Su invito del CNR/Ibimet/Fondazione per il Clima e la Sostenibilità attraverso il progetto “Tessile e sostenibilità” il maestro Capucci ha raccolto la sfida di sperimentare un tessuto per lui assolutamente inusuale come il panno di casentino arricchendolo, attraverso la tecnica della plissettatura, di una plasticità completamente nuova ed inaspettata.
Per l’occasione realizzerà un cappotto da gran sera utilizzando 32 metri di tessuto ‘casentino’ nei colori rosso e arancio e si avvarrà della collaborazione di Marco Viviani dell’Atelier Milady, il “mago della plissettatura su stoffe inusuali e difficili” come dichiarato dallo stesso Capucci.
Il prototipo, con il relativo figurino a colori, sarà in mostra durante i tre giorni di “Artigianato e Palazzo” per poi essere esposto al Museo della Fondazione Roberto Capucci che ha la sua sede nella Villa Bardini di Firenze.
Coinvolgere un grande stilista nel progetto “Tessile e sostenibilità” – avviato da qualche anno dal CNR/ Ibimet/Fondazione per il Clima e la Sostenibilità con studi agronomici per la valutazione del terreno e delle coltivazioni di fibre e coloranti e con analisi tecniche e con accurate prove ecologiche e biologiche – nasce dall’esigenza di promuovere e far conoscere i tessuti naturali del nostro territorio, un prodotto con una reale garanzia di rintracciabilità della materia prima come delle modalità che hanno portato alla sua fabbricazione.
Il progetto vede uniti alcuni produttori in rappresentanza delle varie fasi di lavorazione artigianale di un prodotto tessile: dalla raccolta della materia prima fino ad arrivare alla confezione del capo. Partendo dall’assunto di una sostenibilità possibile delle produzioni, del rispetto dell’ambiente e della salvaguardia del saper fare, questa “micro-filiera” di settore prende avvio dal settore agricolo e ripropone fibre naturali tradizionali del settore toscano, come la lana, il cotone, il lino e la canapa, ma anche fibre meno convenzionali e ancora in fase di sperimentazione, come la ginestra e l’ortica. Passa poi nelle filande dove viene trasformata in filo e quindi in pezza, mediante l’uso di antichi telai. Nascono così i tessuti tipici toscani, tra cui appunto il panno “casentino” che viene ora messo nella sapienti mani del maestro Capucci, chiudendo un cerchio: mani che raccolgono, mani che filano, mani che cuciono. L’arte del saper fare si sposa con il prodotto tipico in sinergia con l’ambiente naturale, dando così vita al tessile sostenibile.
Roberto Capucci ad “Artigianato & Palazzo”
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