venerdì, 26 Aprile 2024
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Il senso di un albero

Qua nell’Appio Latino, il quartiere di Roma dove vivo, c’è un bel parco chiamato la Caffarella. In realtà non è un vero e proprio parco, è un pezzo di campagna risparmiato dal cemento, è come se a Firenze diventasse parco la campagna che si estende tra la collina di Bellosguardo e quella di Marignolle.

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Recingeva la pianta con gli avambracci, teneva la gota sul legno del tronco, rimaneva immobile per circa un minuto e poi passava al successivo. Incuriosito mi fermai ad osservarlo: era un vecchio, vestito col toni, il volto magro, i capelli cinerei,  radi; il fisico asciutto e schietto.

Lui non si accorse di me e continuò il suo giro, verso un altro albero, verso un altro abbraccio. Per pudore non gli chiesi niente, ma tanta era la curiosità… e tanta era la pace che mi trasmetteva con quegli abbracci. Poi sparì, verso l’uscita. Ho letto che a Firenze si procederà nel piantare circa 500 nuovi alberi: frassini, tigli e olmi. Mi sembra cosa buona: da render regola e non eccezione, punto di partenza e non di arrivo.

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Ogni albero non è solo bello a vedersi, ma è foriero di senso e di vita. Forse perché, come recita un antico proverbio cinese: se vuoi essere immortale… o fai un figlio, o scrivi un libro o pianti un albero. Con 500 nuovi alberi per le vie di Firenze, probabilmente l’immortalità della città e dei suoi cittadini è di qualche passo più vicina.

*scrittore

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