domenica, 15 Dicembre 2024
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Elezioni Firenze, intervista a Ubaldo Bocci

Tre domande ai candidati sindaco per conoscere priorità, programma e idee di ciascuno. Ecco come ha risposto Ubaldo Bocci, candidato della coalizione di centrodestra

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Intervista a Ubaldo Bocci, candidato sindaco della coalizione di centrodestra alle elezioni amministrative di Firenze.

L’intervista è stata pubblicata sul mensile Il Reporter di maggio 2019: tre domande ai nove candidati sindaco alle elezioni amministrative di Firenze. Per conoscere priorità, programmi, idee: nove modi diversi di immaginare la Firenze dei prossimi cinque anni.

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Perché pensa di poter essere il sindaco giusto per Firenze?

Credo che oggi Firenze abbia un bisogno vitale: quello di voltare pagina rispetto a un sistema di potere che si perpetua da decenni. Chiunque sia onesto intellettualmente sa che
esiste una cappa di conformismo e di interessi intrecciati che ha imbrigliato la città. L’unico modo per farla ripartire è introdurre anche qui il sale della democrazia: l’alternanza. Aria nuova a Palazzo Vecchio, per costruire la Firenze del domani.

Elezioni Firenze, intervista a Ubaldo Bocci

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Tre priorità per la città

Anzitutto la sicurezza, che non è un punto tra i tanti del programma, ma la precondizione di qualunque attività amministrativa. Istituiremo l’assessorato alla Sicurezza con le deleghe e le risorse necessarie e lanceremo una grande operazione Firenze Sicura. Poi la lotta al degrado urbano e la riqualificazione dei quartieri, anche destinando i locali comunali abbandonati all’ospitalità di startup, studi di giovani professionisti, artigianato d’eccellenza. Infine, la conversione delle grandi masse del turismo mordi e fuggi in quel turismo di qualità e dall’alta capacità di spesa che Firenze merita.

Elezioni Firenze, intervista a Ubaldo Bocci

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Quale Firenze si immagina di lasciare al termine del mandato?

Una Firenze restituita ai fiorentini, alla loro storia, ai loro infiniti talenti, alle loro esigenze quotidiane. Chi ha governato la città ultimamente si è segnalato per quella che io chiamo sindrome di piazza della Signoria: l’attenzione esclusiva a un ristrettissimo salotto, e la rinuncia a portare avanti lo sviluppo della città. Ecco, mi piacerebbe lasciare una Firenze rinata come comunità integrale.

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