I ”buchi” nell’opera vasariana, per dare la caccia a un’opera fantasma di Leonardo da Vinci, hanno suscitato polemiche e critiche nelle scorse settimane, accompagnate da una petizione-appello per bloccare le ricerche e un esposto in procura. Adesso Cristina Acidini, soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, difende l’operato del celebre isituto, incaricato di sorvegliare gli studi nel Salone dei Cinquecento.
TUTTO IN REGOLA. “In merito alla ricerca del perduto affresco ‘La Battaglia di Anghiari’ di Leonardo da Vinci, confermo la correttezza dell’operato della Soprintendenza e dell’Opificio delle Pietre Dure”, ha detto Cristina Acidini, escludendo l’esistenza di danni all’affresco “La battaglia di Scannagallo”, di Giorgio Vasari, dietro la quale – secondo alcuni esperti – si potrebbe celare l’opera del genio toscano.
ESPERTI AL LAVORO. “La ricerca dell’ingegner Seracini – prosegue la soprintendente – ha concluso la prima fase due settimane fa, dopo l’individuazione dei passaggi necessari all’indagine endoscopica con una microcamera. Non è stata danneggiata in nessun punto la pittura del Vasari, poiché i sei passaggi sono stati ottenuti da lesioni preesistenti o da ‘fori’ (4-5 millimetri) in zone prive di colore quali stuccature e abrasioni. La fase della ricerca attualmente in corso comporta la riconsiderazione di quello che si può vedere attraverso i sei passaggi esistenti, che i tecnici dell’equipe di San Diego hanno chiesto di utilizzare per ulteriori esplorazioni”.
“NON SIAMO VANDALI”. “Sostenere che l’affresco del Vasari sarebbe stato vandalizzato è un’affermazione fuori luogo – ha concluso – trovo curioso che si attribuiscano ad istituti dedicati alla tutela e alla conservazione dei beni culturali azioni comportanti il danneggiamento di un bene”.
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