale è stato affidato a Fondaco Italia, società leader nel settore della consulenza associata al recupero di opere d'arte e dei beni culturali.

Una stanza per il relax

L'ambiente, tecnologicamente molto avanzato per l'epoca, era frutto di una scelta sofisticata che si voleva riallacciare, in forma privata ed esclusiva, alla cultura termale dell'Antica Roma, sia nella parte tecnologica sia nelle decorazioni ispirate alle scene mitologiche. Destinata al benessere privato, si trattava di una vera e propria stanza per il relax e lo svolgimento funzioni corporali. L'elegante vasca in pietra era in grado di erogare sia acqua fredda che calda, opportunamente riscaldata in una stanza attigua, con diversi i punti di appoggio usati per riporre oli essenziali e oggetti per l'igiene personale.

“È un onore per noi riportare all'originale bellezza un ambiente ricco di storia e curiosità, con l'auspicio che venga presto inserito nel percorso museale di Palazzo Vecchio”, ha dichiarato il sindaco Dario Nardella. “Un luogo bellissimo, leggero e delicato impreziosito dai dipinti di Marco da Faenza della scuola del Vasari che ne fanno una vera e propria opera d'arte” ha aggiunto Giorgio Castiglioni, Direttore Generale Marketing e Distribuzione di Geberit.

Comodo di Cosimo Palazzo Vecchio Firenze

Foto: Geberit e Pozzi-Ginori per il restauro del Comodo di Cosimo de Medici

Uno scrigno d'arte “adottato”

L'intervento è inserito nel programma FLIC “Florence I Care” con il quale il Comune di Firenze offre a coloro che vogliono diventare suoi partner l'opportunità di “prendersi cura” della città partecipando in prima persona al finanziamento di iniziative volte alla valorizzazione del patrimonio artistico fiorentino.

Chi viene e chi resta tra le botteghe delle Cure

Ci sono luoghi alle Cure in cui sembra che il tempo si sia fermato. Sono gli esercizi storici, quelli che si sono “sempre” stati. È proprio il caso dello storico orologiaio de Le Cure Giovanni Pinzani, classe 1939.

In quel negozio ci lavora dal 1962, prima come ragazzo di bottega poi gestendo l’attività. Il prossimo anno compirà il cinquantesimo anno di apertura.

La sua famiglia originaria della Rufina aveva già un’attività artigiana nel settore degli orologi. “Oggi aprire un’attività come la mia sarebbe una follia” ci confessa sorridendo. All’interno del negozio tutto è rimasto inalterato dal 1932, anno di fondazione dell’esercizio, a partire da alcuni mobili e scaffali originali del tempo.

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La mesticheria e il ristorante con vista sul fiume

Proseguendo verso la piazza l’attività storica per eccellenza, posta in posizione d’angolo, è la Mesticheria, aperta dalla fine del 1800. L’attuale gestione, a conduzione familiare, è subentrata negli anni ‘90. Fieri ci mostrano una foto di come appariva la piazza delle Cure e la vista del negozio agli inizi del ‘900 quando ci passava il filobus.

Il Casalingo in via Boccaccio invece è un piccolo ristorante, recentemente rinnovato negli arredi, ma gestito dalla stessa famiglia dal 1962. Prima del ristorante, sempre ad opera della stessa famiglia, vi era una mescita di vino e prima ancora una latteria, come ricordano ancor oggi le bianche piastrelle alle pareti. Valentina, la seconda generazione, continua a portare avanti la tradizione del padre e dello zio, proponendo piatti della cucina toscana a prezzi popolari. Una vera chicca il terrazzino esterno dove poter mangiare lungo il Mugnone con la vista sul Ponte alle Riffe.

