mercoledì, 11 Dicembre 2024
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Evasione fiscale, anche i ”Compro Oro” nel mirino delle fiamme gialle

Nel mirino della Guardia di Finanza questa volta, sono finiti i ''Compro Oro''. Iva non versata per 2,9 milioni di euro dai negozi di ''compra - vendita'' di oro controllati.

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A finire nel mirino della Guardia di Finanza questa volta sono stati negozi ”Compro Oro”. Dai controlli è risultata Iva non versata per 2,9 milioni di euro e ricavi non contabilizzati per 630mila euro.

I CONTROLLI. Nell’ambito di un progetto nazionale disposto dal Nucleo speciale entrate della Guardia di Finanza nel settore dei “compro oro”, le fiamme gialle di fiorentine hanno constatato che, nei tre ”compro oro” di Firenze e in quello di Campi Bisenzio controllati, non è stata versata l’Iva per un valore di 2,9 milioni di euro e ricavi non contabilizzati per 630mila euro. Nei ”compro oro”, quelle attività che acquistano e vendono oggetti preziosi usati, l’evasione è stata realizzata grazie alla fruizione (indebita) di un regime fiscale Iva agevolato.

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EVASIONE. Le attività controllate hanno evaso l’Iva facendo figurare come cessioni di “rottami d’oro” quelle che in realtà erano cessioni di oggetti di gioielleria e di oreficeria d’oro “usati”. L’evasione fiscale è stata compiuta proprio giocando su questa differenza, per la quale è previsto un diverso regime fiscale d’Iva.

COMPRO ORO. I negozi “compro oro” possono unicamente acquistare oggetti preziosi nuovi, usati o “avariati”, per poi rivenderli al pubblico, a fonderie o altri operatori. È vietato, per loro, acquistare “oro da gioielleria”, sia usato che avariato, e cederlo dopo averlo fuso e/o lavorato. Per quest’ultima attività è necessaria la comunicazione alla Banca d’Italia e l’iscrizione in apposito albo di operatori professionali.

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LE DUE ATTIVITA’. La distinzione tra le due attività è molto importante per determinare un differente regime fiscale d’Iva, in quanto nel caso di cessione di gioielli usati d’oro, si applica la così detta Iva sul “margine”, cioè sulla differenza tra il prezzo d’acquisto e quello di vendita, nella misura del 20%. Non avendo agito in questo modo le imprese verificate hanno dichiarato e versato un’imposta Iva inferiore a quella dovuta. Le operazioni di violazione della normativa Iva, vanno da poche decine di euro ad oltre centinaia di euro. In un caso specifico, in un solo mese, sono state realizzate vendite di oltre 300mila euro.

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