sabato, 27 Aprile 2024
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Rossi ”Tagliare a fette la Concordia, mi sembra un’operazione rischiosa”

Affettare il relitto per poi procedere con la rimozione, sembra essere l'idea più ragionevole tra le proposte ricevute dalle dieci compagnie di tutto il mondo che partecipano alla gara per il recupero. Ma alcune idee sono state riprese da una storia di Paperino e da un racconto di Arthur Clark.

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Tra le proposte ricevute dalle dieci compagnie di tutto il mondo che partecipano alla gara per la rimozione del relitto, fare a fette il relitto della Concordia per poi procedere con la rimozione, sembra essere ”La soluzione che da più garanzie” per gli esperti al sito di Scientific American. Ma non è la soluzione migliore e a minor impatto ambientale per il presidente Enrico Rossi.

AFFETTARE LA NAVE. Tra le ipotesi per il recupero del relitto della Concordia, quella che da più garanzie è che la nave venga affettata in parti più piccole. Ad affermarlo sono alcuni esperti al sito di Scientific American. Se venisse scelta questa soluzione, la nave verrebbe affettata in pezzi da 200-300 tonnellate e i detriti aspirati con magneti di tre metri di diametro ”Questo potrebbe essere fatto in sei mesi – spiega Mike Lacey, segretario dell’International Salvage Union, l’associazione delle società di recupero – sarebbe inutile cercare di recuperare il relitto per rimetterlo in mare, nessuno vorrebbe più viaggiarci”.

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IL PRESIDENTE ROSSI. “Sono e sarò contrario ad ogni soluzione che non garantisca le necessarie tutele all’ambiente”, ha affermato il presidente Enrico Rossi relativamente alle ipotesi di rimozione della Costa Concordia per “tronconi”. “Condivido le preoccupazioni del sindaco dell’isola del Giglio, Sergio Ortelli – prosegue il presidente – Le ipotesi di recupero del Costa Concordia di cui si parla non mi convincono, le considero devastanti e di forte impatto ambientale sia in mare che a terra. Tagliare a fette una nave da crociera grande due volte il Titanic mi sembra una operazione rischiosa per l’equilibrio dell’ambiente nel suo complesso”.

RISOLLEVARE LA NAVE. L’ipotesi più indicata invece per risollevare la Concordia, è l’utilizzo di palloni collocati sotto la nave che, una volta gonfiati, dovrebbero raddrizzarla: ”Tutti parlano dei palloni ma non ne esistono di così grandi per fare il lavoro da soli – spiega l’esperto – potranno sicuramente aiutare ma dovranno essere affiancati da qualche altra cosa”.

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LA GRU. Un’altra possibilità, è l’uso di una serie di gru che raddrizzino la nave e la tengano ferma. Una volta stabilizzata, si potrebbe procedere con la rimozione dell’acqua dal suo interno e con la riparazione delle falle, ma anche in questo caso le dimensioni sono così grandi da far dubitare della fattibilità. Ricordiamo che la Concordia è il doppio del Titanic.

LE PALLINE. Altre compagnie hanno proposto invece di usare milioni di palline di polistirene riempite d’aria e piazzate all’interno della nave per farla riemergere. Questa soluzione è stata provata in Kuwait e in Islanda, un’idea suggerita curiosamente già in una storia di Paperino del 1949 e in un racconto di Arthur Clark. ”Ma ci sono molti problemi – spiega Lacey – anche perchè le palline non sono controllabili, si disperdono in mare e sono difficili da ripulire”. L’unica cosa certa, ad oggi, è che le operazioni di recupero del relitto, qualsiasi soluzione venga scelta, potranno cominciare solo una volta che tutto il carburante sarà pompato fuori dalla ”pancia” della nave.

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RIDURRE L’IMPATTO AMBIENTALE. “Stamani mi sono sentito con il prefetto Gabrielli – conclude Rossi – che mi ha confermato la sua preferenza per soluzioni che riducano al massimo l’impatto sull’ambiente, a partire ovviamente dalla rimozione integrale del relitto. La decisione sarà presa entro il mese di marzo. Avremo così modo di esaminare modalità e tempistica delle varie ipotesi,  di valutarle insieme alle istituzioni locali e ai gigliesi per scegliere la soluzione più sicura e compatibile”.

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