Il giovane liutaio delle Cure

Fra tanti storici esercizi si è affacciato da qualche mese un giovane liutaio. Si chiama Tommaso Pedani e dal giugno scorso ha aperto il suo laboratorio in via Agnolo Firenzuola. “Una bella scommessa – ci racconta sorridendo –. Spinto dalla passione per la musica ho intrapreso un percorso durato tre anni a Parma. Sono arrivato a costruire gli strumenti musicali partendo dallo studio della musica, mi sono diplomato alla Scuola di Musica di Fiesole e poi mi son detto: perché non costruirla? Sognavo di aprire un mio laboratorio, non all’estero ma proprio qui, alle Cure, centro nevralgico di vita, persone e fiorentinità”.

La Firenze di Marco Vichi ‘non è roba per turisti’

Marco Vichi, nato e cresciuto a Firenze vive adesso nel Chianti, un po’ a causa di vicissitudini familiari e un po’ per scelta. “Mi ci vuole il silenzio, i problemi della città sono diventati per me un antico ricordo”, ci spiega. Ma quando parla di Firenze sottolinea il suo grandissimo fascino: “ha i colori giusti, un’armonia rara, ha qualcosa… insomma è riuscita bene, ecco!”.

Qual è la tua Firenze? Quella che ti piace frequentare.

I quartieri che preferisco sono quelli dell’Oltrarno, San Niccolò, Santo Spirito e San Frediano. Sono le zone in cui ancora, oltre al turismo, rimane anche la Firenze di una volta. Non voglio fare il  nostalgico, ma camminare in piazza Duomo nei mesi da aprile a settembre è diventato impossibile.

Un posto dove vado a mangiare è “Sabatino”, in via Pisana. Quando passo nella zona di San Niccolò invece, solitamente mi piace fermarmi alla trattoria “Cent’Ori”. A pranzo vado spesso in San Lorenzo, c’è questa trattoria, chiusa a cena, che si chiama Sergio Gozzi. Un posto che è rimasto davvero genuino, c’è sempre la fila, è la vera cucina toscana.

Quanto c’è della tua vita reale all’interno delle tue storie?

Non è facile da spiegare quale “materiale” usa il narratore per andare avanti nella scrittura. Ci può essere di tutto. Ci può essere un ricordo familiare di quarant’anni fa che elaborato entra nel romanzo, perché in quel momento per associazione arriva alla mente.

Poi ci sono episodi che uno inserisce più coscientemente e più precisamente: certi punti di vista, una visione del mondo, i diversi modi di affrontare le cose possono venire dalla mia persona, ma in realtà, spesso mi piace raccontare personaggi anche molto distanti da me. Comunque sia si racconta sempre ciò che si conosce, dunque c’è sempre del “vissuto”… si può dire che ogni storia raccontata nel mondo è sempre autobiografica.

Dai libri al cinema. Raccontaci dei tuoi cortometraggi.

Il primo cortometraggio a cui ho lavorato e per il quale ho scritto la sceneggiatura si chiama “La Fuga”. La regia la fece Gianmarco D’Agostino, lo stesso che ha lavorato anche ai video del Museo dell’Opera del Duomo e ha realizzato un bel documentario sull’Alluvione di Firenze con il quale ha vinto diversi premi in giro per il mondo.

Con lui stiamo cercando di fare “Il Polpettone”, che racconta di come il ’68 è entrato nelle famiglie borghesi italiane. È autobiografico e si riferisce proprio alla sera in cui ho visto arrivare il ‘68 in casa mia. La politica a poco a poco ha invaso tutta la realtà italiana. Tutto era politica, come racconta bene
e con ironia Gaber nella sua famosa canzone.

Hai insegnato scrittura creativa anche all’università. Il tuo rapporto con i ragazzi?

Tendenzialmente non frequento persone della mia età, mi piacciono molto più i giovani [Ride]. Sono
molto attirato dalla gioventù. Sto benissimo anche con i giovanissimi, mi sento molto a mio agio. Magari è perché non sono mai cresciuto. [Ride ancora].

Che consigli hai da dare a chi volesse intraprendere il tuo mestiere?

Di avere tanta pazienza. Di non pensare che per scrivere qualcosa di pubblicabile basti aver imparato l’alfabeto a scuola. Non è quello lo strumento. Per fare un concerto con il pianoforte le persone studiano anche 15 anni. A volte chi comincia a scrivere non pensa che ci voglia un bel po’ di allenamento, come per giocare a calcio, o correre i cento metri.

