Il “caso della poltrona” di Palazzo Vecchio (trattasi della nuova sedia destinata all’ufficio del sindaco Matteo Renzi in Sala Clemente VII, di un valore di oltre duemila euro, comprata dall’ufficio comunale insieme ad altri arredi) è nato ieri pomeriggio, attraverso un’interrogazione del consigliere del PdL Giovanni Donzelli.
Dopo aver consultato il preventivo, Donzelli, “ricordato che il corrispettivo speso dal Sindaco per la poltrona destinata al proprio ufficio corrisponde mediamente a due mesi di stipendio di un suo coetaneo“, ha chiesto a Renzi “quanto possa essere comoda una sedia da 2.201 euro; se è stato ispirato dalla sindrome del megadirettore galattico di fantozziana memoria nella scelta della suddetta poltrona; e se non reputa che una spesa simile per la propria seduta in ufficio, fatta con i soldi dei fiorentini, non incrementi ulteriormente il distacco tra i cittadini e le istituzioni e che un atteggiamento più sobrio potrebbe invece essere più consono al Sindaco della città di Firenze”.
LA REPLICA. Immediata la risposta del sindaco Renzi. “Anche un orologio rotto due volte al giorno segna l’ora giusta. Per tutta la campagna elettorale Giovanni Donzelli mi ha rivolto accuse false e senza senso su presunti sprechi dell’amministrazione provinciale. Ma questa volta ha ragione e credo giusto che quando un consigliere di opposizione pone un problema reale il sindaco si faccia carico delle sue ragioni”, ha spiegato il primo cittadino.
“Quando ho visto l’interrogazione quasi non ci credevo – sottolinea Renzi -: mi pareva una cosa davvero sproporzionata che una normale poltrona da ufficio potesse costare 2 mila euro. Per questo motivo ho chiesto al direttore del servizio acquisti una relazione tecnica sui criteri e sulle modalità degli acquisti del Comune e contemporaneamente ho invitato formalmente gli uffici a restituire la sedia alla ditta che ce l’ha fornita dal momento che ancora non è stata pagata”.