venerdì, 19 Aprile 2024
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Ogni (cosa) lasciata è persa

La gente perde di tutto. E’ un dato di fatto. Sbadataggine, non curanza, poca accortezza o la mano lunga di qualche ladruncolo di passaggio. A ma è capitato decine di volte.

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E’ tutta la vita che mia madre mi rimprovera per la testa tra le nuvole. Una volta, di passaggio alle due di notte dall’aeroporto di Vienna, mi sfilai dal dito un anellino di poco valore, ma nuovo di zecca, per sciacquarmi le mani in una toilette.

Come ogni distratto che si rispetti – che mentre fa una cosa sta già pensando a quella successiva – passai il gate e pochi istanti dopo mi resi conto di non averlo più al dito. Pregai in ginocchio la donnona bionda che controllava i passaporti perché mi permettesse di tornare indietro. Feci una corsa, ma il mio anello non c’era già più. Ora, quante persone ci saranno state alle due di notte all’aeroporto di Vienna? Dieci? Forse undici.

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Ecco, proprio quell’undicesima mi aveva fregato l’anellino appena comprato, sul quale c’era inciso a caratteri piccoli piccoli un articolo della Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Altro che diritti! Bisognerebbe stampare i doveri di ciascun cittadino a caratteri cubitali. E invece no. Anche nella civilissima Vienna, un oggetto trovato era diventato automaticamente proprietà di chi se l’era visto casualmente sotto il naso.

E siamo talmente abituati a pensare che tutto ciò che smarriamo sia perduto per sempre, che spesso ci dimentichiamo dell’esistenza della buona fede e della gentilezza di qualcuno. Chissà che dopotutto quell’anellino non sia andato a finire in un ordinatissimo ufficio oggetti smarriti asburgico. Chissà.

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