Per far maturare la scrittura ci vuole tempo. È necessario diventare capaci di criticare se stessi, riuscire a separare “tu che scrivi” da “tu che rileggi quel che hai scritto”, per capire senza drammi di aver scritto pagine brutte e poterle tagliare con il piacere di farlo. In fin dei conti, la forza di un romanzo non sta nella storia ma nella scrittura.

Tris viola al Sassuolo

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Dopo i due pareggi contro Spal e Lazio la Fiorentina torna alla vittoria al Franchi contro il Sassuolo. Primo tempo senza emozioni per la prima mezz’ora ma poi la rete del ritrovato Simeone cambia radicalmente il corso della gara favorendo il successo dei viola che Pioli schiera ancora con Chiesa e Thereau accanto al Cholito. A centrocampo Badelj con Veretout mentre come terzini agiscono Laurini e Biraghi. Nel Sassuolo debutto per Giuseppe Iachini, che la Curva Fiesole ha salutato a fine gara, e che sceglie come tridente d’attacco l’ex Matri con Politano e Berardi. In difesa Cannavaro gioca con Goldaniga e Acerbi mentre a centrocampo Magnanelli e Missiroli giocano al centro supportati da Gazzola e Peluso.

Primo Tempo

Avvio di gara con le due squadre che giocano senza pungersi troppo. Primi trenta minuti con poche emozioni. Al 17’ Benassi ha l’occasione giusta sugli sviluppi di un corner ma non trova i tempi giusti di inserimento. Al 28’ è Chiesa ad impegnare Consigli con un bello stacco di testa, il portiere emiliano riesce a mettere in corner. Al 32’, bell’azione di Veretout che innesca Laurini sulla destra, il francese effettua un cross per la testa di Simeone che batte Consigli. E’ l’1-0, il quinto gol per l’argentino. Finalmente, al 37’, si vede anche il Sassuolo con Politano che colpisce un palo dopo una bella conclusione dalla sinistra, complice anche una deviazione del portiere viola Sportiello. Al 42’ ripartenza per la Fiorentina con Thereau che scatta sul filo del fuorigioco e serve, sul secondo palo, Veretout che realizza il 2-0. L’arbitro Banti chiede aiuto al Var e poi convalida la rete con la quale si va al riposo.

Secondo Tempo

Sassuolo più propositivo ad inizio ripresa. Al 49’ Politano crossa per Matri ma Pezzella riesce a deviare in calcio d’angolo. Al 61’ ci prova proprio Pezzella su un angolo battuto da Biraghi. Consigli è bravo a parare. Al 71’ arriva la terza rete viola. Chiesa, anche in questi caso, scatta sul filo del fuorigioco grazie al passaggio di Thereau e, di precisione, mette a segno il terzo gol con un preciso scavetto che tocca il palo ma s’insacca all’angolino destro della porta difesa da Consigli.
Pioli inizia a fare i cambi e tutti sperano nell’innesto di Saponara che però avverrà solo a cinque minuti dal 90°. Finisce con un 3-0 che permette ai viola di recuperare alcune posizioni in classifica.

L’allenatore

Soddisfatto, a fine gara, Stefano Pioli anche se predica ancora pazienza. “C’è ancora da fare e da crescere, la squadra ha buone qualità. Veretout è una sorpresa, non è facile per i giocatori di altre nazionalità inserirsi così velocemente e bene. Simeone ha dimostrato qualità, Chiesa si conferma. Dobbiamo essere bravi e continuare a fare bene. La Fiorentina – aggiunge Pioli – potrà togliersi grandi soddisfazioni se continuerà a crescere. Domenica prossima giocheremo contro il Napoli. Una squadra fortissima, metteremo in campo le nostre armi e le nostre qualità sapendo che saremo destinati a soffrire tanto. Lo abbiamo fatto bene anche con la Lazio, ci prepareremo al meglio per la prossima trasferta”.