venerdì, 26 Aprile 2024
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Crisi? Sì, ma non per le armi

Bilancio col segno più per questo particolare settore del commercio, trainato dal toscanissimo amore per la caccia, dalla paura, ma anche dalla semplice passione amatoriale di tanti. E aumentano le vendite “a scopo abitativo”: molti temono ladri e rapine nel proprio appartamento.

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E se la questione sicurezza sfociasse in una maggiore domanda di armi? E’ ciò che è avvenuto negli ultimi anni in Italia, soprattutto nelle grandi città, e che si sta verificando anche nella nostra, complice probabilmente un crescente clima di allarme sociale e la conseguente domanda di protezione. Gli italiani non sono mai stati più armati di così: stando ad una recente statistica sarebbero 4 milioni le famiglie dotate di almeno una pistola (Eurispes).

A giudicare da questi dati le armerie dovrebbero godere di ottima salute, nonostante i negozi specializzati siano rimasti una sparuta minoranza rispetto a quelli che erano fino a non molti anni fa. Se negli anni ’70 erano circa 200 le armerie distribuite nella provincia di Firenze, oggi sopravvive una decina di esercizi in tutto, mentre per contare quelli concentrati nel capoluogo toscano bastano e avanzano le dita di una mano. Le vendite però vanno bene: in un periodo di crisi come questo, un piccolo numero dietro al segno più, equivale ad un grande ottimismo. Mentre il settore venatorio registra un lieve calo, cresce il coinvolgimento per il tiro sportivo. In aumento anche la vendita a scopo di difesa abitativa (il che significa che le armi non possono uscire dalla casa del proprietario), soprattutto in seguito all’approvazione, nel 2006, della legge che ha modificato il codice penale in materia di “difesa legittima”.

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I clienti in questo caso sono soprattutto persone che vivono in ville o villette un po’ isolate, solitamente nella cintura collinare attorno alla città, e vogliono tutelarsi da rapine o altri episodi troppo spesso al centro della cronaca. L’articolo più venduto resta comunque il fucile da caccia. Nonostante a livello nazionale questa passione soffra di una costante flessione, la Toscana rimane la regione a più alta densità di doppiette, con circa 110mila cacciatori. Di questi, oltre 24 mila sono concentrati nella provincia fiorentina.

Se si amplia l’interesse per il tiro sportivo, invece, qualche merito dovrebbe essere attribuito anche alla presenza del poligono di Lastra a Signa, uno dei più importanti d’Italia. “Un posto per famiglie” assicura un appassionato, aldilà degli stereotipi che spesso avvolgono queste strutture. “Gli iscritti sono circa 1800 e frequentano tutti piuttosto assiduamente – fanno sapere dalla segreteria del poligono – Nei giorni di massima affluenza possiamo registrare un centinaio di persone. Soprattutto uomini, ma non solo: le donne rimangono comunque in rapporto di 1 a 10 circa”. Capitolo a parte quello del collezionismo. Una pistola o un fucile antico possono costare qualche migliaio di euro, ma il prezzo val bene la soddisfazione di partecipare ai raduni e alle speciali gare, in cui ci si batte con armi vecchie di 80 o 100 anni e che hanno il sapore di antichi duelli consumati all’alba nella nebbia mattutina.

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L’INTERVISTA

“Non solo uomini in armeria”

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Il cliente tipo di un’armeria? Sfatiamo il pregiudizio che sia solo uomo e di una certa età. Ad assicurarlo è Marco Squillantini, titolare di uno dei pochi punti vendita rimasti a Firenze, nel viale dei Mille. “Per quel che riguarda la caccia, c’è anche una quarantina di donne tra i miei clienti, per il tiro un po’ meno, la stragrande maggioranza rimane maschile”.

Che cosa si vende di più?
Il settore venatorio è sempre quello trainante, anche se come sport è in calo. Dopo il boom degli anni ’70, quando in Italia si registravano 2 milioni di cacciatori, la tendenza si è sgonfiata. Ma anche se i cacciatori diminuiscono, diventano sempre più specializzati, informati, attenti. Un tempo c’era più improvvisazione, adesso si tratta di veri appassionati, disposti anche a spendere di più.

Chi compra maggiormente?
La caccia è una passione interclassista e intergenerazionale, anche se non è delle più economiche. La fascia di età è delle più ampie, si va dai 20 agli 80 anni.

Quanto si spende per un equipaggiamento completo?
Per l’abbigliamento dalla testa ai piedi come minimo siamo sui mille euro, ma si può spendere 700 euro anche solo per una giacca supertecnologica. Per il fucile dai 1000 euro in su, ma si può arrivare a 10-15mila, o perfino al doppio, se il cliente richiede qualcosa di particolare. Ho visto incisioni che da sole costavano 15mila euro, armi per cui c’era una lista d’attesa di 4-5 anni. Ma con 500-600 euro si può comprare un ottimo fucile usato. Per quel che riguarda le pistole i prezzi oscillano attorno alle stesse cifre. In ogni caso si tratta di investimenti che durano negli anni, non si fanno tutti i giorni.

E allora come mai il negozio è sempre pieno?
Perché è rimasto un punto di aggregazione, uno dei pochi punti di incontro per gli appassionati e gli amanti della caccia e del tiro. Sono in molti a frequentare assiduamente il negozio, vengono anche solo per fare due chiacchiere. L’orario di punta è verso le 6 e mezzo del pomeriggio.

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